Israele brucia per il terzo giorno consecutivo. Incendi dolosi, dicono le autorità. E “ogni incendio doloso o anche incitare a fare incendi è un atto di terrorismo” dichiara il premier Benyamin Netanyahu. Sono circa 60mila le persone alle quali solo ad Haifa e sobborghi è stato ordinato di abbandonare le case ed è stata evacuata anche l’università. Secondo la tv Canale 2, 7mila abitazioni della zona di Haifa sono senza elettricità. Nel frattempo, secondo le stesse fonti, sono almeno una sessantina le persone in cura dai servizi di pronto soccorso. “Fronteggiamo un terrorismo dei piromani – aggiunge Netanyahu – Chi cerca di bruciare la terra di Israele sarà punito con la massima durezza”. Il ministro per la sicurezza Gilad Erdan ha anche spiegato che sono state fermate alcune persone.

Secondo l’ipotesi del capo della polizia israeliana Roni Alsheich potrebbe essere un attacco organizzato e dal carattere nazionalistico. Nelle indagini è sceso in campo lo Shin Bet (il servizio sicurezza interno) confermando di essere all’opera per accertare la natura degli incendi che sono divampati in tutto il paese. “Un disastro nazionale” lo definisce alla Radio Militare il sindaco di Haifa Yona Yahav.

A agevolare l’azione dei piromani venti forti e una siccità prolungata. Tra le zone più colpite ci sono quella intorno a Gerusalemme, nel nord (Haifa e dintorni) e anche nel centro del Paese vicino Modiin dopo lo sgombero del villaggio di Neve Shalom. Le fiamme sono divampate anche in Cisgiordania: vicino all’insediamento ebraico di Talmon la situazione è critica. Già ieri Netanyahu ha chiesto aiuto e all’appello hanno risposto fino a ora Grecia, Croazia, Cipro, Italia e Turchia. L’appello è per l’invio di aerei per aiutare nello spegnimento delle fiamme e oggi ha telefonato al presidente russo Putin invocando soccorso per una situazione oramai critica. La Russia ha promesso di inviare subito due aerei antincendi.

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