Ci sono scuole che mandano i ragazzi a lavorare da McDonald’s e istituti che scelgono le ville venete e il patriarcato di Venezia sottoscrivendo persino un patto con le organizzazioni sindacali e istituendo un osservatorio sui percorsi di alternanza scuola-lavoro obbligatori per gli studenti delle scuole secondarie superiori con la Legge 107. Dopo le accese polemiche nate a seguito dell’accordo tra il ministero dell’Istruzione e il colosso americano che ha aperto le porte di 500 locali per dare ospitalità a 10mila percorsi, a richiamare la coerenza con i piani formativi delle scuole è la dirigente dell’ufficio scolastico regionale Daniela Beltrame che in occasione della conferenza stampa di presentazione della ventiseiesima edizione di “Job&Orienta” ha chiarito i termini della questione. La Beltrame non ha fatto nomi e cognomi ma allo stato attuale in Veneto non c’è un solo studente che sta imparando un lavoro tra double cheeseburger e chicken country.

“In Veneto – spiega la dirigente del Miur –  si è cercato di rispondere alle diverse esigenze di tutte le scuole superiori, sottoscrivendo protocolli d’intesa con la Regione, le Ville Venete, i musei, la Fondazione di Venezia, i centri servizi volontariato, il patriarcato di Venezia, oltre che le associazioni di categoria, le parti sociali e Unioncamere. Tutto ciò al fine di offrire alle scuole un ventaglio di proposte il più coerente possibile con l’indirizzo di studi e con il profilo educativo culturale professionale dello studente. La qualità del percorso, come si evince dalla guida operativa del Miur è data dalla coerenza del percorso di studi con l’attività di apprendimento che si realizza presso la struttura ospitante”.

Beltrame non vuole entrare in polemica con i vertici romani e con McDonald’s ma le sue parole sono chiare: “La varietà dei protocolli sottoscritti a livello nazionale e regionale consentirà alle scuole venete di scegliere, tra una vasta gamma di enti pubblici, privati o del terzo settore. La coerenza è una scelta della scuola. Non so cosa accade nel resto d’Italia. Le scuole sono autonome, hanno una vasta gamma di opzioni ma in Veneto come garanzia il protocollo d’intesa è stato firmato anche con i Confederali. Ciò assicura la coerenza. I sindacati hanno chiesto un osservatorio regionale sull’alternanza e lo faremo. Dobbiamo dare ai ragazzi l’idea di un lavoro bello, dove c’è un’etica”.

Intanto la polemica sull’accordo siglato tra il ministero dell’Istruzione e il fast food non cessa: nei giorni scorsi da Milano a Palermo l’Unione degli studenti ha organizzato in diverse città dei flash mob con volantinaggi e striscioni domandando “un’alternanza scuola-lavoro di qualità” e chiedendo al ministro Stefania Giannini “come possa essere utile per la formazione un’esperienza lavorativa in una multinazionale colpevole di sfruttamento, deforestazione, disastri ambientali e obesità”. Dall’altra parte McDonald’s non fa un passo indietro: “Abbiamo aderito al progetto alternanza scuola-lavoro confermando il nostro impegno nei confronti dei giovani e la nostra vocazione come facilitatori all’ingresso nel mondo del lavoro. Da sempre – ha spiegato Tommaso Valle, direttore della comunicazione di McDonald’s Italia in occasione della presentazione dell’indagine “Giovani e soft skill tra scuola e lavoro” commissionata dalla società all’Osservatorio dell’Istituto Toniolo –  siamo un punto di riferimento per i giovani come luogo per il tempo libero, speriamo di diventarlo anche per la loro crescita professionale”.

Articolo Precedente

“Un sacco pieno di permessi di soggiorno”, la filastrocca di Babbo Natale fa scoppiare la polemica

next
Articolo Successivo

Terremoti e politica, cosa pensano i ragazzi

next