“La riforma non serve a tagliare le poltrone“, ma è utile al Paese e nei contenuti “simile a quelle precedenti, compresa quella di Berlusconi“. Una campagna che definisce letteralmente “aberrante“, al termine della quale comunque non si voterà pro o contro il governo Renzi, per il quale il giudizio delle urne è rimandato, al momento, al 2018. Parole del presidente emerito Giorgio Napolitano nella registrazione di Porta a Porta. Frasi che in parte cozzano coi risparmi magnificati da Renzi come biglietto da visita per il “Sì” ma fanno parte di un più corposo “assist” in suo favore, a meno di due settimane dal voto del 4 dicembre. L’intervista integrale, che sarà trasmessa stasera alle 23.30, è un endorsement per la verità scontato ma comunque di peso, soprattutto con la campagna agli sgoccioli e sondaggi di misura sfavorevoli al partito del referendum. Non a caso, finisce per strizzare l’occhio agli elettori di centrodestra.

VOTO NEL 2018 – La premessa è che “Non si vota pro o contro questo governo. Si vota quello che è scritto nella legge. L’occasione per giudicare Renzi ci sarà con le prossime elezioni che al momento si terranno nel 2018“. E aggiunge, sul punto, che quella sul referendum “è diventata una sfida largamente aberrante“. Su cosa? Napolitano insiste che l’oggetto del referendum non è l’esecutivo di Renzi, che egli stesso ha incaricato. “Non si vota né per questo governo né contro, ma su quello che è scritto nella legge: limitare i dl, non fare con leggerezza fiducia e maxiemendamenti in uno spirito in cui il potere del Parlamento si rafforza e con esso la democrazia. Si vota su quello, non sulle motivazioni di Renzi”, sostiene.

I PADRI RICOSTITUENTI – “Io – rileva Napolitano – mi sono speso moltissimo da presidente della Repubblica in termini rispettosi delle mie prerogative nell’interesse del Paese. Vi trasmetto il mio messaggio: in serena coscienza ed in coerenza con le mie posizioni voterò sì” al referendum. Sì perché “con questa riforma non si fanno miracoli ma si fanno passi avanti“. In particolare è “funzionale alla democrazia che i poteri locali possano essere rappresentati ai vertici delle istituzioni. Oggi – aggiunge – non c’è quasi più in Europa un Senato che sia eletto dalla totalità degli aventi diritto al voto”. Una riforma che, per Napolitano, “nel suo contenuto ha molti punti simili a quelle precedenti, compresa quella di Berlusconi“. Che all’epoca, però, il centrosinistra aveva duramente avversato.

ITALICUM – Napolitano parla anche dell’Italicum. “Rispetto a quando fu approvato è molto cambiato il contesto politico: ci sono tre raggruppamenti in gara” e in tre si spartirebbero il cento per cento dei voti e al ballottaggio chi prendesse anche solo il 29 per cento, rispetto al concorrente, “avrebbe una tale prevalenza che non va bene per nessun partito”. “Da parte del Partito democratico – ha aggiunto- è stato annunciato un cambiamento e io sono favorevole a questo cambiamento”.

RISCHIO SPREAD – Il pallino è fermo sul 4 dicembre, una data che per Napolitano si carica di significati e incognite. Come altri prima di lui, l’ex presidente della Repubblica parla del rischio di ripercussioni sui mercati internazionali qualora prevalesse il voto contrario alla riforma del governo, rischio agitato in ultimo da un articolo sul Financial Times (ma negato da altri quotidiani finanziari internazionali): “I rischi di crisi finanziaria ci sono sempre – ha detto Napolitano – in questa fase, possono anche accrescersi come conseguenza di eventi internazionali che conosciamo. Non vorremmo vedere elevarsi il famoso spread, dobbiamo stare molto attenti, comunque vada il referendum”.

TRUMP – Aberrante non è solo il referendum. Vale anche per quanto avviene fuori dei confini nazionali, con l’avanzata di movimenti xenofobi e l’affermazione di Trump negli Usa. Sul nuovo Presidente, Napolitano dice: “Ho seguito la campagna elettorale dove ha detto cose aberranti, poi, cosa sarà da presidente, è difficile dirlo, anche se le prime nomine hanno visto una tendenza su posizioni radicali, anche rispetto al suo partito repubblicano. Poi speriamo che rispetto all’Ue prevalgano posizioni equilibrate”.

EUROPA – Infine l’equilibrio dentro la Ue. “Abbiamo grandi potenzialità. Non c’è una condanna al declino ed all’emarginazione dell’Italia e dell’Europa ma le prove saranno molto dure e bisogna trovare convergenze su obiettivi comuni anche stando su posizioni diverse”.

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