Chiuso per le attività di monitoraggio dell’Etna e di ricerca sui vulcani, aperto per una mostra di vini locali. E’ decisamente singolare l’uso che l’Istituto di geofisica e vulcanologia (Ingv) diretto da Carlo Doglioni riserva a uno dei propri centri più delicati e importanti, la punta di diamante per lo studio dei vulcani in Italia, in Europa e nel Mediterraneo: l’Osservatorio Etneo costruito una quarantina di anni fa dal Cnr (Centro nazionale delle ricerche) a 2.813 metri d’altezza a Pizzi Deneri, nel comune di Linguaglossa in provincia di Catania. Dopo essere rimasto sbarrato per due mesi dalla fine di settembre per consentire lavori di ristrutturazione, tra l’altro insufficienti rispetto alle necessità, l’Osservatorio è stato riaperto a metà novembre con un’iniziativa singolare: una rassegna di vini con conseguente vendita al pubblico di uno stock di bottiglie di una rinomata azienda della zona, i vini Calcagno.

Negli stessi giorni del terremoto del Centro Italia, l’iniziativa dei vini dell’Etna è stata propagandata dagli organizzatori, la sezione Ingv di Catania, 120 tra ricercatori e impiegati, una delle più grandi di tutto l’Istituto nazionale di geofisica, come l’eccellente punto di arrivo di un progetto sperimentale di valenza addirittura mondiale. Il progetto è durato un anno ed è consistito in questo: sistemare un bel po’ di cassette di vino Calcagno nei locali dell’Osservatorio per vedere a quell’altezza l’effetto che fa. Secondo quanto dichiarato dagli organizzatori, grazie a questo sistema il vino è stato ‘affinato’ e come tale è stato messo in vendita, presumibilmente partendo dal presupposto che l”affinamento’ ne abbia migliorato la qualità. Le vendite sono state effettuate tramite un’asta e il ricavato sarà destinato all’Ingv, “collaboratore del progetto, alla ricerca sul sisma e all’acquisto di specifici macchinari dedicati al monitoraggio e sorveglianza vulcanica”.

Chissà se quei soldi andranno anche alla ristrutturazione dell’Osservatorio Etneo che ne ha davvero bisogno perché ridotto assai male. E’ molto probabile che gli incassi non siano però così sostanziosi da poter sostituire i finanziamenti indirizzati fino a qualche tempo fa all’Osservatorio stesso perché fosse riportato all’onor del mondo e che purtroppo sono evaporati nel nulla. E anche questa è una storia assai sorprendente. L’ex direttore dell’Ingv di Catania, Domenico Patanè, era riuscito a far confluire sul centro etneo una bella somma, 1 milione e 150 mila euro di fondi Pon-Programmi operativi nazionali finanziati dall’Unione Europea. Erano stati avviati i lavori che però nel frattempo sono stati bloccati. E’ successo che Patanè è stato sostituito tre anni fa e il suo posto è stato preso da Eugenio Privitera.

Il nuovo direttore ha in pratica rinunciato alla ristrutturazione a fondo dell’Osservatorio limitandosi ad avviare opere di piccola manutenzione del valore di appena 80mila euro, un intervento veloce di un paio di mesi, considerato assolutamente insufficiente rispetto alle esigenze. Il grosso del finanziamento Pon nel frattempo è svanito e l’ex direttore Patanè ancora non sa capacitarsi come sia potuto succedere: “Quei soldi sono andati in fumo” dichiara a ilfattoquotidiano.it: “Per l’Osservatorio sono necessari lavori grossi e urgenti, ma il treno è stato perso e non so se e quando ripasserà”. La stessa sorte è toccata alla sede di Catania dell’Ingv, un bel palazzo nel centro della città che però ha il difetto di non essere a norma da un punto di vista sismico. Anche in questo caso i lavori programmati a suo tempo sono finiti in un nulla di fatto. Sul giornale on line Il Foglietto della Ricerca il coordinatore nazionale del sindacato Usi-Ricerca/Ingv, Giuseppe Falzone, ha sbertucciato l’operazione “affinamento del vino in quota” domandandosi perché tra tutte le aziende produttrici di vino della zona, l'”esperimento” abbia riguardato solo i vini Calcagno e come sia stato possibile adibire per un anno intero locali pubblici come quelli dell’Osservatorio Etneo allo stoccaggio di cassette di vino. Secondo Falzone l’urgenza di interventi seri di ristrutturazione dell’Osservatorio sarebbe imposta anche dalle necessità di eliminare la presenza di amianto. E’ stata avanzata infatti l’ipotesi che fibre di amianto siano state “largamente utilizzate per la coibentazione delle cupole dell’osservatorio all’epoca della sua originaria costruzione”.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
“In riferimento all’articolo, si comunica che l’Amministrazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sta effettuando gli opportuni approfondimenti del caso, in quanto l’intero iter istruttorio e la convenzione relativa furono compiuti nel 2015 quando l’INGV aveva una dirigenza diversa; gli attuali vertici dell’ente non possono essere in alcun modo chiamati in causa”.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO/2
“Gentile Direttore,
in riferimento all’articolo de quo e al successivo commento da parte della definitasi attuale ‘dirigenza’ e/o ‘Amministrazione’ dell’INGV, si comunica che l’odierno Direttore dell’Osservatorio Etneo- Sezione di Catania stesso INGV, Dr. Eugenio Privitera, smentisce categoricamente ogni illazione e/o ombra proiettata sulla sua attività in tale veste, riservando ogni azione a sua tutela in tutte le sedi competenti, limitandosi a precisare sinteticamente che la mancata ristrutturazione dell’immobile di cui si controverte non è al medesimo addebitabile, essendo ciò stato concertato con i pregressi vertici amministrativi; nessuna vendita di vini è ancora occorsa ma di certo non assume rilievo essendo dedicato ad essa uno spazio di uno scarso metro quadro, assolutamente inidoneo ad arrecar nocumento alle attività d’Osservatorio; ma soprattutto i fondi che si sostengono andati in fumo sono assolutamente rendicontati ed utilizzati per attrezzature fondamentali per la complessa attività sottostante al preoccupante fenomeno vulcanologico di cui in particolare si occupa, per ragioni logistiche comprensibili anche ai non addetti, in particolare Catania data la sua sempre attiva Etna.’
Distinti saluti
Dr. Eugenio Privitera

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