Renzi ha consegnato l’Italia alla magistratura cominciando con Cantone che è una delle più grandi iatture del nostro Paese”. Stefano Parisi a Torino comincia con un pesante affondo la prima tappa del tour per lanciare il suo movimento ‘Energie per l’Italia‘. “Chi è questo signore? Dov’è la sua struttura istituzionale?” si chiede Parisi, criticando l’Autorità Nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone.

“Non è un’istituzione prevista dal nostro ordinamento (in realtà è stato istituita dalla legge anticorruzione 190 del 2012 sulla base della preesitente Civit, la Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche, ndr) e sta generando molta confusione all’interno delle amministrazioni pubbliche – ha continuato l’ex candidato sindaco di Milano –  amministrazioni che sono ulteriormente paralizzate, già soffrendo per una normativa e un’organizzazione molto burocratica”.

Poi ha concluso il suo attacco all’Anac, definendola un sistema di controllo “inefficace“, che “non riesce ad arrivare a fondo del problema” perché “la corruzione si risolve avendo persone oneste che fanno politica e sistemi di controllo efficaci, non di questo tipo”. Già a settembre Parisi aveva attaccato Cantone e la sua carica: “La nomina viene dal presidente del Consiglio quindi non so che imparzialità abbia”.

“Ho letto le dichiarazioni del signor Stefano Parisi, che già in altre occasioni aveva sollevato critiche sull’Autorità anticorruzione e sulla mia persona”, ha repicato Cantone. “Come già fatto in precedenza, non intendo rispondere alle tanto generiche quanto infondate affermazioni del consigliere comunale di Milano. Se vuole sapere chi sono – ha aggiunto il presidente dell’Autorità anticorruzione – può guardare il mio curriculum vitae che è pubblicato, come prevede la legge, sul sito dell’Anac”. E ancora, “se vuole conoscere la fondatezza della mia legittimazione istituzionale può consultare le decisioni di Camera e Senato, che all’unanimità hanno votato la mia nomina a presidente di un’Autorità prevista da una legge approvata a larghissima maggioranza da tutto il Parlamento e derivazione diretta di convenzioni internazionali”.

Parisi ha poi elogiato la corsa di Donald Trump alla Casa Bianca. Un modo per parlare anche della leadership nel centrodestra. “La lezione americana è importante non tanto perché c’è un Trump italiano: Trump ha lavorato nella vita, ha generato ricchezza, ha esperienza, solidità e storia, non uno che nasce in consiglio comunale e ha fatto solo quello”. Un messaggio implicito mandato da Parisi al leader della Lega Nord Matteo Salvini, che già si è proposto come futuro candidato premier. “Mi pare – ha aggiunto senza citare mai il rivale interno – che con Trump ci sia una certa distanza”.

Non è la prima volta che Stefano Parisi, manager sceso in politica per le ultime amministrative di Milano, vinte dal candidato di centrosinistra Giuseppe Sala, si lancia in controverse prese di posizione in fatto di legalità. In campagna elettorale attaccò la Commissione comunale antimafia milanese, bollandola come inutile perché le cosche a suo dire si combattono “con un intervento deciso delle forze dell’ordine”. Liquidando così in un una battuta qualche decennio di prese di posizione – dal generale dalla Chiesa a Falcone fino a diversi magistrati oggi impegnati nelle indagini sulle cosche, al Sud come al Nord – che sottolineavano la scarsa efficacia della repressione poliziesca se non accompagnata da una più ampia battaglia politica e culturale.

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