“La signora riceveva precise indicazioni da Gabriele Volpi o dall’amministratore delegato in carica sulle modalità dei pagamenti da effettuare in ‘nero’ ad atleti, allenatore e collaboratori”. È scritto così nel ricorso al tribunale di Genova. Una causa di lavoro come tante, se non fosse che qui si parla della Pro Recco, la squadra di pallanuoto più forte del mondo. E forse della storia di questo sport. Non solo: il presidente Volpi è il magnate del petrolio nigeriano con un patrimonio di tre miliardi di euro. Un aspirante Berlusconi che vanta amicizie con Giovanni Toti, Matteo Salvini e Gianpiero Fiorani (l’ex furbetto del quartierino). Un uomo che ha progetti immobiliari alle porte del promontorio di Portofino con Flavio Briatore e imprenditori amici del cardinal Tarcisio Bertone.

Partiamo dall’inizio, da quella causa discussa dal Tribunale del Lavoro di Genova. Una tra migliaia, finita con una transazione. Nessuna indagine penale finora ne è seguita (quindi né Volpi, né la Pro Recco sono indagati). Tutto comincia nel 2012 quando R.O., 58 anni, che da tempo lavora per la Pro Recco viene licenziata. E, come spesso accade in questi casi, cerca di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Riferisce episodi particolari: “La signora – è scritto nel ricorso firmato dall’avvocato Teo Tirelli – ha svolto mansioni “non ufficiali” direttamente affidate da Gabriele Volpi… doveva tenere la contabilità non ufficiale, con redazione dei bilanci consuntivi, dei budget non ufficiali e della gestione del cash flow non ufficiale.. ogni mese, dopo aver ricevuto una telefonata dalla Svizzera incontrava persone sconosciute e sempre diverse che le consegnavano denaro contante da impiegare per fare fronte alle spese e agli oneri della società (premi e retrocessioni sulle sponsorizzazioni)”.

Non basta: “R.O. riceveva precise indicazioni sulle modalità dei pagamenti da effettuare in “nero” ad atleti, allenatore e collaboratori”. Accuse da verificare, ma Volpi è un personaggio pubblico nel mondo della finanza e soprattutto dello sport. Affermazioni che nel mondo della pallanuoto non solo nazionale faranno discutere. Basta guardare la classifica del campionato di pallanuoto e il palmares della Pro Recco per capire: 35 vittorie consecutive in campionato, dodici scudetti consecutivi, poi Champions League come se piovesse. Perfino il Grande Slam, cioè le vittorie nazionali e internazionali nello stesso anno. Altro che la Juventus. Nella pallanuoto la Pro Recco è l’equivalente di Barcellona o Real Madrid nel calcio. E poi c’è Gabriele Volpi, tanto schivo quanto ricco. Si parla di un patrimonio di oltre tre miliardi di euro.

Una parabola incredibile: partito da Recco con le tasche quasi vuote, Volpi si lancia nel business della logistica in Nigeria. Fornisce servizi e sicurezza alle grandi compagnie petrolifere. Entra in contatto con i potenti del paese. E gli affari crescono esponenzialmente, fino a raggiungere somme a nove zeri. Il miliardario ligure si lancia nella costruzione di nuovi porti. Ma cominciano ad arrivare le prime grane. Volpi, come scrisse anni fa Il Fatto Quotidiano, era stato sentito dal Senato americano che aveva chiesto spiegazioni dei legami con ex politici nigeriani sospettati di corruzione. Al cuor, però, non si comanda: Volpi soffre di nostalgia o forse è il desiderio dell’emigrato di tornare a casa dopo aver fatto fortuna. Così diventa presidente della Pro Recco, si lancia in imprese immobiliari, diventa azionista di banche liguri. Lo sport, tanto per cominciare: la Pro Recco, ma anche lo Spezia calcio affidato ad Andrea Corradino, avvocato dei potenti spezzini, tra cui l’ex senatore Luigi Grillo. C’è poi la voce di un interessamento per la Sampdoria.

E qui ecco comparire Flavio Briatore. Così pirotecnico, così diverso da Volpi. Eppure tra i due scoppia l’amicizia. Nascono progetti comuni. Soprattutto alle porte del monte di Portofino: dall’ampliamento del porticciolo di Santa Margherita (contestato da Renzo Piano) a resort e impianti sportivi tra Rapallo e Recco. Operazioni magari da attuare attraverso una società anonima lussemburghese (a sua volta controllata da società delle Isole Vergini e di Panama) riconducibile a Volpi, come dichiarò al cronista Angiolino Barreca all’epoca vicino all’imprenditore. Briatore ha più volte annunciato di voler essere della partita. Accanto a loro anche costruttori vicini alla Curia di Genova e al Vaticano, come quel Gianantonio Bandera che restaurò il famoso attico del cardinal Tarcisio Bertone.

Un tipo particolare Volpi. Riservatissimo, ma amico di tanti potenti che si ritrovano alle sue cene. Da Giovanni Toti che durante la campagna elettorale delle regionali vinta nel 2015 va alle partite della Pro Recco dove incontra la rivale Pd Raffaella Paita. Insomma, chiunque vincesse a Volpi andava bene. Poi Matteo Salvini. E anche Gianpiero Fiorani, l’ex furbetto del quartierino delle scalate bancarie 2005, che Volpi recluta come stretto collaboratore: “Siamo amici di vecchia data”, ha sempre detto Fiorani. A Genova nessuno fiata. Come d’abitudine. E non importa che Volpi nel frattempo sia diventato anche secondo azionista della Carige, dopo gli scandali e le inchieste. Siamo intorno al 5 per cento. Argent de poche, spiccioli per Volpi. Ma le polemiche e le inchieste non lo abbandonano: Volpi è indagato dalla procura di Genova per presunti illeciti fiscali proprio nella gestione della Pro Recco. Poi l’inchiesta su un manager svizzero molto vicino a Volpi (che in questo caso non risulta indagato). Vengono sequestrati – e poi restituiti – due jet privati del valore di decine di milioni spesso utilizzati dal patron della Pro Recco. La ricchezza di Volpi si misura in quel grande yacht da sessanta metri. Uno dei più belli del Mediterraneo. Le cronache ricordano di quando a bordo è stato fotografato Lionel Messi. Un altro amico di Volpi, si dice. Quanti amici per un uomo con un volto quasi sconosciuto.

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