Per parafrasare Giampaolo Pansa, scrivo da una connessione che non esiste più. Mi sono trasferito da un paio di mesi in un paesino del centro Italia e ho scelto di abbonarmi a Fastweb per avere la linea telefonica di casa e la connessione Internet. Lo so, non sono il primo su ilfattoquotidiano.it.

In Centro Italia la ditta che fornisce in appalto il servizio tecnici a Fastweb si chiama Sielte. Ecco dunque che si presenta la prima volta un tecnico Sielte dall’accento ternano il quale viene, apre la centralina Telecom dinanzi casa mia (è un palazzo del 2009, super nuovo) e mette su l’espressione che in genere i chirurghi assumono quando devono comunicare un lutto in sala operatoria. Sentenzia: c’è da cambiare il cavetto che va dalla centralina a casa tua. Ah sì? Sì. Quello che c’è, piccolino, pare sia fuori norma e lui, professionista Sielte, non può connettermi con un cavetto fuori norma. Ok, mi lascia, gentilissimo, una ventina di metri di cavotto assai più spesso e mi dice: chiami un elettricista che noi non possiamo montare i cavi. Ah no? No.

Ohibò. Ho l’enorme fortuna di avere un elettricista vicino di casa, mi abita giusto sotto. Lui, super gentile, nel giro di pochi giorni, nel suo tempo libero, sostituisce il cavetto col cavotto. Lavora un sacco e rinuncia perfino a farsi pagare le ore di lavoro. Io fortunato: vorrà dire che ripagherò con qualche manicaretto alla romana che so fare.

Richiamo Fastweb, mandano un altro tecnico “entro 48-72 ore“. Ne passano di più e stavolta viene un tizio, sempre dall’accento ternano, ma con la tuta di Telecom. Vede il cavotto e dice: “E questo? Perché così grosso?”. Gli spiego tutto e lui sbuffa: “Non si doveva cambiare niente, si poteva fare la connessione col cavetto di prima, come tutti. Questo grosso è da esterni”. Comunque è assai magnanimo: vedo passargli per la testa la sadica idea di dirmi che con il cavotto lui la connessione non la può fare, ma poi risolve bestemmiando i tecnici di Sielte e i lor parenti, e dopo due ore ho la connessione in casa: fra 18 e 21 mega di download, signori, nonostante sia una zona di campagna.

Peccato solo che sin dal primo giorno la connessione di Fastweb si sconnetta fino a 30-40 volte al dì. Così, di suo. Senza un vero perché. Richiamo il servizio clienti di Fastweb: rispondono sempre da Durazzo o da Tirana, centralinisti albanesi dalla lingua italiana improbabile che mi dicono: mandiamo in 48-72 ore un tecnico nostro a verificare il problema.

Ohibò. Ne passano di più e mi viene a casa un tecnico Sielte da Roma, senza accento ternano. Si presenta molto più distinto degli altri due, che per capirci son venuti in tuta e guidando il classico furgonotto, mentre questo indossa scarpe Adidas bianche ed è, come dire, in borghese. Tira fuori una serie di computer e tablet, si connette, registra la sconnessione ad mentulam, cambia il modem (esattamente lo stesso modello che avevo io, per inciso), si riconnette e… niente, la connessione salta ancora. Chiama un numero di Fastweb e comunica la diagnosi: problema serio sulla linea, aprite un ticket su Telecom e fategli mandare un tecnico loro. Da questo momento il modem è del tutto morto.

Nei giorni successivi vengo contattato più e più volte da call center Tim. Un sacco di offerte per passare a Tim. All’inizio non ci faccio caso. Le telefonate si fanno più assidue e alla fine escono allo scoperto: “Sappiamo che ha problemi con la linea Fastweb, vuole passare a Telecom?”. No, io vorrei solo che mandaste un tecnico vostro per risolvere il problema del doppino. Ma tutto tace.

Così è il 14° giorno e faccio la mia raccomandata per disdire il contratto con Fastweb. Pochi giorni dopo mi chiama il primo dipendente Fastweb di madre lingua italiana, Danilo da Milano. Mi dice: “Signor Gastaldi, ho qui la sua raccomandata di disdetta entro i 14 giorni, se recede dal recesso io le offro uno sconto di 70 euro sulle bollette e le garantisco l’invio di un tecnico che le cambia il doppino, perché lei ha un problema serio sulla linea”. Aggiunge molti altri premi e cotillions.

Sono titubante, ma decido di fidarmi: io odio Telecom. Torno in Fastweb. Dopo due giorni mi arriva in casa lo stesso tecnico di Sielte dalle bianche Adidas, che mi dice: “Per cambiare il doppino occorre un tecnico Telecom, non lo posso fare io”. Ohibò. E allora che ti ci hanno mandato a fare? Non cambia più il modem, ri-segnala il problema a Fastweb e ricomincia il gioco. Gli spiego tutto, ma ha l’aria di dire: non dipende né da me, né da Sielte.

Oggi sono contattato da una certa Maria di Telecom, dal numero non richiamabile 02/37xxxxxx. Mi dice chiaro e tondo: “Noi le mandiamo il nostro tecnico a cambiare il doppino solo se lei cambia gestore e passa da Fastweb a Tim”. Le chiedo se è sicura di voler dire quello che ha detto, e di ripeterlo, ché ora sto registrando. Lo ripete bella tranquilla. L’avviso: guardi che ci scrivo un articolo su Il Fatto e l’Espresso. A naso, mi sa di illegale ricattare i clienti delle altre compagnie in questo modo. Risponde tronfia e arrogantella: “Me lo leggerò, il suo articolo”. Buona lettura.

PS: Da quando ho iniziato a scrivere questo articolo, la connessione è saltata altre due volte. Giuro che se Fastweb mi rimanda Scarpe Bianche Adidas, lo sequestro. Col cavotto da esterni.

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