“Mi sono vergognato delle dichiarazioni che abbiamo sentito da parte di alcuni dei nostri concittadini in televisione. Siamo gli unici in paese ad esserci espressi in modo contrario”. A sette mesi dallo scioglimento del Comune di Brescello per infiltrazioni mafiose, incontriamo Paolo Monica e Lorella Galli. Arrivano a Reggio Emilia per seguire tra il pubblico un’udienza del processo di ‘ndrangheta Aemilia: nell’inchiesta della Dda di Bologna non è coinvolta l’amministrazione poi sciolta, ma il nome del paesino di don Camillo e Peppone, che ha una folta colonia calabrese, compare spesso tra le carte. Paolo è un ex consigliere comunale di Rifondazione comunista, Lorella è una dipendente comunale. Dopo che l’amministrazione guidata da Marcello Coffrini (eletto nl 2014 in quota Pd) è stata sciolta lo scorso aprile, i due, marito e moglie, hanno aperto un gruppo Facebook chiamato Gruppo di discontinuità. “Vogliamo responsabilizzare, rendere più sensibili al tema”, dice Paolo Monica. “Sembra che la maggior parte dei cittadini sia schierata con la vecchia amministrazione”. “Tra le persone, più che paura vedo negazionismo e indifferenza – racconta Lorella – si è creato un muro”. Poi raccontano di alcuni convegni organizzati dal loro gruppo in paese: “C’era tanta gente da fuori paese. Tra i brescellesi qualcuno c’era. Pochi, molto pochi”

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