Se l’anedonia è quella forma di disturbo mentale che causa l’incapacità, da parte del soggetto che ne è affetto, di ricavare piacere da semplici attività come nutrirsi, dormire, fare sesso e avere rapporti sociali, quella specifica musicale, coniata da un gruppo di ricercatori e studiosi spagnoli, riguarda quegli individui che, per usare un eufemismo, non amano particolarmente la musica: “Le persone che hanno l’anedonia specifica musicale – ci riferisce uno dei ricercatori spagnoli, Josep Marco-Pallarés – hanno un’incapacità di provare piacere con la musica, ma non con altri stimoli”.

Stimoli, quelli a cui fa riferimento lo studioso spagnolo, che, alla stregua della musica, procurano gratificazione, e tra cui vanno a inserirsi i giochi che danno accesso a premi in denaro quali carte, slot, roulette e via discorrendo. È sempre lo stesso gruppo di ricercatori, nei nomi di Noelia Martínez-Molinaa, Ernest Mas-Herrerob, Antoni Rodríguez-Fornellsa, Robert J. Zatorreb e Josep Marco-Pallarés, tutti facenti capo a università e centri di ricerca biomedica sparsi tra Barcellona e Montreal, ad aver da poco pubblicato, sulle pagine di una delle riviste scientifiche più note e accreditate al mondo, la Proceedings of the National Academy of Sciences, lo studio col quale si vanno a svelare le cause dell’anedonia specifica musicale. Ecco le loro dichiarazioni:

“Con questo studio – affermano i ricercatori – ci proponiamo di svelare i meccanismi cerebrali responsabili della specifica menomazione nell’elaborazione della gratificazione musicale osservata nelle persone con anedonia specifica musicale. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo lavorato con tre gruppi di persone, rispettivamente con alta, media e bassa sensibilità alla musica (quest’ultimo è il gruppo di soggetti con anedonia musicale), ma affini secondo altri parametri (età, sensibilità ad altri stimoli gratificanti, percezione musicale, ecc.). Questi tre gruppi – per un totale di 45 soggetti, tutti studenti dell’Università di Barcellona – sono stati coinvolti in due esperimenti: uno in cui ascoltavano musica sia piacevole che sgradevole, e un altro consistente in un gioco in cui si poteva vincere o perdere denaro. Queste operazioni sono state eseguite all’interno di una risonanza magnetica, così da poter osservare l’attività metabolica cerebrale”.

Cosa interviene dunque nel cervello dei soggetti appartenenti al terzo gruppo, quali sono i meccanismi che interessano il sistema cerebrale degli individui affetti da anedonia specifica musicale? A risponderci è sempre Josep Marco-Pellarés: “Il gruppo affetto da anedonia musicale, all’ascolto di musica piacevole e a differenza degli altri due gruppi, non ha mostrato alcuna attività nel sistema di ricompensa cerebrale (il complesso anatomo-funzionale del cervello che comprende fibre ricche di dopamina e noradrenalina) e ha anche mostrato, sempre durante l’ascolto della musica, una sconnessione fra le zone del sistema di ricompensa cerebrale e le aree di percezione uditiva. Al contrario nel secondo esperimento, nel gioco con possibile ricompensa monetaria, mostrava una normale attività nel sistema di ricompensa cerebrale, simile a quelle degli altri due gruppi”.

Un disturbo specifico dunque, una menomazione che non va a interessare altri tipi di attività, ma che a questo punto fa sorgere spontaneamente una domanda: è forse possibile che anche solo una percentuale dei soggetti interessati da ludopatia possano andare incontro a questa condizione in quanto già precedentemente affetti da anedonia specifica musicale?

È possibile insomma che esista una qualche correlazione tra questi due tipi di disturbo? Una questione sulla quale speriamo possano far luce successivi studi e ricerche, da condurre probabilmente su scala ben più ampia dei 45 soggetti coinvolti nell’ultimo studio dei ricercatori spagnoli. Uno studio, in conclusione, che, come sottolineano i ricercatori, “rappresenta anche un passo importante verso la comprensione di come la musica può avere acquisito il valore di ricompensa attraverso l’evoluzione”.

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