“In Italia i controlli antiriciclaggio si bloccano più tardi che in altri paesi perché noi abbiamo molta trasparenza: è facile reperire un bilancio o un elenco soci. Detto questo, arrivati a un certo punto se uno vuole nascondersi dietro una società fiduciaria è perfettamente lecito farlo. Arrivati a quel punto lì, ci si ferma e l’Italia diventa equiparabile a un paradiso off-shore”. A spiegarlo è Marianna Vintiadis, managing director di Kroll (società di investigazioni che si occupa di cyber security e antiforde), intervenuta al convegno “Follow the Money” organizzato da Transparency. “Dietro quasi tutte le frodi – conclude – prima o poi ci imbattiamo in una società off-shore i cui beneficiari ultimi non sono evidenti”. Durante il convegno Davide Del Monte, direttore esecutivo di Transparency International Italia, si è invece soffermato sulla corruzione: “Dal ’92 a oggi c’è stata un’evoluzione della specie del corruttore, una sorta di darwinismo che ha portato il corrotto e il corruttore a trovare metodi, strumenti sempre più complessi e sempre più difficili da rilevare per chi deve indagare. Allo stesso tempo, le norme e gli strumenti che possono essere utilizzati da chi cerca di scovare la corruzione non sono risultati adeguati”. Dal Monte conclude con un appello: “Chiediamo al presidente della commissione Affari costituzionali del Senato di far finalmente approvare la legge per promuovere le tutele a favore dei whistleblower“, coloro che vengono a conoscenza in modo casuale di atti corruttivi, come testimoni e vittime. E precisa: “La legge è già stata approvata alla Camera, ma è ferma in Senato da diversi mesi”

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