“Di leader veri nella politica ora ce n’è uno solo e si chiama Matteo Renzi“. E la lettera agli italiani all’estero è un “diritto” del presidente del Consiglio. Silvio Berlusconi ribadisce il suo No al referendum, ripete che la riforma costituzionale è inutile perché non risolve i problemi e anche dannosa perché porta, dice, a una “deriva autoritaria”. Ma non riesce ad attaccare Renzi, dando un po’ di carburante alla tesi – ribadita oggi su twitter dal direttore del Foglio Claudio Cerasa – che il suo No in realtà è più simile al Sì, nonostante le rassicurazioni di tutto il suo partito. E a rimorchio ecco il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri: “Renzi è un ragazzo di 40 anni che, per tanti aspetti, ha le qualità di Berlusconi, non quelle dell’imprenditore – dice – ma un po’ di storia simile a quella di Berlusconi l’ha fatta”. E sul suo rapporto con l’ex Cavaliere Confalonieri aggiunge: “Ho una grande ammirazione per quello che ha fatto, al di là del fatto che, qualche volta, divergiamo sulla politica. Lui non è uno che ama gli yes man, come dicono i suoi detrattori, ma ama discutere”.

E in questo ragionamento entra alla fine perfino Giovanni Toti, che rappresenta l’ala più dura di Forza Italia. “Sta a Palazzo Chigi senza i voti di nessuno”, dice, ma “Renzi sta difendendo una leadership che ha avendo conquistato il Pd. Come si dice da queste parti, chi ha il gomitolo più grande farà più filo. Sono gli elettori e i cittadini, è in questo ha sempre ragione il presidente Berlusconi, a decidere le leadership”.

“Renzi usa l’ipotesi del No per spaventare gli italiani” – Silvio Berlusconi, intervenuto a Rtl, dice tra l’altro che il premier è alla ricerca della “legittimazione popolare che gli manca” con il voto del 4 dicembre, ma anche della mancanza di un “erede”. Un’intervista dove trovano spazio i commenti sul neoeletto presidente Usa Donald Trump e gli attacchi ai giornali, colpevoli di “essere distaccati dai problemi della gente”. Loro, continua, “parteggiano per il governo, per le sinistre. Non sanno cogliere quello che interessa alla gente che lavora”. Motivo che “spiega il loro calo nelle vendite“.

Nel merito poi Berlusconi tiene la linea ufficiale. Quello del 4 dicembre, dice, è stato trasformato da Renzi “in un referendum su di lui” e per far vincere il , “il primo ministro racconta di un’Italia sull’orlo del caos in caso di vittoria del No. Mi ricordo che anche Napolitano faceva così nel 2011 per farmi dimettere. Non c’è nulla di più falso. I problemi dell’Italia sono gravi ma non li risolve certo questa riforma. Questa arma la usa Renzi per spaventare gli italiani”. Ma per il Cavaliere bisognerà vedere se all’indomani del voto, nel caso in cui la riforma venisse bocciata dagli italiani, il presidente del Consiglio “darà le dimissioni”. Poi ricorda l’elezione “contro di noi” di Sergio Mattarella, “la goccia che ha fatto traboccare il vaso” per la fine del patto del Nazareno. Il primo punto dell’accordo, racconta, “era di avere la possibilità di collaborare per la scelta del Presidente della Repubblica. Abbiamo creduto sinceramente che Renzi volesse collaborare. Ma poi – aggiunge – abbiamo capito che non aveva alcuna voglia di lavorare assieme”.

“In Italia primarie barzelletta”  Parlando di Renzi come unico leader del panorama politico italiano, Berlusconi spiega di avere tentato, finora senza risultato, di trovare un suo erede. “Avevo puntato molto su qualcuno che è passato dall’altra parte – ha detto, ricordando il “delfino” Angelino Alfano -. Si sono succeduti dei personaggi o che hanno deluso o non sono stati ben visti dagli altri”. Poi torna su Stefano Parisi, sconfessato e scaricato da lui dopo l’investitura. Per il Cavaliere l’ex candidato sindaco di Milano “non aveva scelto per se stesso” il ruolo di leader del centrodestra ma quello “di raccogliere risorse, energie nuove nella società civile”. E ricordando che “Parisi ha sempre affermato di non considerarsi di Forza Italia” spera “che alla fine ci si possa ritrovare insieme. Dobbiamo rinnovarci senza rottamarci e Stefano Parisi può darci una mano nella ricerca di persone nuove”. Bocciata, però, l’idea delle primarie per trovare il leader del centrodestra: pur essendo un’idea “in sé apprezzabile”, in Italia “non garantiscono la regolarità dei voti” e “sono primarie barzelletta. Potrei dire sì se ci fosse una legge che le regolasse e se venissero svolte rispettando ciò che questa legge potrebbe determinare per lo svolgimento delle stesse”.

“Trump come me: parla il linguaggio della gente comune” –  Sulle elezioni americane, pur riconoscendo che la storia di “imprenditore” di Trump “è diversa dalla mia”, è convinto che il neopresidente Usa sia “stato capace di ascoltare le difficoltà del ceto medio esposto alla crisi e in questo posso dire che è affine a me: non parla il linguaggio dei politici ma della gente comune”. Quanto al programma apprezza “il drastico calo delle tasse che intende fare”, “il rafforzamento del controllo all’immigrazione clandestina” e giudica positivi “i rapporti con Putin e la solidarietà a Israele“. Pollice verso invece per “le tentazione protezionistiche e isolazioniste” anche se, aggiunge, “un presidente non si giudica dalle dichiarazioni prima delle elezioni, ma dei fatti“. La sconfitta della candidata democratica, secondo il Cavaliere, deriverebbe dal fatto che rappresenta la “continuazione”di una classe politica già al potere: “Clinton rappresentava la continuazione di un certo establishment, è molto negativo che Obama sia sceso in campo per sostenerla”.

Esercito a Milano, scelta “ragionevole” di Sala – Interviene anche sulla caduta della giunta Bitonci a Padova e spiega che i due consiglieri di Forza Italia che si sono dimessi saranno giudicati dai probiviri del partito. Poi definisce “ragionevole” la scelta di Sala di chiedere l’intervento dell’esercito a Milano e, infine, parla anche dell’intervento chirurgico che ha subito. “Sto bene, ho passato una prova difficile della mia vita”.

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