“Il quesito referendario è del tutto aderente alla normativa prevista e non meritano di essere assecondati i motivi di chi lo contesta”. Lo ha detto il pg della Cassazione Roberto Fuzio chiedendo alle Sezioni unite della Suprema Corte di respingere il ricorso del Codacons contro il via libera dato al quesito dall’ufficio del referendum. Il verdetto delle Sezioni unite sarà depositato nei prossimi giorni.

Ma non solo. Secondo Fuzio “in base al suo statuto il Codacons agisce in rappresentanza dei consumatori e degli utenti, non per gli elettori”. Anche per questo secondo il magistrato il ricorso non è ammissibile. Il Codacons, specifica il procuratore generale, non ha “legittimazione” ad occuparsi di questa materia. Secondo il pg, insomma, le ordinanze finora emesse dall’Ufficio centrale del referendum sono legittime. L’associazione ieri aveva depositato una memoria aggiuntiva in cui si “contesta una per una le tesi contenute nel controricorso depositato dalla Presidenza del Consiglio a difesa del quesito referendario”.

In attesa che le sezioni Unite decidano, nei giorni scorsi il Consiglio di Stato ha respinto l’istanza di sospensiva urgente del referendum presentata dal Comitato per il No e ha fissato per l’1 dicembre la trattazione nel merito della questione. La Cassazione però potrebbe essere chiamata nuovamente a decidere con il reclamo in appello contro il provvedimento del giudice di Milano Loreta Dorigo che ha respinto il ricorso di Valerio Onida e del pool di avvocati.
L’ex presidente della Consulta, convinto che la disamina di alcuni punti sulla questione di legittimità e sul significato delle norme costituzionali implicate spettasse alla Consulta e non al tribunale, aveva annunciato un possibile ricorso alla Suprema corte; e sostiene che la stessa ordinanza del tribunale conferma che il referendum riguarda una revisione organica della Costituzione su sui l’elettore, al di là del consenso o assenso su singole parti, potrà solo esprimere solo “un complessivo giudizio politico di ratifica”. Gli avvocati Tani-Bozzi-Zecca avevano annunciato che “la causa continua e la vinceremo in Cassazione dopo il referendum, come accadde con il Porcellum, vinto dopo le elezioni del febbraio 2013, quando ormai la 17/ma legislatura era già stata proclamata ed insediata”.

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