Dopo la messa in onda su RaiUno del film La classe degli asini nel quale l’associazione Tutti a scuola ha avuto un ruolo fondamentale nell’idea e nella definizione del soggetto, desideriamo condividere qualche osservazione. La scelta del servizio pubblico di presentare una vicenda familiare così intrinsecamente legata ad una legge che definire rivoluzionaria è riduttivo, ovvero l’abolizione delle classi differenziali, va assolutamente sottolineata.

E’ evidente che mai come in questo contesto storico attraversato da egoismi e populismi sovranazionali l’opportunità di raccontare un’Italia che abbatte le divisioni tra alunni normali e disabili diventa argomento di interesse sociale. La bravura degli attori protagonisti, su tutti un magnifico Flavio Insinna e una tenace e tenera Vanessa Incontrada, ha esaltato la “sostanza” della storia che oltre al racconto di una famiglia alle prese con la disabilità grave di una figlia racconta un periodo storico ricco di solidarietà e di slanci che appaiono smarriti.

La legge sull’abolizione delle classi speciali ha rappresentato il punto di arrivo e di partenza per un Paese che si interrogava e cercava risposte politiche a temi sociali con lo sguardo rivolto ai più deboli. Non appaia casuale il fatto che negli stessi anni il dottor Basaglia si batteva per la chiusura dei manicomi e il disagio mentale veniva inserito in una sfera sociale più ampia.

Un periodo storico segnato da una classe politica con una visione profetica della società frutto anche di un amalgama virtuoso tra culture distinte: l’abolizione delle classi differenziali è infatti il naturale prosieguo del dialogo “visionario” della cultura cattolica sociale e di quelle di ispirazione socialista e comunista.

Con la scuola di “tutti” si intende affermare con energia la forza morale dei principi costituzionali espressi nelle illimitate praterie offerte dall’articolo 3: “Compito della Repubblica è rimuovere le differenze”. Che incalcolabile distanza con i politici attuali incapaci di sognare un mondo senza barriere e cupamente ricurvi su calcoli ragionieristici. Quanta emozione nel vedere declinare nella certezza del diritto la frase ripetuta dai due protagonisti: “Dobbiamo mettere il mondo sottosopra!”.

Il mondo sottosopra oggi è testimoniato nella scuola dell’inclusione dagli oltre 30.000 ricorsi ai Tar di tutta Italia presentati dalle famiglie dei disabili per garantire ai propri figli un tempo scuola di qualità in assenza di insegnanti di sostegno. Il mondo sottosopra oggi sono i genitori che corrono a scuola a cambiare un pannolino ai propri figli non autosufficienti perché l’assistenza materiale è in molte parti d’Italia un’utopia lontana.

 

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