Il ruolo di Raffaele Marra, arbitro-giocatore del grande risiko dei dirigenti in Campidoglio, con tanto di possibile conflitto di interessi nella promozione del fratello Renato al Turismo. Ma anche la mancata comparazione dei curriculum, la violazione della presunzione d’innocenza, carenze varie nel nuovo meccanismo ad interpello. La rotazione dei capi dipartimento del Comune di Roma è ormai completata (o quasi: mancano ancora due-tre pedine chiave, tra cui la conferma di Diego Porta alla Polizia Municipale, l’avvocatura e il nuovo ragioniere generale al posto di Stefano Fermante che arriverà solo a dicembre). Ma le polemiche non sono finite. Anzi, potrebbero avere addirittura una coda legale: dalle opposizioni ai sindacati, sono tanti gli scontenti delle ultime nomine della sindaca che stanno pensando di rivolgersi all’Anac per mettere in dubbio la correttezza della procedura.

La scorsa settimana Virginia Raggi ha firmato l’ordinanza per la rotazione dei dirigenti capitolini, che ha visto la conferma di 25 direttori di struttura su 40, e la sostituzione di undici apicali. Subito non era passato inosservato il rinnovo di Raffaele Marra come capo del Personale, e nemmeno la ricollocazione del fratello Renato dai Vigili al Dipartimento per la Promozione turistica con un aumento di stipendio: “Il patto d’acciaio tra la Raggi e la destra di Alemanno viene rinsaldato attraverso i Marra”, aveva detto Lorenza Bonaccorsi, luogotente romana della segreteria Pd.

Più di un malumore c’era stato all’interno dello stesso Movimento 5 stelle, soprattutto a livello nazionale. Adesso, però, quelle che sembravano solo schermaglie politiche  potrebbero diventare veri e propri ricorsi: nel mirino di chi non ha gradito l’esito della rotazione è finita la firma di Raffaele Marra, posta (insieme a quella della sindaca) in calce al documento che decide anche la destinazione del fratello. Secondo alcuni, l’ordinanza violerebbe il nuovo codice di comportamento dei dipendenti pubblici, che all’articolo 7 prevede l’ “obbligo di astensione” dal “partecipare all’adozione di decisioni o attività che possano coinvolgere interessi propri, ovvero di parenti o affini entro il secondo grado”.

Appunto quanto sarebbe successo in questo caso. “Forse sarebbe stato meglio fare un’ordinanza a parte per il fratello di Marra, firmata da qualcun altro – commenta Fabrizio Ghera, capogruppo in Campidoglio di Fratelli d’Italia – è stato inopportuno, vedremo se si è trattato solo di uno ‘scivolone’ politico o di qualcosa di più”.

Il partito di opposizione sta valutando infatti la possibilità di rivolgersi all’Autorità Nazionale Anticorruzione, come aveva già fatto quest’estate per le nomine di Carla Raineri e Salvatore Romeo. “A nostro avviso il possibile conflitto d’interesse di Marra non è certo l’unico elemento di illegittimità”, spiega Ghera, che punta il dito sulla mancata comparazione dei curriculum. Il Comune, infatti, ha introdotto un nuovo sistema ad interpello, in cui ogni dirigente poteva candidarsi alla posizione preferita, ma al contempo ha sempre rivendicato la competenza finale sulle nomine. “La valutazione dei profili, però, era il presupposto dell’interpello e quindi della stessa ordinanza”, attacca Fratelli d’Italia. Discorso analogo per i carichi pendenti dei dirigenti: “L’amministrazione ci ha detto di aver considerato le inchieste in corso come uno degli elementi di valutazione, ma ciò è contrario ai principi costituzionali. E poi abbiamo le prove che ha inciso solo su alcune nomine, e non su altre. Vogliamo capire chi e come ha deciso, se i dirigenti sono stati scelti davvero in base al curriculum o è stata solo una messa in scena”, conclude Ghera. Per questo presto Fratelli d’Italia presenterà un esposto all’Anac, forse già entro la fine della settimana.

Sul piede di guerra pure il sindacato dei dirigenti Dircom, lo stesso che a metà settembre aveva firmato una lettera di fuoco contro i ritardi dell’amministrazione Raggi. Anche perché fra i più penalizzati nella rotazione c’è Silvana Sari, membro del direttivo Dircom, che è stata allontanata dal Dipartimento Commercio dopo che le sue mosse sulla questione ambulanti e Bolkestein erano state poco apprezzate da alcuni consiglieri del Movimento 5 stelle: i suoi uffici avevano cominciato a lavorare alla stesura dei nuovi bandi, nonostante l’intenzione del Comune di ottenere una proroga fino al 2020.

Ora l’associazione di categoria vuole vederci chiaro sulla procedura: “Aspettiamo di avere le carte, che a distanza di giorni il Campidoglio non ci ha ancora inviato. Poi decideremo i passi ufficiali da compiere”. E chissà se alla Raggi, a sentir parlare di esposti all’Anac, non sia corso un brivido lungo la schiena: a inizio settembre la prima grande crisi della sua giunta era nata proprio da un parere dell’Anticorruzione sull’incarico a Carla Raineri. Allora, però, a richiederlo era stata la stessa sindaca.

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