“Un nome di fantasia, per piacere”. La richiesta d’anonimato o di non pubblicare il cognome spiega bene il limbo dell’idoneo ai concorsi pubblici: ormai crede poco in quell’assunzione per cui ha studiato anni e speso fior di quattrini, ma finché c’è speranza può essere un problema esporsi, soprattutto per chi un lavoro ce l’ha (anche se precario). Resta il senso d’ingiustizia, di un proprio diritto non riconosciuto. E restano le storie. Con i sacrifici, i ricordi, gli anni (e i soldi) buttati sui libri. Tutto a scadenza: se entro il 31 dicembre 2016 non sarà presentata una proroga, le graduatorie saranno carta straccia. Come le aspettative di lavoro dell’esercito di 150mila italiani risultati idonei ai concorsi banditi dallo Stato.

LA STORIA DI SIMONA – Simona ha 35 anni, è un ingegnere con 2 master e 4 idoneità all’attivo. Tre anni fa, dopo 5 anni da co.co.co per imprese che lavoravano alla ricostruzione post-sisma 2009, ha deciso di partecipare al Concorso Ripam-Abruzzo per la selezione di personale qualificato proprio in questo settore. Sono partiti in 37mila, lo hanno superato in mille (300 vincitori). “Sono idonea in 3 procedure di quel concorso” racconta a ilfattoquotidiano.it. Ad agosto 2013 ecco la legge D’Alia: in presenza di graduatorie valide non possano essere effettuati nuovi concorsi per le stesse figure professionali e che i contratti a tempo determinato debbano essere stipulati con i vincitori e gli idonei. Poi è cambiato il governo. E, con la necessità di ricollocare il personale delle Province, si è deciso il blocco delle assunzioni per gli anni 2015-2016. “Siamo coscienti di non averlo vinto il concorso, cosa che spesso ci viene rimproverata – spiega Simona – Non chiediamo l’assunzione per forza, ma la possibilità che questa possa avvenire: bloccare tutto per due anni facendo scadere le graduatorie significa negarci questa possibilità”. A quale scopo? “Mi è sembrato il tentativo di fare piazza pulita di tutte le graduatorie per poter nel 2017, quando saranno ormai scadute e ci saranno le elezioni politiche alle porte, indire tanti nuovi concorsi, e inneggiare all’avvio, della tanto attesa quanto promessa, staffetta generazionale”.

LA CAMPAGNA ‘IO CI METTO LA FACCIA’ – In queste settimane, pochissime prima dalla scadenza delle graduatorie, per alzare l’attenzione sulla questione tutti gli idonei, coordinati dal comitato nazionale Vincitori e idonei XXVII Ottobre, si sono impegnati con la campagna su twitter ‘Photobombing Io ci metto la faccia’. “Twitter è stato invaso dalle nostre foto – spiega Simona – che raccontano attraverso l’uso dei cartelloni la nostra storia”. Il messaggio è che gli idonei non sono asettici numeri di un monitoraggio, ma persone con delle vite, spesso sospese o, nella migliore delle ipotesi, precarie.

GIUSEPPE, IDONEO, PRECARIO E SENZA BONUS – Come quella di Giuseppe Giannini. Oggi ha 35 anni, ne aveva 29 quando ha partecipato al concorsone indetto da Roma Capitale nel 2010, sia come istruttore amministrativo sia come funzionario per i processi comunicativi. Per arrivare alle preselezioni, iniziate nel 2012, ci sono voluti due anni. Nell’arco di 24 mesi ha superato sette prove, perché si presentava per entrambi i profili: “Mi è stato impossibile lavorare, volevo prepararmi bene”. Giuseppe è calabrese, di Vibo Valentia, ma vive a Roma da anni. C’è allora da chiedersi come abbia potuto mantenersi senza uno stipendio. “Ho lavoricchiato – racconta – ma i miei genitori mi hanno potuto aiutare grazie ai risparmi di una vita e ci tenevano così tanto che quando mi stavo preparando per l’ultima prova, a febbraio 2014, mio padre stava male, ma mia madre non me lo disse fino all’ultimo per non togliermi serenità mentre studiavo”. Infine, l’ultima beffa: fino a giugno 2016 Giuseppe ha lavorato a tempo pieno in un’attività di recupero credito, poi insieme ad altri colleghi il suo contratto è stato trasformato in un part-time. “Guadagnando ora tra 500 e 600 euro al mese – spiega – non rientro più neppure tra i beneficiari degli 80 euro, perché non raggiungo il reddito minimo richiesto, cosa che mi sembra paradossale”.

“ITALO SEI DENTRO!”. MA ERA UNA CHIMERA – Italo ha 40 anni, è di Napoli. Concorsista delle 22 procedure di Roma Capitale, è idoneo nel profilo di istruttore amministrativo. “In pausa” dice lui. “Sei anni fa decisi di iscrivermi al concorsone perché 1995 posti sembravano troppo invitanti” racconta. È stato un percorso lunghissimo, 5 anni, come una carriera universitaria. Studio, sacrifici economici, sociali e familiari. Italo ricorda ancora le parole di una sua amica, dipendente comunale di Roma Capitale, alla notizia dell’esito positivo della sua prova orale. “Italo, sei dentro! Qui di istruttori amministrativi ne servono come il pane!” gli disse. “In realtà adesso il pane serve a me. Sono fuori da tutto avendo dedicato gli ultimi sei anni a questi ‘fantomatici’ concorsi pubblici” commenta ora Italo. Che non solo è idoneo per due profili al concorso di Roma Capitale, ma ha accumulato anche un’altra idoneità come funzionario amministrativo nel concorso Ripam Puglia.

UN SOGNO COSTATO 10MILA EURO E TANTO ALTRO – Marco (nome di fantasia) ha 48 anni, è di Palermo, ma vive a Cuneo. Dopo aver superato un concorso nel ’96, ha iniziato a lavorare dal 1999 come funzionario presso una direzione provinciale del Ministero del lavoro. “Poi ho voluto partecipare a un concorso per diventare dirigente” racconta. Nel 2009, al termine della selezione (2 anni tra correzione delle prove e svolgimento degli  esami orali), è risultato idoneo. “Il Ministero del Lavoro, nelle more del concorso – spiega Marco a ilfattoquotidiano.it – aveva assunto una trentina di segretari comunali (che notoriamente svolgono esami da funzionario e, pertanto, non sono dirigenti)”. Lui non si è dato per vinto, pensando di poter entrare in altre amministrazioni che avessero avuto carenze di organico. Si è specializzato, acquisendo titoli accademici, è diventato dottore di ricerca in diritto del lavoro, ha frequentato dei master specialistici e in management. Per impreziosire il suo curriculum ha speso oltre 10mila euro. Non è servito a molto: “Con il tempo, purtroppo, ho scoperto che le amministrazioni vogliono scegliere il personale dirigenziale da assumere, spesso senza alcuna selezione”. Ecco perché, per Marco “continuando a bandire concorsi si alimenta la macchina mangiasoldi e clientelare che costituisce la ‘mano nascosta’ dei nuovi bandi, sdoganatrice incondizionata del consenso elettorale”.

UN BIGLIETTO VINCENTE CHE DIVENTA CARTA STRACCIA – Alessia ha 33 anni, è romana e di sacrifici ha iniziati a farne molto presto: “Mio padre se n’è andato di casa quando avevo 16 anni lasciando me, mia madre e un fratello più piccolo”. Nonostante tutto, è riuscita a laurearsi nel 2009. Con una laurea specialistica in Lettere e molte pubblicazioni scientifiche all’attivo, dopo innumerevoli colloqui di lavoro finiti nel vuoto, ha iniziato a lavorare come barista per 5 euro l’ora. Poi ha deciso di investire tutto il tempo libero nei concorsi pubblici: dal 2012 al 2015 ne ha fatti 5, collezionando 4 idoneità. “L’unica cosa che sapevo fare bene era studiare: la notte assimilavo diritto amministrativo, penale, costituzionale, di giorno mi arrangiavo; per un periodo ho fatto anche le pulizie, non mi vergogno a dirlo”. Nel novembre 2014 ha sostenuto l’orale per istruttore amministrativo al Comune di Roma. “Mi è stato dato un punteggio di 9.5 su 10, quasi il massimo; non credevo ai miei occhi” racconta Alessia, che pensava che quel voto le permettesse una posizione in graduatoria tale (seppur come idonea non vincitrice) da poter sperare nella chiamata per scorrimento. Nulla. E quel biglietto vincente della lotteria in tasca tra poco sarà carta straccia. “Ma se ora perdo le mie idoneità a 33 anni, che cosa mi rimane?” si domanda.

VERSO UN RECORD NEGATIVO – Francesca è calabrese e ha 35 anni. Due i concorsi per i quali ha ottenuto le idoneità: quello di Roma Capitale del 2010 (come istruttore amministrativo) e il Ripam Abruzzo del 2012. Nel primo per pochi posti non è risultata tra i vincitori. “Ad oggi, comunque – ricorda – sono stati assunti solo una cinquantina di vincitori su 300 posti a bando e 1464 carenze certificate dal commissario straordinario Francesco Paolo Tronca”. A luglio scadrà la graduatoria. E si avvicina un record negativo: “Sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica Italiana che una graduatoria scade, avendo assunto appena un terzo dei soli vincitori”. Per Francesca “il problema principale della pubblica amministrazione italiana è proprio questo continuo calpestare le regole e la meritocrazia”. Tutto ciò nonostante l’articolo 97 della Costituzione sancisca che si entra nella pubblica amministrazione solo per concorso. “Invece basta andare in un qualunque ente pubblico – ribadisce la 35enne – per verificare come la maggior parte del personale preposto si trovi lì senza aver affrontato alcun concorso”.

QUALCUNO CE LA FA. DOPO 9 ANNI DAL BANDO – E poi c’è anche chi ce l’ha fatta. E’ il caso di Moira Zanetti, 41enne di Asti, assistente sociale. Ha partecipato a 25 concorsi, ha ottenuto una dozzina di idoneità. Il 28 dicembre 2004 il concorso della vita: il ministero dell’Interno cercava 38 assistenti sociali. “Nella graduatoria dell’ottobre 2006, oltre ai vincitori c’erano 111 idonei – racconta a ilfattoquotidiano.it – per un totale di 149 su 3mila candidati e la scadenza era ottobre 2009”. Solo grazie a diverse proroghe, però, si è arrivati all’assunzione di tutti gli idonei tra dicembre 2013 e gennaio 2014: “Sono stata assunta con l’ultimo gruppo – ricorda Moira – dopo 9 anni dal bando e 7 da quella graduatoria”.

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