Un’ulteriore tegola potrebbe capitare tra capo e collo a Facebook, dopo la sentenza del Tribunale di Napoli Nord che ha decretato l’obbligo di cancellare i video della sfortunata 31enne di Mugnano.

Facebook infatti in base all’ordinanza del Tribunale che ha disposto la cancellazione dei contenuti hot, potrebbe essere obbligata a rivelare i nomi di tutti coloro che hanno avuto a che fare con i video incriminati.

Il Tribunale infatti, nel procedimento che verrà instaurato dopo la netta pronuncia sulla rimozione dei video potrebbe ordinare a Facebook di “fornire senza indugio, a richiesta delle autorità competenti, le informazioni in suo possesso che consentano l’identificazione del destinatario dei suoi servizi con cui ha accordi di memorizzazione dei dati, al fine di individuare e prevenire attività illecite”.

L’ipotesi è tutt’altro che peregrina in quanto le norme (si tratta in particolare del 2 comma, lettera b dell’art 17 Decreto legislativo 70/2003) su cui si regge l’attività di hosting prevedono che il fornitore del servizio di hosting, e quindi anche il social network possa e debba fare proprio questo, e in un caso analogo di qualche tempo fa, che non riguardava però Facebook, il Tribunale di un noto capoluogo italiano ha emesso un ordine di questo tipo.

La conferma che questa possa essere l’impostazione che seguirà la difesa della sfortunata ragazza sembra venire direttamente dal legale di Tiziana Cantone ( e, ora, della madre), che in una dichiarazione all’Ansa ha chiosato: “Dopo la pronuncia del giudice a favore della madre di Tiziana, Facebook ha l’obbligo morale di fornire tutti gli elementi utili a individuare le generalità di quelle persone che, nascoste dietro falsi profili, hanno aperto le pagine su cui sono state caricati quei contenuti diffamatori, tra link, video e commenti offensivi, che hanno contribuito a creare quella gogna mediatica che ha determinato in Tiziana quello stato di prostrazione che l’ha portata alla morte”.

Bastano queste dichiarazioni a far comprendere quanto possa essere pesante il precedente per i Giganti del web, che si ritroverebbero a dover modificare profondamente le policy aziendali per venire incontro a  casi di questo tipo. L’adesione spontanea dell’azienda californiana a quanto previsto dal Giudice potrebbe dunque non bastare ad arrestare lo tsunami giudiziario che si potrebbe produrre nel mondo degli over the top come Facebook e Google dopo il provvedimento del Giudice di Napoli Nord.

L’azienda, in ogni caso, nella tarda serata di ieri ha affermato “Siamo profondamente addolorati per la tragica morte della Sig.na Cantone e confermiamo il nostro impegno a lavorare con le autorità locali, gli esperti e le Ong per evitare che un caso simile accada di nuovo. Non tolleriamo contenuti che mostrino nudità o prendano volutamente di mira le persone al fine di denigrarle o metterle in imbarazzo. Contenuti come questi vengono rimossi dalla nostra piattaforma non appena ne veniamo a conoscenza. Accogliamo questa decisione perché chiarisce che gli hosting providers non sono tenuti al monitoraggio proattivo dei contenuti”.

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