Sono figlio di un diacono.
Sono un catechista.
Per me il Natale non è solo l’albero, i regali, il pandoro o il panettone.
Ho quattro figli, tutti dalla stessa donna, che ho sposato in chiesa, anzi, che ho sposato in chiesa in un rito celebrato da mio padre diacono. Il Natale per me non è un momento per spezzare il lavoro tra le vacanze estive e le successive vacanze estive. È il Natale. Un momento importante, in cui si celebra la discesa in terra di Nostro Signore.

Ecco, sono cattolico.
Sono figlio di un diacono.
Sono un catechista.

Ma quando ho scoperto che in vista del Santo Natale Laura Pausini stava per tirare fuori un album di canzoni a tema, lo confesso pubblicamente, la mia fede ha vacillato. Non dico che di colpo io sia diventato come il Grinch, ma sicuramente ho guardato al Natale con un po’ meno aspettative, con quello strano senso di fastidio che va ben oltre la leopardiana idea di festa che presto passa e tutto lascia peggio di prima.

Perché, mi sono detto, se la Pausini è riuscita a devastare buona parte del repertorio pop nazionale con quell’operazione intitolata, Benedetto Iddio, Io canto, cosa mai potrebbe fare con il repertorio sacro (e non) che da sempre fa da colonna sonora al Natale? Cioè, diciamolo apertamente, quel repertorio è già stato messo a dura prova da un sacco di altri interpreti, anche italiani, per cui star qui a fare i disperati preventivamente poteva anche suonare vagamente figlio di un pregiudizio. Ma che la Pausini sia la Pausini non è certo un’invenzione della mia fantasia o del mio subconscio e la sua voce non è esattamente la voce più accomunabile alla spiritualità, al divino, all’ascesi. Per cui, l’idea della nostra Laura nazionale, lì intenta a strillare, questo fa, seppur con una certa intonazione e padronanza del mezzo, inni sacri e gioiose canzoni natalizie mi ha serenamente tolto quella gioia di vivere che il mio essere cattolico, figlio di un diacono, catechista e padre di quattro figli dovrebbe sempre comportare.

Però, mi son detto, magari è la volta buona che, lontana da quelle “cose” che si ostina a cantare ultimamente senza l’ausilio di un produttore artistico vero che le imponga sonori NO (perché è di NO che una come la Pausini avrebbe bisogno), ecco, lontana da quelle “cose” e con un repertorio magari abusato ma sicuramente di livello, potrebbe anche scappar fuori qualcosa di interessante. Del resto, il suo essere così ruspante, una sorta di venditrice di uova del mercato che alza la voce per farsi sentire più delle altre, potrebbe avere un suo perché in un repertorio che, in genere, associamo a voci come quelle di Bing Crosby, di Mariah Carey, di Frank Sinatra, al limite di Michael Bolton o di quel patatone di Michael Bublè, che non a caso viene scongelato proprio in novembre per tornare nel freezer a gennaio. Tutta gente che, dovendo scegliere se urlare o arrivare alle stesse note scegliendo percorsi più raffinati e meno scontati, non ha mai optato per la via più facile, usando il flauto laddove la nostra usa il trombone.

Se il Natale è il Natale, mi sono ripetuto come un mantra, magari avviene il miracolo, come in un film di Frank Capra, e di colpo eccoti un album non dico bello, ma almeno decente. Qualcosa che ti sorprenda. Che ti faccia dire, visto che anche una come la Pausini può spiazzarmi? Insomma, una sorpresa, come quelle che si trovano sotto l’albero la mattina del 25 dicembre. Ecco, questo è il punto. Il Natale non è fatto per i regali che si trovano sotto l’albero il 25 dicembre. Quella è un’invenzione delle multinazionali, quelle che, Coca Cola in testa, si sono inventate la figura di Babbo Natale (o Santa Klaus che dir si voglia) proprio per dar origine a un affare complessivo davvero spaventoso. Lo so bene, io, che il Natale non è quello. E l’ascolto delle tracce che compongono Laura Xmas (per altro vorrei sapere davvero che cazzo significa questo titolo) lo dimostrano in maniera quasi chirurgica. Traccia dopo traccia l’evidenza che Babbo Natale non esiste ci appare chiara, cristallina, quasi ovvia. Come è ovvio che, ancora una volta, chi scrive si trova costretto, perché altro non può essere fatto, a stroncare una brutta uscita di quella che, per motivi che ci sono imperscrutabili, viene identificata come la nostra cantante più famosa al mondo.

Se avete a cuore questa festività, se provate un qualche affetto per le canzoni che in genere animano le feste natalizie, se anche voi pensate che la musica sacra, o che intorno al sacro ruota, abbia un valore che trascende la semplice musica, perché tira in ballo aspetti dell’umano che, appunto, sono trascendenti, bene, state alla larga da questo album. Anche se siete fan di Laura Pausini ma siete dotati, voglia Dio, di un minimo senso del buon gusto state alla larga da questo album. La copertina, l’avrete già vista tutti, dice tutto quel che c’è da sapere, e non è un bel sapere. A volte, è questo il caso, fermarsi alle apparenze ha un suo perché, può salvarci da una brutta esperienza. Ricorderete, non può essere altrimenti, il momento in cui avete scoperto che Babbo Natale non esiste. Quello che in Inside/Out viene indicato come la fine dell’innocenza, il crollo dell’isola della Stupidera. Bene, evitatevi il trauma di rivivere tutto questo da adulti, perché, ve lo garantisco io che ho dovuto ascoltare il tutto per lavoro, sono cicatrici che neanche un professionista bravo riuscirà a rimuovere dal vostro subconscio.

Non vi fidate? Lo avete voluto voi. Prendete una qualsiasi traccia della tracklist, una delle dodici canzoni che compongono Laura Xmas e ascoltatela, se avete coraggio.

Fateli voi i conti con Laura Pausini che gioca a fare la swinger su Jingle Bell Rock, o che si crede Frank Sinatra in Jingle Bell. Perché, dramma nel dramma, Laura Pausini è accompagnata da una Big Orchestra: Dio faccia sparire tutti gli strumentisti e lasci in vita solo i dj. Pensate a John Lennon che implora Nostro Signore di rimandarlo in terra per punire la cantante di Solarolo di aver devastato la sua Happy Xmas (war is over). Provate lo sconforto sconcertante di ascoltarla mentre interpreta come fossimo nella curva dell’Hellas Verona durante una gara col Napoli Adeste fideles o Astro del ciel, canzoni che, per Dio, richiederebbero delicatezza, trasporto, in una parola, stile.

Fra poco arriverà natale, e ci sono molte probabilità che qualcuno dei vostri parenti, quelli che in genere vi chiedono come mai ancora non vi siete laureati o cosa state aspettando a fare un figlio che l’orologio biologico segna il tempo a vostro sfavore, lo metterà su durante il pranzo, mandandovi i cappelletti e l’agnello di traverso. Fortunatamente, perché a questo punto solo di Fortuna si deve parlare visto che la fede è per sempre andata, le feste voleranno via velocemente, rigettandoci nella routine e nella frenesia della vita quotidiana. Metteremo da parte l’albero, il presepe, venderemo su Ebay i regali brutti dei parenti stronzi e relegheremo nel cassetto dei brutti ricodi Laura Xmas. Convinti che almeno un bel regalo questo Natale ce lo farà: Laura Pausini ha annunciato una lunga pausa lavorativa subito dopo l’uscita di questa fatica discografica.

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