Il primo Top Chef italiano è Matteo Fronduti, incoronato nel corso della finale di ieri sera, andata in onda su Nove e su tutti gli altri canali in chiaro del gruppo Discovery (Real Time, Giallo, Focus, K2 e Frisbee). Fronduti, personaggio molto interessante anche a prescindere dalle sue doti di chef, ha battuto allo scontro finale Matteo Torretta grazie a un menu molto audace, particolarmente apprezzato dai giudici stellati del programma Annie Feolde, Mauro Colagreco, Moreno Cedroni e Giuliano Baldessari.

Fronduti, che porta a casa un premio in denaro di 50mila euro, viene dalla periferia di Milano, dove ha aperto il suo ristorante Manna. Anticonvenzionale, sincero quasi fino alla sfacciataggine, il primo Top Chef italiano è uomo dalle forti passioni e dalle forti opinioni, così come ha dimostrato nella chiacchierata con i giornalisti dopo la proclamazione della vittoria. Corpulento, baffoni da biker, felpa di Sea Shepherd, Fronduti si spalma sul divano degli uffici di Discovery dopo aver festeggiato innaffiando di champagne chiunque gli capitasse a tiro.

Non ha peli sulla lingua, e a domanda risponde, senza troppi giri di parole. “Mi sono fatto un culo così, cucino da vent’anni. Sono un professionista e non avrei mai partecipato ad altri programmi simili aperti ai dilettanti”. Ma mentre spiega perché ha deciso di presentare ai giudici una tartare di cuore di manzo, l’occhio ci cade sulla felpa di Sea Shepherd, associazione di eco-pirati che si batte per la salvaguardia della fauna e degli ambienti marini, solcando il mare con le sei navi della flotta e intervendo in giro per il mondo anche con azioni particolarmente “muscolari” e ad effetto. Come si concilia Sea Shepherd con il cuore di manzo? “Sono un loro sostenitore. Mi piace molto il loro approccio non convenzionale al conservazionismo. Sono meno d’accordo con le loro posizioni sull’alimentazione. Per quanto riguarda il cuore di manzo, credo che usare tutte le parti di un animale abbattuto sia un modo responsabile di utilizzare la carne in cucina. Abbattere un animale per mezzo chilo di filetto è molto peggio. Usando tutto quello che è possibile usare, si ritarda l’abbattimento dell’animale successivo”.

È un tipo che sa il fatto suo, lo chef Fronduti. E non si sottrae nemmeno quando c’è da parlare degli altri format culinari e della fama crescente degli chef in televisione: “Va fatta una distinzione tra grandi chef poi diventati famosi anche in tv e chi cucina in televisione. Sono due cose molto diverse: Cannavacciuolo, Cracco, Barbieri, Ramsay e Bourdain prima di tutto erano grandi chef, noti nell’ambiente, e poi sono diventati anche personaggi televisivi. Chi cucina in tv non ha nulla a che fare con loro, infatti non mi sembra che possiedano ristoranti particolarmente rinomati…”.

Con la vittoria nella prima edizione di Top Chef Italia, anche per Fronduti, personaggio interessante, potrebbero aprirsi le porte della televisione. Lui non lo esclude (“Non ho aspettative, valuto quello che mi si presenta davanti, ma voglio fare solo cose che mi divertono”), mentre è tassativo sulla paventata possibilità di aumentare i prezzi del menu dopo la vittoria: “Non aumenteranno nemmeno di un euro. Il mio obiettivo non è quello di entrare più a fondo nelle tasche dei clienti ma di riempire i tavoli”.

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