Se sia davvero “una mano a chi non ce la fa” come sostiene Matteo Renzi, è tema molto discusso, come dimostra il polverone sollevato tra gli altri dal presidente dell’Inps Tito Boeri. Quel che è certo è che alla vigilia del referendum costituzionale la legge di Bilancio da 26,7 miliardi di euro farà felice un discreto numero di elettori. Secondo una stima de ilfattoquotidiano.it che non tiene conto del pubblico impiego, sono almeno 6,5 milioni, quasi il 13% degli aventi diritto al voto, i potenziali beneficiari delle misure contenute nella manovra economica per il 2017. Poco meno di un terzo, 2,1 milioni, sono i pensionati che godranno di un aumento della quattordicesima. Seguono gli 1,2 milioni che la percepiranno per la prima volta. Numeri relativamente più contenuti per i futuri titolari dell’Ape (circa 75mila), della no tax area allargata e dell’ottava salvaguardia dal limbo tra l’uscita dal lavoro e la pensione. Sono invece poco più di un milione e mezzo gli imprenditori, grandi e piccini, che potranno beneficiare di esenzioni, incentivi e agevolazioni varie, mentre i bonus per le famiglie hanno una platea potenziale di quasi 1,5 milioni di persone.

Difficilmente quantificabile, invece, il numero degli interessati alla discussa riedizione della voluntary disclosure, che consentirà anche a chi nasconde denaro contante al fisco di sanare la propria posizione. Proprio mentre la parola “povertà” scompare dalla manovra, che non stanzia neanche un euro per incrementare il Fondo per la lotta all’indigenza: così il Reddito di inclusione attiva partirà con risorse insufficienti. Rinviato a tempi migliori pure il “quoziente familiare”, strumento per adeguare l’imposizione fiscale al numero di figli. Intanto escono di scena gli sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato, di cui era attesa la conferma anche se in percentuale ridotta: lo sconto sarà garantito solo a chi stabilizza un tirocinante o uno stagista. Il premier, in compenso, ha tirato fuori dal cappello la “rottamazione” delle cartelle esattoriali, che non può che far piacere a chi ha pendenze con Equitalia. E tra i tanti ci saranno anche alcuni degli 1,4 milioni di italiani che si sono visti chiedere indietro il bonus Irpef di 80 euro. Dopo le prime aperture di Pier Carlo Padoan, dell’ipotesi di abbuonare la restituzione almeno agli incapienti (chi ha redditi così bassi che le tasse non le paga) si sono perse le tracce.

Del resto la coperta era anche stavolta molto corta, visto che – come lo scorso anno – sul fronte delle uscite c’era innanzitutto da mettere in conto la spesa necessaria per evitare nuove tasse: 15,3 miliardi, il 58% del valore della manovra, vengono impegnati per non far scattare nel 2017 gli aumenti dell’Iva previsti dalle precedenti finanziarie come “clausole di salvaguardia“. Aumenti che però slittano al 2018: l’anno prossimo per evitarli bisognerà trovare altri 19,5 miliardi. La seconda voce, in ordine di grandezza, è quella degli interventi in materia pensionistica: circa 1,9 miliardi. Dal lato delle entrate, invece, ben il 45%, pari a 12 miliardi, arriva dal maggior deficit rispetto a quello concordato con la Ue nel 2015 (2,3% rispetto al pil contro l’1,6% promesso) e più di metà dei restanti 14,7 miliardi sono attesi da misure una tantum. A partire da quelle già inserite nel decreto fiscale collegato alla manovra, pubblicato in Gazzetta il 24 ottobre: la voluntary disclosure bis, le nuove norme contro l’evasione Iva e la rottamazione delle cartelle. Il governo conta di ricavarne in tutto 5,8 miliardi. La legge di Bilancio, composta di 104 articoli, quantifica poi in 2 miliardi gli introiti che deriveranno dai contributi per i diritti d’uso delle frequenze 5G. Si fermano invece a neanche 730 milioni i risparmi previsti dalla revisione della spesa dei ministeri. Le spese correnti dello Stato, al netto degli interessi, continuano ad aumentare: dai 485,4 del 2016 passeranno a 486,7 miliardi. Anche comprendendo gli interessi, che sono in calo, salgono da 564,8 a 565,4 miliardi.

Ecco, nel dettaglio, tutti i contenuti del ddl:

1 – Anticipo pensionistico e aumento della quattordicesima: la fetta più grossa a chi ha lasciato o vuole lasciare il lavoro
2 – Eterno salvataggio dell’Ilva e soldi pubblici per gli esuberi bancari. Le misure per imprese, lavoro e investitori stranieri
3 – Tornano i 500 euro ai neodiciottenni, meno incentivi per il rientro dei cervelli: I bonus per famiglie, eco-bonus e sisma-bonus
4 – Cosa cambia per la sanità, gli enti locali, i dipendenti pubblici. E per le infrastrutture nasce il “fondo Renzi”
5 – Scuola e università, i soldi per il diritto allo studio. E arriva il “fondo ricerca di base” per colmare l’assenza cronica di bandi
6 – Le coperture arrivano dal maggior deficit e da misure una tantum. Tagli per 728 milioni ai ministeri

di Chiara Brusini, Fiorina Capozzi, Paolo Fior, Luigi Franco, Luisiana Gaita, Gaia Scacciavillani, Andrea Tundo e Lorenzo Vendemiale

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