Cari amici di MicroMega e Libertà e giustizia, con grande schiettezza devo dirvi che il vostro appello per il No è profondamente sbagliato e involontariamente fa il gioco dei sostenitori del Sì. E vi spiego perché.

1. Già il suo titolo (‘Ancora cinquanta giorni per dire No ai nemici della Costituzione più bella del mondo’), che rimanda a un popolare slogan usato da un giullare, e ora da lui stesso tradito per trenta denari, non è una trovata geniale dal punto di vista della comunicazione. Nella sostanza, poi, non credo che tutti i potenziali votanti per il No siano convinti che la nostra sia la “più bella Costituzione del mondo”. Non va difesa una Costituzione che da alcuni decenni anche le forze democratiche hanno tentato di aggiornare e che ha assolutamente la necessità di essere modificata in alcuni punti. Purtroppo finora le modifiche e i tentativi di modifiche sono state sempre peggiorativi. Oggi non credo che porti voti al No una difesa così lunga e appassionata come la vostra all’attuale formulazione del Titolo V, per non citare il metodo troppo simile a quello “renziano” con cui questo fu riformulato nel 2001.

Non credo che porti voti al No o dia lustro a un qualunque giurista dare un ceffone al mondo laico giudicando “la più bella del mondo” una Costituzione che contiene un infame mostro giuridico anti-libertà religiosa come la costituzionalizzazione di un Trattato internazionale, come il Concordato. Non credo che porti voti al No considerare “bellissimi” articoli come il 21°, ora antiquatissimo, ma già nel 1948 assolutamente deficitario nei confronti delle tecnologie dell’epoca (che peso ebbe il monopolio radiofonico per i regimi totalitari?), incapace com’è di porre una qualche separazione tra i poteri politico economico e mediatico. Non credo che abbiano fatto una buona riuscita altri articoli, ma sarebbe troppo lungo citarli tutti.

Non potete dimenticare che l’attuale Costituzione non è riuscita a fare da baluardo alla democrazia parlamentare negli ultimi dieci anni in cui la violazione sistematica dell’art. 87 ha ridotto il nostro Parlamento a una pura formalità. È oltremodo dannoso nonché esornativo difendere in blocco l’attuale Costituzione gettando nelle braccia del Sì tutti coloro che pur disapprovando la riforma Renzi-Verdini non amano particolarmente questo a quello articolo vigente. Noi dobbiamo demolire la Deforma, non difendere ciò che non è messo in discussione. Già il Comitato principale del No ha indebolito l’intero fronte regalando all’avversario l’assolutamente prevedibile fallimento della raccolta delle firme per i referendum. Fermiamoci qui a farci del male.

2. La parte sostanziale del vostro appello è centrata sulla banca Morgan e su Blair. E sembra difendere l’aspetto “socialista” della Costituzione. Sbagliatissimo. Si perde il referendum se sembra che ci si rivolga solo a quella parte dell’elettorato (ora ridotto a non più del 3-4 per cento e probabilmente già straconvinto a votare No) fornendo argomenti a coloro (parte di M5s, del Centrosinistra, Centro e Destra) che hanno in odio qualunque venatura socialisteggiante e cattocomunisteggiante della Costituzione. Dobbiamo allargare il suffragio, non restringerlo.

3. E il modo c’è. Si tratta di colpire il disegno vero di Renzi. E non i consueti demoni della sinistra più o meno estrema, come le banche, le multinazionali, i socialtraditori, ecc. Lasciamo questi argomenti alla campagna elettorale delle politiche per prendere il solito 3-4 per cento. Pensiamo all’altro 97 per cento dei cittadini. In nessun articolo della Deforma si lede qualche aspetto socialisteggiante della Costituzione. Quella che viene colpita è la sostanza liberale e liberaldemocratica del nostro ordinamento. Il disegno autoritario di Renzi malmena la separazione dei poteri, è profondamente demagogico, è perfettamente coerente con la riforma radiotelevisiva (mi sta sorprendendo molto che viene usato molto giustamente l’effetto perverso del combinato disposto con l’Italicum, ma non viene mai citato dalle vostre organizzazioni il pericolo non meno grave del terzo corno del neoautoritarismo, ovvero il fatto che il presidente del Consiglio si è già conferito il potere di decidere da solo l’Amministratore delegato del servizio pubblico radiotelevisivo, con le conseguenze che ogni telespettatore può già apprezzare).

Scusate se ho detto la mia senza mezzi termini, ma vorrei proprio che vincessimo tutti uniti questo referendum che giudico una svolta storica per il nostro paese. E non vorrei che lo perdessimo per i ricorrenti e consueti tic di una certa sinistra italiana che non sa mai rinunciare alla sua “vocazione minoritaria”. Parliamo invece tutti della democrazia in pericolo, senza inutili nostalgie. Basterebbe e avanzerebbe.

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