La conclusione di un tour, specie di un tour particolarmente fortunato, è una festa. Un concerto in sé, almeno un concerto in ambito pop, dovrebbe essere una festa. L’ultima tappa del tour di Max Gazzè, tour che l’ha portato davvero in giro per il mondo (su questo torneremo poi), tenutasi al Forum di Assago è una festa. Una festa vera. Al punto che chi scrive ha deciso di parteciparvi con tutta la famiglia, figli piccoli compresi, in buona compagnia con tante altre famiglie.

Il fatto è che Max Gazzè è un artista anomalo, unico nel panorama italiano. Un grandissimo musicista, ottimo compositore, che però non fa pesare minimamente questo suo essere cavallo di razza, arrivando con la medesima immediatezza a chi segue la musica per mestiere quanto a chi, ancora piccolo, ascolta la musica senza la minima sovrastruttura.

Trovarsi a recensire la fine di un tour è gesto altrettanto anomalo, sorta di omaggio inconsapevole (un po’ consapevole, forse) a un artista che sta finalmente raccogliendo quanto di buono a seminato fin qui.
Che Max Gazzè sia Max Gazzè, non lo scopro certo io adesso, è cosa risaputa sin dal suo esordio, nel 1996. I continui rimandi a musica colta, fuori dal mainstream, in canzoni squisitamente pop dimostravano, ce ne fosse bisogno, una cultura consistente messa al servizio di un genere fruibile, seppur considerato strano. Nel concerto al Forum, dove con lo spirito di chi vuole festeggiare, Max ha tirato fuori dalla cantina i vini migliori, il suo percorso artistico fin qui è stato ben apparecchiato per la gioia di tutti i presenti. E visti lì, apparecchiati uno a fianco all’altro, a partire dall’iniziale La favola di Adamo ed Eva, un particolare salta agli occhi. Lo so, lo so che mettermi qui a parlare della qualità della torta durante una festa risulterà fuoriluogo, ché uno va a una festa per divertirsi, non certo per analizzare il livello di lievitazione della pasta o la grumosità della crema, ma sono un critico musicale e venti anni di carriera sono in effetti un traguardo che merita un certo approfondimento. Anche perché sono qui per dirvi che la pasta è lievitata alla perfezione, e che la crema è una vera squisitezza, senza grumi, senza acidità, una vera delizia. Come è una vera delizia Maximilian, l’ultimo lavoro del nostro che è poi la base da cui la festa del Forum è partita.

Sappiamo tutti come è andata la faccenda, e sottolinearlo è come innalzare un calice, non certo star qui a fare pedanterie. Max si ritrova ormai qualche tempo fa coi vecchi amici di sempre, Niccolò Fabi e Daniele Silvestri. C’è una faccenda personale ben nota alla base. C’è un viaggio insieme come mezzo per arrivare a un lavoro, Il padrone della festa, che si può serenamente definire come uno degli eventi musicali più importanti degli ultimi anni nel nostro panorama musicale (il che, essendo il nostro panorama musicale piuttosto povero, potrebbe sembrare poca cosa, ma poca cosa non è). Da questa esperienza comune, qui ricordata con L’amore non esiste, che ha avuto ovviamente un seguito live, ognuno dei tre cantautori esce non solo rafforzato, ma espanso. Come se le loro tre personalità, già di per loro gigantesche, fossero state amplificate dal ritrovarsi a condividere lo stesso studio per un’opera comune (i tre si erano già ritrovati a collaborare nei loro lavori solisti), col risultato che Acrobati è l’album più alla Daniele Silvestri di Daniele Silvestri dai tempi de Il dado, cioè un concentrato di trovate musicali e verbali degne, appunto di un acrobata, che Una somma di piccole cose è l’album più alla Niccolò Fabi di Niccolò Fabi, cioè la summa del malinconico sguardo sul mondo di un figlio mancato della west coast, e Maximilian è l’album più alla Max Gazzè di Max Gazzè, cioè una cosa impossibile da raccontare a parole, anche per chi con le parole lavora.

Perché Max Gazzè è al tempo stesso, lo abbiamo detto ma ripeterlo non può che giovare, un sopraffino musicista e compositore (sue sono le trovate più originali anche de Il padrone della festa), ma al tempo stesso è un perfetto artista pop, uno che ti scava dentro con un brano come Comunque vada (la frase “Io resto chiuso e un’amica si frantuma” vale da sola mille testi di un qualsiasi cantautore indie), e che come niente ti tira fuori una hit come Ti sembra normale, probabilmente la vera sorpresa dell’estate insieme a L’estate di John Wayne di Gualazzi, destinata suo malgrado a tenere testa a roba tipo Vorrei ma non posto, Andiamo a comandare e Sofia, non esattamente musica sopraffina. Una hit, Ti sembra normale, certo, ma decisamente di un livello superiore a quelle che stanno girando negli ultimi anni. Parlo di scrittura, di suono, quindi di arrangiamento e produzione. Un singolone che per di più ha dalla sua una orecchiabilità incredibile, e se vedeste anche voi Chiara e Francesco, i miei due gemelli di cinque anni, qui che la cantano in coro insieme a tutte le altre migliaia di persone accorse al Forum capireste cosa intendo.

Una festa, quindi, una festa vera, ma anche una festa di qualità, e conciliare le due cose non è così scontato. Come non è stato scontato portare questa musica realmente in giro per il mondo, dal Canada agli Usa passando per il Giappone e la Cina. Musica suonata per gli autoctoni, non solo per i migranti. Perché la musica, se è musica vera, arriva a tutti, ai giapponesi come ai bambini piccoli come agli adulti.
Quindi viva Max Gazzè, viva Maximilian, e viva la bella musica.

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