Musica

Baustelle, in streaming il nuovo brano Lili Marleen: qualcuno avvisi Bianconi e soci che siamo nell’anno del Signore 2016

Lili Marlen. Già il titolo sa di passato. Non bastasse gli arrangiamenti sono vintage, come del resto quasi sempre quando si tratta di Baustelle. Legittimo aspettarsi anche la voce non perfetta di Bianconi, a recitare un testo importante, perché almeno i testi Bianconi li sa scrivere (non li sa cantare, ma questa è altra storia). Invece no, ecco la novità. Stavolta il testo non è bello. Perché Bianconi comincia a crederci un po' troppo

di Michele Monina

I Baustelle decidono di fare i contemporanei. I Baustelle mettono un brano in free download. Un brano, vado a memoria, che non troveremo né nel prossimo album né altrove. Solo in rete, in free download. Nello specifico lo si trova nel sito ufficiale della band di Francesco Bianconi. Uno dice, per citare il maestro, vuoi vedere che è la volta buona che i ragazzi si sono accorti di essere loro malgrado nel secondo decennio del terzo millennio dopo Cristo? Uno legge il titolo del brano, e già qualche velato dubbio che non sia così gli passa per la testa. Il titolo è Lili Marleen. Uno fa partire il brano e il dubbio scompare per lasciare il posto alla certezza che no, compagni, Bianconi e soci ancora non l’hanno saputo di essere nel 2016. Uno ascolta tutto il brano e… No, andiamo con ordine.

Lili Marlen. Già il titolo sa di passato. Non bastasse gli arrangiamenti sono vintage, come del resto quasi sempre quando si tratta di Baustelle. Legittimo aspettarsi anche la voce non perfetta di Bianconi, a recitare un testo importante, perché almeno i testi Bianconi li sa scrivere (non li sa cantare, ma questa è altra storia). Invece no, ecco la novità. Stavolta il testo non è bello. Perché Bianconi comincia a crederci un po’ troppo. O fa finta di crederci, e nel caso sarebbe il troll dei troll, meritevole di tutta la stima incondizionata di chi passa del tempo in rete. Perché Bianconi gioca a fare l’intellettuale, come sempre, ma il suo stile è diventato di maniera. Vuole imitare De Andrè, e anche qui, nessuna novità, ma lo dichiara a ogni parola, lo dichiara con la sua voce, stranamente intonata, che profonda parla di Parigi e della guerra, con riferimenti tanto alla seconda guerra mondiale quanto all’oggi, incarnato in Allah. Il punto è, si può ritenere legale oggi citare Lili Marlen, Jacques Prevert, le parole Je T’aime in una canzone? Nella stessa canzone in cui si parla di Bowie e di Spotify? Che usa auf wiedersehen  per fare rima con Lili Marlen? Non è illegale? Non è quantomeno contrario al buongusto? Non c’è stata una moratoria a riguardo? Un passaparola? Qualcosa che dica che no, non si può, perché se no hanno ragione i fan della Tatangelo a ritenerla un genio, o quelli di Kekko dei Modà a ritenerlo un poeta.

Sembra un po’ come quando uno, sempre quell’uno, per dimostrare di non essere più un impenitente lussurioso dedito ai vizi più sfrenati di colpo diventa straight edge, lì a non bere, non fumare, probabilmente neanche a trombare. Che noia! Esistono le vie di mezzo. E tra la Tatangelo che si autodefinisce Muchacha sexy per bocca di quel poeta di Kekko e Bianconi che ci parla di una Parigi con le SS e l’Isis (se si è capito bene), forse è meglio la prima, almeno si vedono un paio di tette (finte) come si deve. Chiaro, il brano in questione è gratis, e a caval donato etc etc, ma non è che perché è gratis e online debba necessariamente essere una brutta copia di una canzone di Faber, per di più fuori tempo massimo. Facendo nostro il Metodo scandinavo per tagliare la legna, verrebbe da dire che metaforicamente vorremmo dar fuoco a Lili Marlen, perché la forma del fuoco è libertà, e noi preferiamo liberamente sentire versi come “Cambia, cambia il tuo sguardo, vedo una scintilla, ti ho rubato il cuore, calma, calma…”

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