“Rischiamo di non poterci candidare, non è uno scherzo quindi datevi una mossa”. È la notte del 3 aprile 2012, sono le ore 2 e 25 e Samanta Busalacchi attivista del Movimento 5 stelle a Palermo lancia l’allarme via mail agli altri iscritti al Meetup. “Vi sto inoltrando il modulo della raccolta firme, stampatelo a colori e tutto domani raccogliete più firme che potete”, è il testo di uno dei messaggi di posta elettronica che secondo “le Iene” proverebbe le irregolarità compiute dagli attivisti del M5s a Palermo durante la presentazione della loro lista per le amministrative del 2012. Dopo aver sollevato il caso della firme ricopiate per sanare un errore contenuto nei moduli, la trasmissione di Mediaset è giunta alla terza puntata della sua inchiesta sui pentastellati palermitani. E questa volta svela l’esistenza di email che gli attivisti dei 5 Stelle si sono scambiati tra il 3 e il 4 aprile 2012. “Come ci siamo ridotti così?”, chiede uno di loro dopo l’allarme della Busalacchi, mentre un altro futuro parlamentare regionale – Giorgio Ciaccio – spiega che fino a quel momento le firme da considerare valide erano 850.

Il giorno dopo, però, gli attivisti riescono a raccogliere in totale 1,995 firme, trovandone 1.200 solo in 24 ore: come hanno fatto? “Hanno sistemato chissà cosa: sarà la magistratura ad accertarlo, possono venire a prendersi il mio computer”, dice Giovanni Marchese, ex candidato del M5s che ha fornito il carteggio email all’inviato Flavio Roma. Dopo un’indagine archiviata nel 2013, infatti, adesso la procura di Palermo – destinataria dello stesso anonimo inviato alle Iene – ha riaperto un’inchiesta sul caso, per capire se siano state davvero commesse irregolarità nella presentazione delle firme a sostegno dei 5 Stelle o meno. La trasmissione di Mediaset, però, segnala un’altra anomalia: le firme depositate dal Movimento per presentare le liste risultano in gran parte autenticate nel mese di marzo 2012. Ma come è possibile, dato che – a leggere la corrispondenza degli attivisti – sembra che 1.200 firme siano state raccolte solo tra il 3 e il 4 aprile? “Sul numero delle firme, la ricostruzione è del tutto inesatta, Le Iene infatti dicono che il 4 aprile avevamo raccolto solo 850 firme, non è vero, la realtà è ben altra. Avevamo già tutte le firme, ma per un eccesso di scrupolo volevamo essere certi che fossero state raccolte tutte in maniera corretta, infatti le 850 di cui parlano le Iene, erano corredate sia della data di rilascio che di quella di scadenza dei documenti dei firmatari, mentre tutte le altre avevano solo la data di scadenza del documento”, dice la deputata regionale Claudia La Rocca, citata nel carteggio mail mostrato dalle Iene, da un attivista che la ringrazia, insieme alla deputata Claudia Mannino e a Samanta Busalacchi per essersi trattenute in sede fino alle 4 del mattino “per finire questo estenuante lavoro”: quale lavoro? “Durante i mesi della campagna elettorale di Palermo eravamo soliti trascorrere molte ore della giornata in sede, era praticamente una seconda casa per noi, soprattutto negli orari pomeridiani e serali. Non per nulla nella mia mail, a cui si fa riferimento nel servizio, parlo di record di permanenza in sede”, si giustifica sempre la deputata regionale.

Il caso, però, ha ormai coinvolto da settimane i vertici nazionali del Movimento, con Beppe Grillo che è arrivato a scrivere sul suo blog un post per ringraziare le Iene, sottolineando che in questa storia il M5s è “parte lesa”, e invitando gli attivisti a fornire ogni dettaglio utile a chiarire la vicenda. “Questo è un fatto risalente al 2012 quando io non ero ancora entrato in Parlamento. Io spero che la procura faccia luce su questo caso il prima possibile. La cosa migliore da fare è trasferire tutto alla procura, che accerterà. Io tengo a precisare che i colleghi che vengono citati in questa vicenda hanno già querelato chi li accusa. Se ci saranno delle prove che danno responsabilità in capo a qualcuno il M5s ha sempre agito prima della magistratura”, ha detto Luigi Di Maio a Uno Mattina. Il riferimento è per i deputati Riccardo Nuti, Claudia Mannino, Loredana Lupo e Giampiero Trizzino, che hanno annunciato di aver denunciato per diffamazione il professor Vincenzo Pintagro, il grande accusatore del meetup palermitano davanti ai microfoni della trasmissione Mediaset. Nelle ultime ore, tra l’altro, si era diffusa la notizia di una richiesta di autosospensione arrivata ai deputati nazionali coinvolti dai vertici del Movimento: i diretti interessati, però, hanno smentito categoricamente questa ricostruzione. E mentre la bufera sul caso delle firme per le amministrative 2012 non si placa, è diventata un vero e proprio rebus la questione delle Comunarie, le elezioni online per scegliere il candidato sindaco di Palermo del Movimento 5 Stelle.

Svariate le ipotesi che sono circolate negli ultimi giorni: dall’annullamento delle comunarie, con il M5s che sceglierebbe i propri candidati senza passare dal web, fino all’estrema soluzione, e cioè la mancata partecipazione dei pentastellati alle amministrative previste per la primavera 2017. Di sicuro c’è solo che le comunarie si dovevano svolgere a fine settembre, poco prima di Italia 5 Stelle, la festa nazionale dei grillini andata in onda proprio a Palermo. Annullate all’ultimo minuto e rinviate a data da destinarsi, da quel momento sulle elezioni interne dei pentastellati non si è più avuta alcuna notizia. A contendersi la candidatura a sindaco contro Leoluca Orlando sono in 122: hanno inviato il loro curriculum già a fine agosto e da allora aspettano un qualsiasi segnale da parte dei vertici del Movimento. Nel frattempo assistono increduli al caos che rischia seriamente di far implodere il M5s a Palermo.

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