Se siete tra quanti, almeno una volta ogni tanto, gettano lo sguardo ai commenti sotto le recensioni degli album, vi sarà capitato chissà quante volte di leggere commentatori che, spesso con toni piccati, chiedono perché mai l’opinione di un critico musicale dovrebbe avere un qualche valore. Spesso, è ovvio, queste domande retoriche sono accompagnate da ulteriori postille che fanno riferimento a presunte carriere da musicista andate a male, ma il concetto riguardo alla sensatezza della critica musicale resta. Così come resta sensata la curiosità riguardo presunte passioni, più o meno sopite, dei critici musicali rispetto all’oggetto delle loro analisi, la musica. Ora, tanto per fugare dubbi e parlando non a nome generico di una categoria ma mio, sì, sono un appassionato di musica. Altrimenti, suppongo, scriverei d’altro. Perché la scrittura è il mio mestiere ma la musica è la mia passione. Per questo, e veniamo finalmente al reale argomento di questo articolo, arrivati in fondo a questa recensione del nuovo lavoro dei Thegiornalisti troverete una iniziativa che, altrimenti, potrebbe sembrarvi, quella sì, insensata.

Thegiornalisti, si diceva. Proprio in questi giorni è uscita la loro nuova prova di studio, Completamente Sold Out. Una prova attesa, perché, per motivi che potrebbero indurre gli ascoltatori a interrogarsi sul senso della vita, il nome della band in questione, nel corso degli ultimi mesi, è montato come panna, arrivando addirittura all’incredibile evento che li ha visti salire sul palco del Concertone del Primo Maggio di Roma in prima serata, come headliner. Il fatto è che Tommaso Paradiso e soci, ma soprattutto Tommaso Paradiso, come nel mentre capitava ad altri colleghi usciti dal medesimo ambito underground (da oggi vorrei lanciare una moratoria per bandire dal pianeta terra il termine “indie”, ché ha vagamente stancato), è diventato a suo modo una popstar. Un po’ come I cani, come Calcutta, come Iosonouncane (no, Iosonouncane è ancora lì, “in procinto di”). Tanto dovrebbe bastare a chi si occupa di musica, anche con passione, a guardare a questo progetto con interesse. E così è. Il problema, perché un problema, piccolo, c’è, è che Tommaso Paradiso non sa cantare. Sorte comune a tanti artisti di valore, fare l’elenco non servirebbe a nulla. Ma non basta. Perché Tommaso Paradiso e Matteo Cantaluppi, insieme, non sanno produrre. E se dico insieme è perché Cantaluppi, da solo, cose interessanti ne ha anche fatte. Insomma, ce ne sarebbe abbastanza per dar adito a un pezzo non esattamente confortante (per i diretti interessati).

Invece non è così, attenzione.

Perché le canzoni che compongono la tracklist di Completamente sold out sono davvero belle. Ma belle in una maniera disarmante. So che dicendo questo mi espongo magari al pubblico ludibrio, ma ascoltando queste canzoni basta provare ad estrarre dai testi questo immaginario vagamente notturno, post-adolescenziale, di chi è lì, a un passo dal diventare veramente adulto, ma ancora non ce l’ha fatta ad alzarsi dal letto in tempo per andare a quell’appuntamento con la vita che sarebbe risultato definitivo, per l’amore o il lavoro, o quel che è. Ecco, queste canzoni malinconiche sono inni, sì, perché a volte di inni si tratta, inni generazionali, ma di una generazione che non vince mai, come i tifosi di squadre tipo il Genoa o il Torino. Ascoltando queste canzoni mi è parso di trovarmi al cospetto di qualcuno che, volendo e potendo, potrebbe anche diventare il nuovo Luca Carboni, di più, il nuovo Vasco. Attenzione. Prendete queste parole per quel che sono, parole. So che citare questi nomi, a loro modo diversissimi tra loro, ma che possono fungere da pali di una porta dentro la quale si trova un certo cantautorato italiano, tra pop e rock, con una poetica da perdenti che però sono abbastanza vincenti da diventare, a loro modo e con numeri differenti, portavoce di generazioni, l’uno più rivolto alla camera da letto, l’altro alla strada, certo, ma pur sempre Luca Carboni e Vasco Rossi, mica Gianni e Pinotto, ecco, so che citare questi nomi avrà fatto saltare qualcuno sulla sedia. Ma le canzoni di Completamente Sold Out polaroid dei nostri tempi, o meglio di quella generazione lì ai nostri tempi. Canzoni scritte dannatamente bene, che ti si inchiodano alla testa, e più ancora allo stomaco, al fegato, insomma, più sotto. E la cosa che lascia sconcertati, sempre che si possa legare il termine sconcertato a qualcosa di positivo, è che la tracklist di Completamente Sold Out non ha un anello debole. È tutto praticamente perfetto, in quella tracklist, ogni singola canzone. Del resto, lo dico e lo sottoscrivo, Tommaso Paradiso ha scritto una delle canzoni più belle del nostro panorama musicale degli ultimi dieci anni, in ambito pop. Forse proprio la più bella. La Chandelier italiana, Luca lo stesso, per Luca Carboni, scritta insieme a Dario Faini e allo stesso Carboni. Qualcosa vorrà pur dire.

Però ci sono quei dettagli, chiamiamoli generosamente così, di cui si parlava prima. La voce, gli arrangiamenti, la produzione. Completamente Sold Out, coerentemente con quanto fatto fin qui dai Thegiornalisti, sembra una produzione anni 80. Ma non gli anni 80 fighi, quelli che ancora oggi ci piace, con una certa nostalgia che scivola nel trash, ascoltare. No, sembrano gli anni 80 brutti, quelli che vogliamo rimuovere. Canzoni belle, certo, ma con sonorità che potevano andare per Marco Armani, per Franco Fasano. Revival, quindi, ma revival sbagliato. E qui torniamo ancora più indietro, all’inizio di questa recensione. Ecco, suggerendovi con tutto me stesso di andare a ascoltare Completamente Sold Out, perché sono canzoni che potrebbero tranquillamente scavallare gli anni Dieci, come è successo a album come E intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film di Luca Carboni, io direi che è arrivato il momento, ancora una volta, che il critico musicale ci metta la faccia. E non è la prima volta. Per cui, lo dico e lo confermo, lancio un crowdfunding, chiamando alle armi anche Musicraiser di Giovanni Gulino, collega di Paradiso coi suoi Marta sui Tubi. Compagni, qui tocca trovare una soluzione a questa faccenda, per cui raccogliamo la cifra che c’è da raccogliere, e con questa cifra da una parte paghiamo lezioni di canto a Tommaso Paradiso. Il prossimo album deve suonare diversamente, deve cantare diversamente. Per ora, intanto, ascoltiamoci questo.

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