Superamento degli studi di settore, rottamazione dei ruoli, abolizione di Equitalia e nuova imposta sul reddito dell’imprenditore sono le principali novità fiscali della legge di bilancio 2017. Tra interventi condivisibili e altri che porteranno a cadute di gettito, restano questioni aperte.

Di Silvia Giannini e Alessandro Santoro (fonte: lavoce.info)

Studi di settore 

Analizziamo qui di seguito alcune prime anticipazioni sulle principali novità fiscali che accompagneranno la legge di bilancio: il superamento degli studi di settore, la rottamazione dei ruoli e l’abolizione di Equitalia, la nuova imposta sul reddito dell’imprenditore (Iri).

Il superamento degli studi di settore dovrebbe consentire di eliminare del tutto la possibilità, peraltro ormai solamente teorica, di un accertamento fiscale basato sulla sola differenza tra i ricavi dichiarati e quelli ricostruiti statisticamente. Gli studi dovrebbero essere sostituiti da nuovi indicatori di conformità alle regole comunicati al contribuente tramite il cassetto fiscale e sintetizzati attraverso apposite “faccine”. Il contribuente dovrebbe essere spinto a cambiare il proprio comportamento fino a ottenere una “faccina” che indica la soddisfazione dell’amministrazione finanziaria.

Al di là degli aspetti estetici e comunicativi (peraltro importanti), sarà necessario verificare se i nuovi indicatori utilizzeranno non solo la statistica, ma anche le informazioni che l’amministrazione ha già ottenuto sul e dal singolo contribuente, con costi privati e amministrativi non irrilevanti (si pensi allo spesometro e alla fatturazione elettronica). L’operazione sarà fondamentale anche per l’effettiva azione di incentivo all’adempimento che, in assenza dello spauracchio dell’accertamento, sarà affidata alla capacità dei nuovi indicatori di essere comprensibili e convincenti agli occhi del contribuente.

Equitalia e rottamazione dei ruoli

L’abolizione di Equitalia è stata annunciata contestualmente alla cosiddetta rottamazione dei ruoli e il pacchetto dovrebbe generare un aumento di gettito di 4 miliardi. In mancanza dei necessari dettagli, si possono formulare solo delle ipotesi. È plausibile che la funzione di riscossione venga riassorbita all’interno dell’Agenzia delle entrate, seguendo il modello in vigore in molti paesi europei, ma con non irrilevanti problemi di ordine giuridico e organizzativo nel contesto italiano. Ad esempio, le procedure di reclutamento e il trattamento contrattuale attualmente in vigore per Equitalia sono ben diversi da quelli dell’Agenzia delle entrate. Fare rientrare nel perimetro dell’amministrazione pubblica dipendenti non assunti tramite concorso, in particolare, potrebbe essere incompatibile con l’articolo 97 della Costituzione.

D’altro lato, non è neppure chiaro come siano stati quantificati gli effetti dell’abolizione degli interessi e delle sanzioni relativi ai ruoli affidati ad Equitalia, ovvero la cosiddetta rottamazione dei ruoli. In attesa della relazione tecnica, è ipotizzabile che i 4 miliardi siano un maggior gettito di breve periodo, cioè per il 2017, calcolato immaginando che più contribuenti paghino le imposte dovute e che il maggiore adempimento più che compensi l’abbattimento di interessi e sanzioni.

Anche se così fosse, tuttavia, rimarrebbe difficile evitare la caduta del gettito nel medio periodo, che è la conseguenza empiricamente verificata di tutte le misure di questo tipo, che tendono a ridurre gli adempimenti spontanei e incentivare l’evasione, a meno di prevedere un rafforzamento dei poteri di riscossione, oggi eccessivamente indeboliti, come notato da Ocse e Fmi.

L’Iri

Un’altra importante novità è la nuova Iri: l’imposta sul reddito dell’imprenditore. Allo studio da tempo e prevista anche dalla “legge delega fiscale” (n. 23/2014), l’Iri darà la possibilità alle società di persone e alle imprese individuali (solo però se in contabilità ordinaria) di pagare sugli utili trattenuti presso l’impresa la stessa aliquota Ires che si applica alle società di capitali, invece dell’Irpef. L’Irpef ha aliquote che vanno dal 23 al 43 per cento, a cui si aggiungono le addizionali regionali e comunali; l’Ires ha un’aliquota costante, che scenderà dal 27,5 al 24 per cento a partire dall’esercizio 2017.

Se non distribuisce gli utili ai soci, una società di capitali è oggi avvantaggiata (paga meno tasse e può dunque re-investire di più, a parità di profitti lordi) rispetto a una società di persone, o ditta individuale, che abbia redditi appena superiori al primo scaglione dell’Irpef (15mila euro). La nuova Iri abolisce questa ingiustificabile discriminazione, consentendo alle società di persone e alle imprese individuali una maggiore capacità di autofinanziamento. La riforma ha scopi condivisibili, ed è divenuta tanto più necessaria a seguito della riduzione dell’aliquota Ires. Quest’ultima avrebbe già dovuto scattare lo scorso anno, ma un emendamento al disegno di legge di stabilità 2016 ne posticipò l’entrata in vigore al 2017.

In sintesi, i principali contenuti dell’annunciato decreto fiscale mostrano luci e ombre e ancora molte sono le questioni aperte. Occorrerà attendere il testo del decreto, e la relazione tecnica, per ulteriori, specifici approfondimenti e per una valutazione complessiva.

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