“I residenti di San Pietroburgo riceveranno razioni di 300 grammi di pane al giorno in caso di guerra“. L’annuncio del governatore della città, Georgy Poltavchenko, ha confermato come le tensioni tra la Russia e le potenze occidentali – cominciate due anni e mezzo fa con la rivoluzione dell’Ucraina e la conseguente invasione della Crimea – stiano aumentando, in particolare a causa delle divergenze sulla guerra civile in Siria. Una escalation della tensione si è verificata negli ultimi giorni tra esercitazioni militari, un incontro diplomatico cancellato tra il presidente Putin e l’omologo francese Hollande, missili nucleari schierati nell’enclave russa di Kaliningrad, tra Lituania e Polonia, in direzione dell’Europa.

Mosca sposta missili nucleari a Kaliningrad – Diversi Iskander-M sono stati posizionati nella enclave baltica della Russia, puntati sull’Europa, e nell’area sono stati effettuati diversi voli dei bombardieri russi. A comunicare la notizia è stato lo stesso ministero della Difesa sostenendo, però, che la manovra rientra in “esercitazioni di routine” che prevedono l’uso di tali missili. “Queste unità missilistiche sono state schierate più di una volta (nella regione di Kaliningrad) e lo saranno ancora come parte di una esercitazione militare delle forze armate russe”, ha detto il portavoce del ministero della Difesa, Igor Konashenkov. Il generale ha inoltre affermato che uno dei missili è stato “volutamente esposto alla vista di un satellite spia americano”.

Putin annulla incontro con Hollande – Il motivo della cancellazione da parte russa dell’appuntamento diplomatico è la richiesta francese di incentrare i colloqui esclusivamente per “una visita di lavoro sulla Siria”. L’8 ottobre, tra l’altro, la Russia aveva posto il veto ad una risoluzione francese presentata al Consiglio di sicurezza dell’Onu per il “cessate il fuoco” in territorio siriano. Si tratta del quinto veto di Mosca presso le Nazioni Unite nei cinque anni di conflitto siriano. I due presidenti avrebbero dovuto incontrarsi a Parigi il 19 ottobre e la visita di Putin in Francia era stata ventilata già dalla primavera scorsa, come ha sottolineato l’Eliseo, seppur non fosse mai stata annunciata ufficialmente.

Così il Cremlino, che secondo Le Monde ha ritenuto “umiliante” questa formula per la presenza di Putin a Parigi, alla fine ha deciso di cancellare il viaggio. “Il presidente ha deciso di cancellare la visita, perché alcune delle attività pianificate legate all’apertura del centro culturale e spirituale russo e di una mostra, purtroppo, sono stati depennati dal programma”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, aggiungendo tuttavia che Putin è pronto a recarsi in visita in Francia “in ogni momento in cui sarà opportuno per il presidente Hollande”. L’inquilino dell’Eliseo, dal canto suo, ha replicato da Strasburgo, dove si trovava al Consiglio d’Europa: “Sono pronto a incontrare il presidente Putin se possiamo fare progressi sulla pace” in Siria, ha detto, aggiungendo che è vitale continuare a parlare con la Russia nonostante le distanze con Mosca sulla Siria, ma non ha senso discutere a meno che i colloqui non siano “franchi e convinti”.

La crisi Russia-Usa esplode in Siria – Il rapporto tra le due potenze è peggiorato dopo che è fallita la tregua entrata in vigore il 12 settembre tra le forze armate di Assad e le milizie dell’opposizione – concordata tra Mosca e Washington -, che doveva sancire il cessate il fuoco su tutto il territorio siriano. Il fattore scatenante è stato il bombardamento dell’aviazione degli Stati Uniti di un contingente di militari fedeli al presidente Assad, appoggiato da Putin, che ha provocato la morte di 90 soldati siriani. Il raid americano ha portato alla dura reazione della diplomazia russa: “La Casa Bianca difende l’Isis“, le parole della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, riportata dalla Tass. Raid seguito dal bombardamento del convoglio Onu che doveva portare aiuti umanitari alla popolazione di Aleppo, attribuito all’aviazione russa.

Ampliamento base navale militare di Tartus – La Russia ha intenzione di ampliare la sua base navale in Siria, l’unica presenza militare di Mosca nel Mediterraneo. Lo riporta l’agenzia Tass citando il vice ministro della Difesa, Nikolai Pankov, secondo cui la base diverrà “permanente” e “i documenti necessari per l’operazione sono già stati preparati e sono ora in fase di approvazione interministeriale”. Pankov, parlando al Consiglio della federazione russa, ha anticipato che a breve il Parlamento sarà chiamato a ratificare l’intesa per Tartus. L’accordo tra Urss e Siria per il porto militare fu firmato nel 1971 e la base è diventata operativa nel 1977. La scorsa settimana è stato ratificato, e reso pubblico, l’accordo fra Mosca e Damasco per la concessione della base aerea di Hmeymin, nella provincia siriana di Latakia, a tempo indefinito.

Cremlino: “Parenti dei funzionari tornino in patria” – Mosca ha “raccomandato”, ma in maniera molto “persuasiva”, ai funzionari dell’amministrazione presidenziale e regionale e ai deputati del Parlamento russo – in pratica alla “nomenklatura” – di far “rientrare subito” in patria tutti i parenti che ora si trovano all’estero. Lo riporta la testata online Znak.com. Stando al giornale, cinque fonti diverse hanno confermato che la richiesta informale è venuta direttamente “dall’amministrazione presidenziale”. La raccomandazione – non nuova, ma a quanto pare da applicare finalmente senza ulteriori “deroghe” – vale anche per i dipendenti delle aziende di Stato. Chi si trova fuori dai confini della Russia per motivi di studio non potrebbe nemmeno terminare l’anno o i corsi. Stando alle fonti di Znak.com chi non eseguirà “l’ordine” del Cremlino subirà limitazioni nella carriera all’interno del settore pubblico, con il blocco delle promozioni o degli scatti.

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