Televisione

Politics, così Matteo Renzi resuscita gli ascolti del talk di Gianluca Semprini (ma Di Maio batte il premier)

Il balzo in avanti di Politics è innegabile: carta canta. Ma se isoliamo per un attimo la sovrapposizione tra il programma di RaiTre e DiMartedì di Floris, vediamo che lo scontro si è risolto all'ultimo decimale. E dalle 21.22 alle 22.14, quando su La7 si susseguivano Maurizio Crozza e Luigi Di Maio (con Maria Latella e Massimo Giannini), Floris ha fatto meglio di Semprini

di Domenico Naso

L’esordio del 6 settembre scorso era stato incoraggiante: 1.288.000 spettatori e uno share de 5,5%. Nelle settimane successive, però, Politics di Gianluca Semprini era piombato in un abisso profondissimo, con risultati all’Auditel così scarsi da risultare persino imbarazzante commentarli. Poco più di 800mila spettatori il 13 settembre (3,5% di share), 727.000 il 20 settembre (2,9%), 682.000 la settimana dopo (2,7%) e 627.000 il 4 ottobre (share del 2,5%). Una continua emorragia di telespettatori che ha preoccupato non poco i vertici di RaiTre e che aveva spinto Daria Bignardi a correre ai ripari, provando a reinventare un talk show di approfondimento politico che nelle intenzioni della vigilia doveva rappresentare una vera e propria rivoluzione del genere.

La puntata di ieri sera, però, ha decisamente invertito la tendenza, portando a casa 1.693.000 spettatori e uno share del 6,4%, persino più del competitor diretto DiMartedì, condotto da Giovanni Floris su La7 (che però continua a prevalere in sovrapposizione). Che sarà mai successo? All’improvviso Politics è diventato appetibile agli occhi del pubblico televisivo? No, nemmeno per idea. Semplicemente, l’intera puntata di ieri è stata dedicata a una lunga intervista al presidente del Consiglio Matteo Renzi. Lunga davvero, visto che siamo quasi attorno all’ora e mezza, con Claudio Cerasa, Stefano Feltri e Bianca Berlinguer a (tentare di) intervistare l’inquilino di Palazzo Chigi. Ecco svelato l’arcano degli ascolti sorprendenti di Politics, dopo i flop clamorosi delle scorse settimane.

Il balzo in avanti di Politics è innegabile: carta canta. Ma se isoliamo per un attimo la sovrapposizione tra il programma di RaiTre e DiMartedì di Floris, vediamo che lo scontro si è risolto all’ultimo decimale. E dalle 21.22 alle 22.14, quando su La7 si susseguivano Maurizio Crozza e Luigi Di Mario (con Maria Latella e Massimo Giannini), Floris ha fatto meglio di Semprini. Floris ha ottenuto 1.865.883 spettatori (share del 6,91%), mentre Semprini si è fermato a 1,6 milioni (5,86%). Uno scarto di un punticino di share che resta invariato valutando solo lo spezzone durante il quale Di Maio era ospite della trasmissione di Floris: 6,19% di share contro il 5,78% di RaiTre dalle 21.22 alle 21.41; 7,12% contro 5,72% dalle 21.44 alle 21.51.

Passi avanti dopo le cifre quasi da prefisso telefonico delle scorse settimane? Sì, senza dubbio. Ma è tutto merito del premier perché Matteo Renzi alza lo share, questo è ormai un fatto consolidato da una serie di risultati. È successo a Otto e mezzo con il dibattito con il direttore del Fatto Marco Travaglio; è successo all’Arena di Massimo Giletti su RaiUno, con una lunga intervista domenicale che aveva un chiaro target “familiare”. Ma se i risultati sono chiari e l’Auditel premia le trasmissioni che ospitano il premier, dal punto di vista televisivo la puntata di Politics di martedì sera è stata assai deludente. Tanta “caciara”, una conduzione scialba ed evanescente (per tenere testa all’arrembante tracotanza renziana ci vuole ben altro che un Semprini qualsiasi), un dialogo con i giornalisti in studio che è stato alterato dalla continua volontà di Renzi di dettare l’agenda del programma, virando sugli argomenti che voleva affrontare, infischiandosene spesso e volentieri delle domande poste.

Ma in tv, purtroppo, contano i numeri. E oggi dalle parti di Politics possono facilmente cantare vittoria, soprattutto dopo le prime fallimentari puntate del nuovo talk show di approfondimento politico di RaiTre. Dalla prossima settimana, però, c’è da scommettere che tutto tornerà come prima, perché tornerà anche la debole formula della trasmissione. A meno che Daria Bignardi e gli altri dirigenti Rai non decidano di sostituire il buon Semprini direttamente con Matteo Renzi. La linea editoriale resterebbe invariata, ma almeno diventerebbe più efficace il piglio televisivo.

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