Si erano dati appuntamento in un luogo fuori città, in campagna, e al telefono avevano lasciato in sospeso un paio di frasi. Poi si erano incontrati e avevano preso ogni precauzione per non essere seguiti, filmati o intercettati. È per questo motivo che la Dia di Catania aveva iniziato a sospettare che quell’incontro tra Ascenzio Maesano e Orazio Barbagallo, rispettivamente sindaco e consigliere comunale di Aci Catena, non fosse una semplice gita bucolica. Al contrario, per gli investigatori guidati da Renato Panvino quella telefonata del 4 giugno scorso rappresenta la prova che Maesano e Barbagallo si fossero dati appuntamento in un’area di campagna per spartirsi in segreto 15mila euro, cioè la tangente che il consigliere comunale aveva ricevuto dall’imprenditore Giovanni Cerami. Questa almeno è l’ipotesi di Pasquale Pacifico, Antonella Barrera e Tiziana Laudani, i pm della procura di Catania che per Maesano, Barbagallo e Cerami, accusati di corruzione e concussione, hanno emesso un decreto di fermo. “Dovevamo interrompere la fuga di notizie”, ha spiegato in conferenza stampa il procuratore capo Carmelo Zuccaro.
L’inchiesta ruota attorno a due appalti del comune di Aci Catena: da una parte il rinnovo del contratto di fornitura del servizio di assistenza e manutenzione dei sistemi software e hardware, dall’altra l’aggiudicazione del progetto esecutivo Home car, finanziato dalla Comunità europea con 252mila euro alla Halley consulting, società di cui Cerami è direttore generale. Sarebbe stato proprio Cerami a versare i 15mila euro di tangente a Barbagallo, somma che poi il consigliere comunale avrebbe diviso “in parti uguali” con il sindaco Maesano. Il bello è che per gli inquirenti si tratterebbe solo “dell’ennesimo pagamento effettuato da Cerami a favore dei due funzionari pubblici”, dato che l’imprenditore lavorava con il comune di Aci Catena almeno da 20 anni: quei 15mila euro, insomma, potrebbero essere solo la punta dell’iceberg della corruzione nel cittadina acese.