Armageddon. E’ il senso che può prendere il secondo dibattito per le presidenziali USA a St. Louis, Missouri. Abbandonato da decine di senatori, deputati, governatori repubblicani, inseguito da attacchi e polemiche dopo il video “sessista”, Donald Trump potrebbe essere portato a volgere contro Hillary Clinton l’arma più esplosiva: quella dei tradimenti di Bill, quella degli scandali sessuali che hanno accompagnato la vita pubblica e privata dei Clinton. Per Trump, come dicono alcuni, è ormai “questione di vita o di morte”. Senza più nulla da perdere, il tycoon repubblicano potrebbe rivelarsi un rivale temibile, persino distruttivo.

I testimoni descrivono l’atmosfera di queste ore, nella Trump Tower, sede della campagna del candidato repubblicano (sotto la quale in queste ore si sono radunati i suoi sostenitori, nelle foto), come “confusa e abbattuta”. La crisi più devastante, per Trump, esplode infatti a poche ore dal dibattito. L’abbandono di molti pezzi grossi del G.O.P. si fa sentire. Lo stesso vice, Mike Pence, si è defilato. “Non ci sta a fare da scudo umano per Trump”, dice un funzionario repubblicano. L’esplosione del caso sulle frasi sessiste ha mandato all’aria anche quel poco di preparazione che un candidato come Trump, abituato a improvvisare, aveva accettato. I principali consulenti del tycoon, Steve Bannon, Kellyanne Conway, il genero Jared Kushner, procedono in ordine sparso. L’atmosfera, appunto, è di confusione; di aperta crisi.

Partita chiusa, dunque, per Donald Trump? Non proprio. Nel dibattito di St. Louis, il candidato repubblicano potrebbe infatti essere portato a giocare il tutto per tutto. Quello che Trump vuole fare l’ha già chiaramente spiegato nel video in cui “chiede scusa” per le dichiarazioni sessiste. “Bill Clinton ha davvero abusato delle donne, e Hillary Clinton ha attaccato, coperto di vergogna, intimidito le vittime di lui”. Sabato sera Trump ha anche dato un’altra anticipazione, ritwittando Juanita Broaddrick, la donna che accusa Clinton di averla stuprata nel 1978. L’obiettivo è quindi quello di andare all’attacco, mostrare che Bill è molto peggio di lui, che Hillary l’ha coperto per pura sete di potere, mostrando in questo modo di essere non la “rappresentante di tutte le donne”, ma la loro nemica più spietata. Se fino a oggi la linea d’attacco scelta da Trump ruotava attorno all’incompetenza di Clinton, ai suoi molti scandali e lati oscuri, le ultime ore cambiano tutto. L’obiettivo diventa la vita matrimoniale di Hillary e quella sessuale di Bill.

Va da sé che in questo modo la campagna 2016 tocca il punto forse più basso mai raggiunto da una sfida presidenziale. Programmi e progetti spariscono in un mare di corna, allusioni sessuali, bravate da spogliatoio. Il fatto è, spiegano fonti vicine alla campagna di Trump, che il candidato è davvero ferito, esasperato, pronto a reagire. Pensa che i media e il suo stesso partito gli abbiano riservato un trattamento pregiudizialmente negativo, mai toccato a nessuno prima di lui. La sua vena combattiva è peraltro rafforzata da un dato. I leader e la nomenclatura repubblicana lo hanno mollato; ma gran parte del popolo repubblicano resta con lui. Un sondaggio ordinato da Politico.com nella giornata di sabato mostra che il 74 per cento dell’elettorato repubblicano vuole che Trump continui per la sua strada.

Di fronte al rivale, azzoppato e forse per questo ancora più pericoloso, si aprono tutti i dubbi e i pericoli per Hillary Clinton. Se infatti Trump non ha più molto da perdere, Clinton ha tutto da perdere. Un sondaggio Quinnipiac realizzato venerdì (quindi prima dell’esplosione del caso delle frasi sessiste), la mostrava avanti di cinque punti. Il dibattito di St. Louis – nella forma di domanda del pubblico e risposta del candidato – doveva servire a Clinton per mostrare il suo lato più personale. Spesso a disagio, troppo legata e professorale quando parla da un podio, Clinton ha offerto i momenti migliori nel contatto diretto con l’elettorato. Molti ricordano l’incontro con una ragazzina ispanica di dieci anni, Karla Ortiz, come il momento più vero e comunicativo della sua campagna. A St. Louis, nel botta e risposta con il pubblico, la candidata democratica sperava quindi di affrontare finalmente i “temi” – tasse, educazione, eguaglianza salariale, assistenza ai più piccoli – non più da un punto di vista teorico ma a diretto contatto con le vite degli americani.

La crisi improvvisa che travolge Trump cambia tutto anche per Hillary Clinton. Se davvero il tycoon pensa di usare la questione degli scandali sessuali, Clinton può trovarsi spiazzata. I rischi, per lei, sono soprattutto due. Il primo è di natura caratteriale. Clinton non è capace di improvvisare. Se attaccata, se sottoposta a un forte stress, tende a rinchiudersi in una serie di risposte prestabilite. La cosa può rivelarsi pericolosa in questo caso, con Trump scatenato e difficilmente controllabile – e prevedibile. L’altro rischio riguarda il tipo di attacchi. L’esplosione delle polemiche sul video di Trump ha messo la sordina alle decine di mail della campagna di Clinton che Wikileaks ha reso pubbliche. Dentro quelle mail non c’è nulla di esplosivo; ma c’è la prova della “vicinanza” tra Clinton e gli ambienti finanziari che la candidata ha frequentato e con cui ha collaborato. Se Trump, oltre alle bordate sulle scorribande sessuali di Bill, dovesse aggiungere gli attacchi su Goldman Sachs, per Clinton potrebbe davvero aprirsi uno scenario imprevedibile. E a quel punto, da una parte e dall’altra, sarebbe davvero Armageddon.

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