“Ragazzi, se il treno o il bus sono in ritardo vi giustifico io”. A scegliere di stare dalla parte degli studenti e contro le istituzioni colpevoli – a suo dire – di aver lasciato in panne buona parte della Puglia, dopo il disastro ferroviario del 12 luglio, è Roberto Tarantino, il dirigente dell’istituto “Colasanto” di Andria. Spogliati i panni del burocrate ha deciso di mettere nero su bianco l’autorizzazione ad arrivare dopo il suono della prima campanella per i pendolari.

Una circolare che sta facendo molto discutere: “Preso atto della incompatibilità degli orari dei mezzi di trasporto – scrive il preside nel provvedimento – con l’inizio e/o con il termine delle attività scolastiche, della assoluta mancanza di puntualità dei mezzi stessi e della scarsa affidabilità degli orari comunicati dalle aziende di trasporto extraurbano, informo gli studenti pendolari che potranno essere autorizzati a entrare a scuola sino alle 8,20 e ad uscire da scuola con un anticipo di dieci minuti rispetto all’orario previsto. La presente disposizione, adottata nell’esclusivo interesse degli studenti e per limitare le evidenti, negative ricadute sugli apprendimenti, ha carattere provvisorio, in attesa di necessari provvedimenti di competenza delle aziende di trasporto”. Tarantino punta il dito contro le amministrazioni che non muovono un dito per risolvere la situazione.

Dopo la tragedia del 12 luglio scorso, la circolazione Ferrotramviaria tra Andria e Corato è sospesa così anche il tratto tra Corato e Ruvo. Chi parte da Bari non ha altra alternativa che prendere l’autobus ma si sa quando si parte e non si sa quando si arriva. Non solo: “I nostri ragazzi – spiega il dirigente – usano soprattutto i pullman della società trasporti pugliesi ma sono pochi quelli che riescono ad arrivare puntuali. Da quando tutti sono costretti a muoversi con il bus il traffico ad Andria è impazzito e nemmeno i ragazzi che abitano alla periferia della città riescono ad entrare in orario”.

Tarantino di fronte a questa situazione non ha perso tempo. “Purtroppo una improvvida circolare dell’ufficio scolastico regionale – continua il preside – ci ricorda che non è possibile fare alcuna riduzione dell’orario; la vecchia normativa ci consentiva per cause di forza maggiore o legate ai trasporti di ridurre la prima e l’ultima ora. Ora l’Usr ci impedisce di praticare questa strada. A quel punto mi sono trovato di fronte ad un’ alternativa: non controllare in nessun modo l’ingresso o garantire il diritto allo studio dei ragazzi e consentire loro di entrare in ritardo”.

Il capo d’istituto ha scelto la seconda strada: “Lei cosa avrebbe fatto? O siamo ottusi esecutori di norme o dobbiamo ragionare per l’interesse dei ragazzi”. Il tutto avviene su richiesta dei genitori che devono compilare un apposito modulo dove si dichiara espressamente di essere a conoscenza “delle conseguenze negative che una riduzione dell’orario scolastico previsto per la classe può comportare sugli apprendimenti e sul profitto del figlio” e si prevede anche la possibilità di una revoca in caso di scarso rendimento scolastico.

Articolo Precedente

Università, a Bologna il prof annuncia: “Non vigilerò per evitare che si copi”. Ma gli studenti: “Torni a controllarci”

next
Articolo Successivo

Scuola, Intercultura: “Con la crisi sempre meno scambi internazionali e stage all’estero. E l’Italia non attrae stranieri”

next