Scherza, ma precisa di dirlo per davvero. Donald Trump, parlando ad un raduno in Nevada, chiede ai malati terminali di non morire prima dell’8 novembre, giorno del voto per la Casa Bianca. “Non morite prima di avermi votato. Non mi importa quanto sei malato. Non mi importa se sei appena tornato dal medico e lui ti ha dato la peggiore diagnosi possibile, che significa che è finita. Non importa. Reggete fino all’8 novembre. Uscite e votate”. Dichiarazioni riportate dal quotidiano britannico The Independent, che ricorda come il candidato repubblicano abbia poi rassicurato che il “sacrificio” non sarà vano: “Vi vogliamo bene, ci ricorderemo sempre quello che avete fatto”. Dichiarazioni controverse che arrivano a pochi giorni dallo scoop del New York Times sul mancato pagamento delle tasse federali e degli affari, scoperti da Newsweek, che il magnate ha fatto con Cuba violando l’embargo.

E intanto Washington Post e The Atlantic pubblicano il loro endorsement a favore di Hillary Clinton, mettendo in luce pesanti conseguenze per gli Stati Uniti dopo l’eventuale elezione dell’avversario repubblicano. “Un presidente Trump può distruggere l’economia mondiale”, scrive il Wp in un editoriale in cui sottolinea come le politiche economiche prospettate in campagna elettorale – tra cui la “restituzione agli americani del loro lavoro, ripudiando gli accordi internazionali – rischiano di “innescare una guerra, o guerre commerciali che metteranno a rischio i risultati ottenuti negli ultimi tre decenni senza aiutare gli americani che hanno più bisogno”.

The Atlantic, invece, per la terza volta nei suoi oltre 150 anni di vita sostiene la Clinton, considerandola “una dei candidati presidenziali più preparati di sempre”. Per contro la storica rivista fondata nel 1857 bolla Donald Trump come un “demagogo, xenofobo, sessista, uno che non sa niente ed è un bugiardo”. Vale a dire, “il candidato più dichiaratamente non qualificato nei 227 anni della storia della presidenza americana” che costituisce “una minaccia esistenziale per la Repubblica”.  “Noi siamo fiduciosi del fatto che Clinton comprenda il ruolo degli Stati Uniti nel mondo – si legge nell’editoriale – non abbiamo dubbi che lei affronterà in modo assiduo i problemi che il nostro Paese deve affrontare, e lei ha dimostrato la sua disposizione all’analisi ed al duro impegno”. Per il giornale, “Trump non ha mai avuto nessuna carica pubblica e nessuna qualifica per candidarsi”. In più “ha il carisma di un imbonitore televisivo, traffica con teorie complottiste ed invettive razziste, è incredibilmente sessista, folle, xenofobo ed esprime ammirazione per i governanti autoritari e mostra lui stesso tendenze autoritarie”.

A sottolineare l’importanza ed eccezionalità della decisione di dare l’endorsement a Clinton, il direttore di Atlantic, Scott Stossel, paragona questa scelta a quella che nel 1964 spinse la rivista a sostenere Lyndon Johnson contro il repubblicano Barry Goldwater che si opponeva alla legge per i diritti civili. “Come pubblicazione definita dai suoi fondatori “di nessun partito” noi non facciamo facilmente endorsement politici – ha scritto Stossel – e nella storia lo abbiamo fatto quando ci siamo resi conto che la posta in gioco era così alta da costituire un’emergenza nazionale o una minaccia esistenziale alla repubblica. Noi consideriamo che l’elezione di Donald Trump – ha concluso – costituisca questa minaccia e per questo abbiamo deciso di sostenere Clinton”.
Prima di Johnson, The Atlantic aveva sostenuto, circa un secolo prima nel 1860, la candidatura di Abraham Lincoln.

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