“Spegni la luce, accendi Lucy”. Mai gioco di parole è stato più appropriato. Lucy è il primo esemplare di eliostato che entra nelle case delle persone; grazie allo specchio posizionato dentro una sfera trasparente, questo dispositivo è in grado di seguire il movimento del sole e di riflettere la sua luce all’interno di un appartamento o di un ufficio. Questo robot – che costa 199 dollari – sfrutta l’illuminazione naturale per “accendere” le stanze più buie. La campagna di preordinazioni lanciata su Indiegogo ha raccolto oltre 200mila dollari. E continua a convincere chi lo vuole finanziare.

Ma a dispetto del nome, Lucy è la protagonista di una storia tutta italiana. La mente del progetto, infatti, si chiama Diva Tommei. Nata a Roma 31 anni fa, Diva ha una laurea in biotecnologie, oltre a una grande passione per le soluzioni. Già, perché Lucy è figlia di una necessità: “Dopo la laurea mi sono trasferita a Cambridge per fare il dottorato in bioinformatica e ho iniziato subito a soffrire la scarsa presenza di luce solare, in più nel mio ufficio c’era una sola finestra e posizionata dal lato opposto rispetto alla mia scrivania”, racconta a ilfattoquotidiano.it. Come risolvere questo problema? Per Diva la soluzione arriva quando mette piede oltreoceano: “A metà del percorso di dottorato sono stata accettata dalla Singularity University di Mountain View per un progetto di quattro mesi e per la prima volta sono stata esposta alla tecnologia degli eliostati – ricorda -, e un’idea mi è balenata nella mente. Perché non seguire lo stesso principio per portare la luce nelle case delle persone?”.

“Sono stata accettata dalla Singularity University di Mountain View per un progetto e per la prima volta sono stata esposta alla tecnologia degli eliostati”

Già, perché di solito gli eliostati vengono usati solo nei campi solari e ogni pannello costa oltre 20mila euro: “Ho capito che potevo sfruttare la stessa tecnologia, ma ovviamente dovevo tenere conto di molti aspetti: un bel design, un prezzo ragionevole, la praticità”. Una volta tornata a Roma, Diva incontra Mattia Di Stasi e Alessio Paoletti (rispettivamente addetto al marketing e designer) e con il loro aiuto prova a risolvere una difficoltà alla volta: “Prima bisognava capire se esisteva un mercato per Lucy e poi c’erano i finanziamenti da trovare”, racconta.

Quando nel maggio 2015 fondano la loro start up, Solenica, capiscono subito che quello di trovare i fondi non sarà un compito facile: “In quel momento in Italia l’ecosistema delle start up stava nascendo, ma ovviamente si stava sviluppando intorno a prodotti software, quindi per noi era difficile trovare dei finanziamenti adeguati alla produzione di un prodotto fisico come Lucy”, ricorda.

“Questa è una difficoltà che abbiamo riscontrato a livello globale – aggiunge -, anche nella Silicon Valley il rapporto tra start up software e hardware è molto sbilanciato”. L’occasione giusta, però, non tarda ad arrivare. Il Qualcomm Robotics Accelerator di San Diego si fa avanti per finanziare il loro progetto e nel giro di quattro mesi Lucy diventa realtà.

“Anche nella Silicon Valley il rapporto tra start up software e hardware è molto sbilanciato”

E i risultati del crowdfunding parlano da sé: “Sicuramente sapevamo che la risposta sarebbe stata solida, perché prima di partire con la campagna abbiamo fatto delle accurate ricerche di mercato – spiega -, ma abbiamo intenzione di lavorare sodo per rafforzare ancora di più questo risultato”. La raccolta dei preordini si chiuderà in occasione del Maker Faire (14-16 ottobre, Fiera di Roma); poi si partirà con la produzione degli esemplari richiesti.

Quattro anni di duro lavoro, di cui ora stanno finalmente raccogliendo i primi frutti. Ma quando hanno capito che potevano farcela? “Sicuramente la prima volta che abbiamo portato il nostro prodotto nelle abitazioni dei tester selezionati – ricorda Diva -, il momento in cui Lucy porta il sole in una stanza buia è potentissimo, c’è un po’ di tutto – felicità, sorpresa, incredulità”.

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