Ad accorgersi che qualcosa non andava sono state le maestre. Sempre triste. In silenzio. Il maglione a maniche lunghe anche d’estate per coprire i lividi sulle braccia. Un comportamento troppo strano per una bambina di dieci anni. Non così strano se tutti i giorni si subisce ogni sorta di violenza fisica e psicologica.

Non le veniva risparmiato niente dai due che avrebbero dovuto solo regalarle un’infanzia serena. E invece ogni giorno, da almeno due anni, il copione si ripeteva tanto da provocare alla piccola disturbi socio-comportamentali. Il padre e la convivente, entrambi di origine macedone, avevano trasformato l’appartamento in un condominio di un piccolo paese dell’Astigiano in una “casa degli orrori“, come l’ha descritta il capitano dei carabinieri Lorenzo Repetto.

“Che quel cibo possa essere veleno per te”. “Stupida orfana“. “Ti carico in macchina e ti butto come immondizia“. “Ti porto in montagna e ti faccio mangiare da lupi e cinghiali”. Sono alcune delle frasi che la bimba si sentiva rivolgere quotidianamente. Parole accompagnate da botte, tante. Soprusi e umiliazioni. Pugni, schiaffi, minacce di morte. Bastonate quando si azzardava a piangere perché le mancava la sua vera mamma rimasta in Macedonia. Denutrita. Trascurata nell’igiene e nell’abbigliamento. E non solo. Perché se non bastassero già questi c’è da aggiungere un altro dettaglio a questo orrore. Le violenze, infatti, non le venivano inflitte solo dalla coppia, ma anche dalla sorellastra, una bimba di 11 anni che seguiva l’esempio degli adulti e che al contrario della piccola riceveva tutto l’affetto che merita una figlia. Adesso entrambe sono state accolte da due diverse comunità protette.

L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore di Asti, Donatella Masia, ha ricostruito questo incubo. E’ stata aperta grazie alle segnalazioni arrivate dalla scuola. Il resto l’hanno fatto i carabinieri. Grazie a intercettazioni e video hanno raccolto “prove inconfutabili” che hanno fatto scattare l’arresto per entrambi. Le misure cautelari sono state convalidate dal gip Marco Dovesi. Il padre si trova nel carcere di Quarto d’Asti. La matrigna nel penitenziario di Torino. Quando i carabinieri si sono presentati alla loro porta si sono sentiti dire dai due che i bambini “vanno educati“. L’inchiesta è stata chiamata “Cenerentola“, come la fiaba. Ma in questa storia è dura parlare di lieto fine.

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