La crisi dei migranti, se gestita bene, può aiutare i Paesi che li ospitano ad affrontare le sfide legate all’invecchiamento della popolazione. Lo afferma il Fondo monetario internazionale nel suo World Economic Outlook, sottolineando che c’è “un’associazione positiva fra la crescita del pil pro capite di lungo termine e la percentuale dei migranti”.

“L’Unione Europea ha ricevuto un numero senza precedenti di rifugiati di recente, con 1,25 milioni di richieste d’asilo nel 2015, e le richieste continuano a salire nel 2016 anche se a velocità più lenta”, si legge che nel rapporto, che ammette come l’accoglienza “presenti delle sfide” ma sottolinea anche che “possono rafforzare il mercato del lavoro e avere un impatto positivo sulla crescita e sui conti pubblici nel lungo termine, soprattutto nei paesi alle prese con l’invecchiamento della popolazione”.

Per affrontare i costi dei rifugiati nel breve termine, però, “il Patto di Stabilità e Crescita dovrebbe consentire un marginale allentamento dei target di bilancio”, auspica l’Outlook, pubblicato nel giorno in cui il governo Renzi varerà un aggiornamento del Documento di economia e finanza in cui, come rivendicato dal premier, le spese per i migranti e per il post terremoto saranno considerate “fuori patto. Secondo l’istituzione diretta da Christine Lagarde l’Unione spenderà quest’anno fino allo 0,2% del pil per far fronte all’accoglienza e il peso maggiore sarà sopportato da Austria, Finlandia, Germania e Svezia. Per Stoccolma in particolare si prevede che il costo dei rifugiati ammonterà quest’anno all’1% del pil.

Anche per la Cina, alle prese con la transizione verso un modello economico più orientato ai consumi che all’export, l’Outlook stima che “un incremento di un punto percentuale del numero di lavoratori migranti può portare a un incremento di 2 punti percentuale del pil nel lungo periodo”.

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