Nessuno se lo aspettava. Il tentennare della Raggi probabilmente aveva già fatto scattare il meccanismo che poi è sfociato in decisione. I sindaci dell’altro Lazio, quello che non comprende Roma, i cugini non considerati insomma, alzano la testa e chiedono al Coni di fare le Olimpiadi nelle altre province della Regione. Hanno fatto rete. E questa è già di per sé una notizia. Ma hanno fatto rete su un fatto eclatante. Damiano Coletta, sindaco di Latina mostra tutta la sua contrarietà alla decisione presa dalla Raggi. Lui da uomo sportivo considera le Olimpiadi una grande opportunità, non solo per Roma, ma per tutto il Lazio. Bisogna, secondo lui, soprattutto in questi grandi eventi, ripartire dagli errori del passato e costruire una situazione nuova, impeccabile e avulsa da corruzioni e clientele varie. Rinunciarci a priori è sbagliato.

Dello stesso avviso Nicola Ottaviani, sindaco di Frosinone, secondo cui un Consiglio comunale può decidere per il proprio territorio perché qui ci sono in ballo anche gli investimenti per l’intera Regione e dell’intero Paese, e la Raggi dovrebbe tenerne conto. I Comuni del Lazio, assicurano i quattro sindaci, a iniziare dalle città capoluogo, fornirebbero l’eventuale supporto istituzionale. Insomma se ne avvarrebbe tutta l’economia del Lazio se la Raggi accettasse. Ma poiché non lo ha fatto, tutti ci perdono. Non solo Roma. Ma tutti, perché gli altri impianti verrebbero realizzati anche all’esterno della Capitale, con evidenti riflessi positivi sotto il profilo economico e sociale. I sindaci hanno deciso di elaborare un documento comune da inviare al Coni, per evitare che il parere contrario del sindaco di Roma chiuda definitivamente il capitolo Olimpiadi.

Desideri? Sogni? Illusioni? Speranze? Insomma ci sono le possibilità per tenere in piedi questa aspirazione o si fa solo “accademia”? Non rimane che chiederlo al Coni, che rinviandomi alle dichiarazioni di Malagò fatte in questi giorni, ringrazia e chiude la porta.

Spiegano, infatti, che non è tecnicamente possibile girare ad altre realtà. E’ stato già spiegato a Luigi De Magistris, che aveva candidato Napoli, a Roberto Maroni, che aveva candidato l’intera Lombardia, ad altri e allo stesso sindaco di Frosinone. Insomma da un punto di vista tecnico è un discorso chiuso. Non dipende da loro. Certo che sono contenti per tutte queste disponibilità interpretabili anche come solidarietà. Ma le regole le ha stabilite il Comitato olimpico internazionale (Cio) e il dossier preparato vincola a quel luogo. A Roma. E non se ne esce. Non ci possono essere surrogati, o sostituzioni. Comunque la lodevole iniziativa non verrà cestinata, ma si archivierà… in attesa della prossima occasione. Non si sa mai.

I nuovi Re di Roma

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