La leggenda vuole che il nome definitivo fu scelto per alzata di mano. Quello dell’epoca era The Hype, ma alcuni componenti della band volevano cambiarlo. Alla fine, durante un concerto, decisero di far scegliere il pubblico. E la folla votò per cambiare, preferendo il nome che era stato ispirato dai famigerati aerei-spia utilizzati dall’esrecito americano negli anni della Guerra Fredda. Nasce così la storia degli U2. Ma la vicenda del gruppo irlandese era cominciata già prima: era il 20 settembre 1976 quando Larry Mullen affisse un appello nella bacheca di scuola: “Cercasi componenti per una band musicale”, diceva grosso modo. E a rispondere furono Adam Clayton, David Howell Evans e un giovane scapestrato, orfano di madre, di 16 anni: si chiamava Paul David Hewson, ma deciderà presto di cambiare il suo nome in omaggio ad un negozio di  musica di Dublino, il Bonavox. Nei quarant’anni dopo, quei 4 ragazzi avrebbero venduto 170 milioni di dischi, diventando una delle band più famosa del mondo.

Il primo album arrivò nel 1980: s’intitolava Boy, e la sua pubblicazione fu accolta con favore. Seguì la prima tournée, i primi bagni di folla. Ma era solo il preludio di quello che sarebbe arrivato di lì a poco. Oggi elencare i grandi successi degli U2 sarebbe impossibile, e qualsiasi selezione rischierebbe di far torto a ciò che resterebbe escluso. Da War The Joshua Tree, da Achtung Baby Zooropa fino ai più recenti How to Dismantle an Atomic Bomb Songs of Innocence, la carriera degli U2 è proseguita sempre all’insegna della ricerca di sonorità sempre nuove ma fedeli all’idea originale del loro rock.

E fedeli, Bono e compagni, sono rimasti sempre anche alla loro idea di coniugare musica e impegno politico, spendendosi in campagne sui diritti civili e umanitari, sull’ecologia e sull’eliminazione del debito degli Sati del Terzo Mondo. Il 13 luglio del 1985, la partecipazione allo storico Live Aid di Wembley sancì l’affermazione della band a livello mondiale, con una performance rimasta negli annali del rock per forza e intensità, sullo stesso palco in cui si esibirono, quel medesimo giorno, i Queen e i Black Sabbath, Santana e Paul McCartney. Negli anni successivi, l’affermazione degli U2 divenne definitiva, anche a livello mediatico, e portò i 4 ragazzi di Dublino fin sulla copertina del Time, privilegio concesso – prima di allora – solo a gruppi del calibro dei Beatles e degli Who. E anche dopo 4 decenni di carriera, non viene meno, nella band, il gusto di lanciare messaggi forti, d’intervenire nel dibattito politico internazionale. Lo dimostra quanto è accaduto nelle scorse ore sul palco della T-Mobile Arena di Las Vegas, dove gli U2 hanno attaccato più volte, durante il loro concerto, il candidato repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump. “Ma veramente ve la sentite – ha chiesto Bono alle migliaia di fans presenti – di rischiare il sogno americano?”.

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