Se è vero che il mondo dell’editoria è in uno stato di crisi perenne e generale, è altrettanto vero che esistono eccezioni particolari, sostenute dalla capacità dei loro interpreti di rimettersi in discussione ogni giorno, allo scopo di restare nella scia di quella cometa che è il mondo dei libri e delle librerie. E tra le tante nelle quali mi sono imbattuto, ce ne sono alcune che mi hanno notevolmente colpito, e che restituiscono fiducia ad un settore che ne ha davvero bisogno.

Durante l’estate ho passato qualche giorno al mare con la mia famiglia in un delizioso paesino della Toscana. Nel centro del paese, lungo il viale pedonale, c’erano ben due librerie, una di catena e una indipendente. La libreria di catena offriva a profusione novità dei grandi marchi, giocattoli e varia di ogni genere. La libreria indipendente aveva invece una piccola offerta di titoli di forte richiamo, ma dedicava prevalentemente spazio e attenzione a una linea di prodotto originale e accattivante, rigorosamente fatta in casa, che andava dai libri da colorare, alle fiabe, dalla cucina all’oggettistica.

Tra i due punti vendita ci saranno stati al massimo trenta metri di distanza. La differenza in termini di clienti era minima.

Incuriosito non solo dalla particolarità dell’offerta dell’indipendente, ma soprattutto da quella posizione che sembrava voler sfidare il colossale dirimpettaio, ho provato a fare qualche domanda alla libraia che, sfilando il naso dal testo da cui mi scrutava, mi ha suggerito di mettermi in contatto con il suo responsabile. Sul segnalibro coi contatti trovo così indicati gli altri venticinque punti vendita di Edizioni del Baldo, presente in tutta Italia ma solo in località turistiche di piccola e media grandezza.

Dopo alcuni giorni contatto il responsabile, il simpatico Silvano Pizzighella che, in una lunga chiacchierata telefonica, mi racconta la storia di questa sua avventura editoriale, iniziata negli anni Novanta come Demetra e che poi, circa dieci anni fa, ha assunto la forma attuale. La decisione coraggiosa nel 2005 è quella di staccarsi dalla distribuzione, il compagno Arpagone che limita l’indipendenza e vincola a esborsi insostenibili, per puntare su un modello di business avveniristico per l’epoca, e oggi invece considerato dalla maggior parte degli indipendenti l’unica vera forma sostenibile per lavorare in questo settore nel medio e lungo periodo.

Durante questi anni, Edizioni del Baldo non è stato toccato dalla crisi, ed anzi è riuscito a crescere ulteriormente, aumentando sia i dipendenti che i punti vendita. Tutto questo mantenendo la propria identità di azienda familiare, attraverso scelte che potrebbero sembrare irrazionali, come ad esempio quella di non cedere in distribuzione i prodotti ad Amazon, che riesce comunque attraverso altri canali a rifornirsi di quello che gli occorre, a testimonianza di una domanda concreta.

Tra le curiosità di questo modello virtuoso di editoria del terzo millennio spiccano i picchi di vendita estivi invece che natalizi, la capacità di mantenere continuamente aggiornato il catalogo attraverso la produzione di centinaia di novità all’anno, esportate all’estero nei principali mercati internazionali, con qualche resistenza in Germania dove, secondo l’editore, non si intercetta il gusto degli addetti ai lavori, ma che ha invece il riscontro di migliaia di pezzi venduti in casa, appositamente confezionati in tedesco per turisti che ne fanno incetta.

La scelta di non puntare sulla narrativa, se non quella per bambini, è la conferma del vantaggio che nasce dall’avere le idee chiare. Ma per mantenersi lucidi e al passo coi tempi bisogna ogni giorno capire in cosa si sta trasformando il mercato nel quale si lavora, pena il superamento culturale e il fallimento. Tanti grandi marchi del libro in Italia hanno sofferto e soffrono ancora per l’incapacità di restare al passo coi tempi, mentre è oggi fondamentale riuscire a mettere in discussione le proprie certezze ogni giorno, per garantirsi ancora un avvenire proficuo nel complesso e camaleontico mercato del libro.

A conferma di questa linea, l’editore mi spiega che di solito non assume librai con molta esperienza, per la difficoltà di riuscire a fare a meno di metodi e certezze che per anni hanno sorretto il modo di vivere il lavoro. Ma oggi tra Amazon, e-reader, self-publishing e fascette bugiarde, lo spazio per prosperare e non sopravvivere nel mondo dell’editoria va cercato in modi diversi e originali.

Sennò non si volta più pagina.

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