Ma che bisogno c’è di celebrare una boiata del genere? Viviamo in un periodo fantastico dove le persone a 50 anni e passa vengono chiamate “ragazzi” e dove ci è permesso di essere giovani tutta la vita. Possiamo vivere un’adultolescenza interminabile che a un certo punto, senza nemmeno accorgercene si trasformerà in vecchiaia, malattia, morte, ma questo tracollo potrà avvenire tutto in un colpo e fino a che non arriverà (potrebbe anche non arrivare e risolversi tutto molto prima in maniera indolore per chi se ne va) saremo dei “ragazzi” e delle “ragazze”.

Capite anche voi che in un periodo così figo fare figli diventa penalizzante, una follia, quindi meglio non farne se ci si vuole continuare a divertire che un figlio ti cambia la vita e se uno non è convinto è meglio che non ne faccia (non è obbligatorio). Lasciamo fare figli ai poveracci che senza troppi ragionamenti li fanno lo stesso, lasciamo che le pupazze col fazzoletto in testa e lo stanellone vadano in giro con 4-5 bambini mentre noi andiamo a farci gli aperitivi, ai concerti e diciamo “eh ma sono un precario”, “eh ma non ho il contratto a tempo indeterminato“, “eh, ma ho solo cinquant’anni” invece di essere onesti con noi stessi e la collettività e gridare al mondo con orgoglio “io non ne ho voglia mezza di avere figli, fateli voi che tanto il mondo è già pieno di gente”. Basta con ‘ste gnole economiche.

Che bisogno c’è del fertilityday? Lo sappiamo tutti che se una “ragazza” di 40 anni decide di avere un figlio farà più fatica di una ragazza di 18 anni, che bisogno c’è di sottolinearlo? Che bisogno c’è di mostrare la foto della gioventù hitleriana e confrontarla con la tipica casa da fuorisede bolognese affittata in nero da qualche “ragazzo” dove, se ci pensate bene, è più facile che qualcuna rimanga incinta, che a stare in riva al mare indossando una polo, di bambini ne nascono pochi. Anche se hai vent’anni.

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“Ho lasciato la finanza per fare il cioccolato. Prima avevo i soldi, ora ho tempo e ritmi più lenti”

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