“La prima era proprio brutta, tant’è che, quando l’ho vista, ho detto: cambiamola. Ma io faccio il ministro e non il comunicatore. Io ho verificato la nuova campagna e il motivo per cui ho rimosso il direttore è che la foto che ho autorizzato non era quella poi passata”. Nel giorno del Fertility Day Beatrice Lorenzin interviene sulla valanga di polemiche che hanno travolto il ministero della Salute. Il primo lancio della campagna, che oggi ammette essere stato quanto meno inadeguato, è stato bersagliato dalle critiche. Il secondo pure, con le accuse di razzismo finite con il licenziamento della direttrice della comunicazione del ministero. Si tratta di Daniela Rodorigo: contattata dal Fatto.it alla revoca del mandato, aveva dichiarato di non saperne nulla. Su Twitter, intanto, circola la tabella del suo compenso: 236.561 euro lordi all’anno. “Come Mattarella”, scrive Edoardo Buffoni di Radio Capital.


“Chi è responsabile delle foto va a casa, cosa che è successa – ha detto-. I volantini del ministero spesso sono anche semplici per motivi economici. Se c’è questo clamore è evidente che sono stati fatti degli errori“. Poi cerca di smorzare la polemica. “Io faccio anche politica: ci sono le strumentalizzazioni e quelle fanno parte di un altro versante. Io mi occupo di cose vere: dare cure, terapie, fare prevenzione, fare approvare i nuovi Lea che riguardano tutti gli italiani, occuparmi del fondo sanitario”. E a margine dell’evento spiega cosa è successo. “Credo ci sia stato un errore tecnico: ci hanno portato un documento cartaceo, che poi a livello digitale era diverso. Io mi prendo carico di tutto, purché lo abbia deciso io. In questo caso non è stato così. Al di là di tutto nessuno aveva intenzioni razziste, e non si può accusare il ministero di razzismo quando lavoriamo tutti i giorni a favore della salute per tutti”.

Ma le critiche proseguono, in rete e in nove piazze italiane, dove è stato organizzato il Fertility Fake. Obiettivo del contro-evento, guidato dall’hashtag #siamoinattesa, è “che a tutte e tutti sia garantita la possibilità di scelta su se e quando diventare genitori” e che le donne-mamme non siano discriminate sul posto di lavoro. Clessidre, cuscini per dire di essere in attesa ma “di diritti, welfare, diritto allo studio, ambiente sano e adozioni per le coppie omosessuali”. A Roma i manifestanti, 70 circa, si sono fermati all’ingresso di via Alibert, dove si svolge una delle tavole rotonde del Fertility Day e chiedono le dimissioni della Lorenzin. Stessa richiesta che corre anche su Twitter dove fra i trending topic compare .

Il ministro: “La rimozione del direttore della comunicazione non è il capro espiatorio”Lorenzin ha chiarito la dinamica della vicenda relativa alla pubblicazione della foto dell’opuscolo ministeriale finita al centro delle polemiche, con immagini di ragazzi di colore associata a comportamenti negativi e accusata quindi di razzismo. “Questa foto – ha detto – non è la foto che abbiamo visto noi. Penso ci sia stato un errore tecnico e di incapacità. Ci hanno cioè mostrato un documento cartaceo che risultava diverso dalle immagini in alta definizione”.

Quanto alla rimozione del direttore per la comunicazione del ministero, responsabile delle immagini per la campagna, Lorenzin ha detto che non si è trattato di un “capro espiatorio”. Ad ogni modo, ha aggiunto, “se potessi fare un concorso al ministero della Salute per avere un grande direttore della comunicazione, lo avrei fatto già tre anni fa, ma non lo posso fare. Questa – ha rilevato – è stata una grande lezione per gli uffici del ministero e spero tutti ne prendano atto”.

Ha ribadito che “nessuno aveva intenzioni razziste, perché noi del ministero della Salute ci occupiamo ogni giorno di garantire la salute a tutti gli italiani, indipendentemente dal colore della pelle, facciamo prevenzione per tutti. Per questo, per noi quella di razzismo è un’accusa fortissima”. Detto ciò, ha concluso, “una cosa sono gli errori legati ad aspetti procedurali e burocratici, un’altra cosa sono i contenuti di salute fondamentali e al centro di questa campagna”.

Lorenzin: “Le polemiche non sono importanti, lo sono i fatti” – “Un ministero della Salute programma, non affronta solo le emergenze – ha detto la Lorenzin aprendo i lavori del Fertility Day a Roma -. Se non avessimo fatto campagne contro il cancro molto non sarebbe stato fatto, e molto c’è ancora da fare. Poi ognuno sceglie come vivere e nessuno vuole entrare nel merito di questo. I problemi veri non piacciono, ma vanno affrontati lo stesso. Ma le polemiche non sono importanti, lo sono i fatti: ci sono milioni di giovani che non sono informati e fra 15-20 anni affronteranno la loro vita di adulti. E’ nostro dovere pensare alla loro salute”. Quindi  si augura che questa sia “una grande giornata che possa dare almeno un primo spunto di informazione sulla propria salute e che se ne esca con molte nozioni in più”.

Il ministro ha inoltre ricordato che “ci sono 700mila persone che stanno provando ad avere figli e che non ci riescono per vari motivi, spesso per patologie che potevano essere curate. E molti non sanno che c’erano delle terapie, oggi gratuite”. Spiega che il ministero dà “un sostegno a chiunque voglia avere una gravidanza anche con la fecondazione assistita, omologa ed eterologa”, che “è nei nuovi Lea” e sottolinea l’importanza della prevenzione, “anche considerando l’allungamento della vita media. Purtroppo finora ce ne siamo occupati poco”.

Il ministro ha inoltre ricordato che “abbiamo un aumento vertiginoso di malattie sessualmente trasmesse fra i giovani, che si devono tutelare e proteggere, e di questo abbiamo fatto una delle issues della campagna“. In particolare sottolinea come sia importante “sensibilizzare i maschi: le donne sono più attente alla loro salute. Ci siamo battuti per inserire nei Lea alcune malattie come l’endometriosi, ma ci stiamo anche focalizzando sulla salute maschile e c’è una grande azione di informazione sul varicocele, un disturbo che colpisce i giovanissimi, che non vanno dall’andrologo“. E conclude ricordando che “il nostro Piano nazionale fertilità è pienamente in linea con gli obiettivi posti dall’Organizzazione mondiale della sanità. L’Italia è in prima linea, era tanto che in questo Paese non si parlava di questi temi”.

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