di Pia Starace

In questi giorni il governo italiano sta dando seguito alla promessa erogazione del bonus di 500 euro a tutti i diciottenni del 2016 (per cui sono stati stanziati 290 milioni), da spendere in attività culturali (libri, cinema, fiere, concerti, musei, mostre, spettacoli teatrali) presenti sulla piattaforma digitale gestibile dalla app dedicata (18app.it), previa acquisizione delle credenziali Spid.

Inizialmente concepito in funzione di strumento “illuminato” per combattere il terrorismo – come da annuncio solenne del Premier Renzi a fine novembre 2015 nella sala dei Musei Capitolini, all’indomani degli attentati di Parigi – ora questa misura culturale cosa si propone di essere? Posto che sfugge il nesso eziologico fra lotta al terrorismo e sostegno economico ai diciottenni, cosa della quale evidentemente alla chetichella lo stesso Premier si è reso conto soffocando nel silenzio ogni notizia successiva al proclama di fine 2015 che riprendesse l’argomento, c’è da domandarsi cosa vi sia di strutturale e di concretamente proficuo in questa erogazione, peraltro indiscriminata, a tutti coloro che compiono 18 anni nel 2016, inclusi i fortunati rampolli di famiglie benestanti!

Non solo in questa iniziativa non si ravvisa nulla di strutturale che dia ai cittadini un segnale politico forte nella direzione della incentivazione delle leve culturali, da mettere a sistema con altri interventi incisivi; ma men che meno si scorge un che di premiale per i ragazzi che versano in condizioni più disagiate, o per chi dimostra particolari meriti; e non vi è neppure nulla che abbia a che fare col welfare per i giovani (come invece accade con misure meglio congegnate, applicate in altri paesi europei). E questo “esborso culturale” avviene nel bel mezzo di una congiuntura critica dove si toccano dolorosamente con mano carenza e stentatezza del servizio di istruzione scolastica, dalle elementari alle superiori, oltre agli affanni dell’Università e della Ricerca.

Dunque, per come appare congegnato, il voucher da 500 euro è una risposta inadeguata rispetto al seppur teoricamente giusto obiettivo di formare e preparare le coscienze dei giovani alla comprensione profonda delle problematiche legate ai fenomeni di cui sono pienamente partecipi, come purtroppo anche il terrorismo. Se mai, questo bonus ai neodiciottenni potrà raggiungere soltanto due scopi, peraltro di respiro cortissimo: attirare i consensi per il Pd alle urne da parte dei neovotanti ed, eventualmente, stimolarne (limitatamente) consumi, spese, acquisti. Ed è evidente che ciò non può tradursi in benefici concreti e lungimiranti, né in termini di crescita culturale, né in termini di miglioramento sociale.

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