“Il ricco vuole tutto e subito. Io so bene come ragiona chi ha molti soldi: non vuole prati né musei ma lusso, servizi impeccabili e tanta movida. Masserie e casette, villaggi turistici, hotel a due e tre stelle, tutta roba che va bene per chi vuole spendere poco ma non porterà qui chi ha molto denaro”. Flavio Briatore l’ha buttata giù così, durante la tavola rotonda “Prospettive a mezzogiorno”, organizzata a pochi chilometri da dove, dalla prossima estate, aprirà il suo Twiga, sulla costa a nord di Otranto.

Apriti cielo. Le frasi non sono andate giù ai pugliesi, che degli alberi che crescono negli loro prati – leggasi ulivi – e dei loro musei a cielo aperto – vedi le voci masserie, dolmen, trulli e così via – ne fanno vanto a ogni piè sospinto. Nonostante il discorso di Briatore, in altri passaggi, fosse pure condivisibile. Soprattutto quando dice che per arrivare al suo locale, ma vale per tanti (tantissimi) altri del Salento e della Puglia intera, “servono anche strade, aeroporti, infrastrutture”. Che in effetti mancano, eccome se mancano, nel Tacco d’Italia.

Peccato che la parte ‘bello, bravo, bis’ del suo ragionamento finisca lì. Il turismo, come lo intende lui, con la Puglia non c’azzecca proprio nulla. È una questione culturale e di velocità, non di ricchezza o meno. Lo ricorda paradossalmente proprio Briatore quando cita Borgo Egnazia come uno degli esempi da seguire. In quel luogo incantato tra Brindisi e Bari, ha recentemente soggiornato Madonna (che su Instagram ha postato diversi video nei quali ballava la pizzica, mica la musica del Billionaire) e due anni fa si sono celebrati diversi matrimoni da mille&unanotte, tra cui quello della terzogenita del magnate indiano Pramod Agarwal.

Perché sì, Borgo Egnazia, recentemente inserito tra i migliori resort al mondo, è una location di lusso ma reinterpreta in pieno, come ha raccontato Style del Corriere della Sera, la civiltà contadina e fonde, parole del proprietario Aldo Melpignano, “tradizione e modernità”. Il “tutto e subito” di Briatore, il chissenefrega delle masserie (Borgo Egnazia lo è, tanto per capirci) cozzano con tutto ciò che la Puglia rappresenta e con tutto quello che i turisti della Puglia apprezzano. A tal punto che vien da pensare: Briatore, della Puglia ci ha capito poco quanto niente. Alla sua velocità, al suo fast tourism, da Foggia a Santa Maria di Leuca, non sono abituati.

La Puglia ha un suo tempo e lo ama. Si chiama lentezza. Quella delle transumanze e della crescita tortuosa degli ulivi, della lavorazione della pietra bianca delle masserie, delle mani di chi con maestria intreccia grossi cesti di vimini, del mare che scava le scogliere onda dopo onda e dell’acqua che ha scolpito nei millenni le Grotte di Castellana. E ancora la lentezza con cui crescono i mitili sui pali di legno affondati nell’acqua, con cui si affinano i vini rossi nelle botti e i formaggi podolici nelle grotte. Chi viene in Puglia – compresi tanti ricchi, in decine di masserie ristrutturate e diventate angoli di gran lusso – si innamora di tutto questo, ritrovandosi catapultato in un altro tempo, lontano dalla routine quotidiana.

Quando in altri campi, invece, la Puglia si è lasciata andare al ‘tutto e subito’ di Briatore – vedi industrializzazione negli anni Sessanta a Brindisi e Taranto – ha scoperto a cinquanta anni di distanza d’essere finita in un vicolo cieco. In parte, recentemente, lo ha fatto anche con il turismo: Gallipoli ha scelto la via del divertimento sfrenato e vista la qualità dei soggiorni e la vivibilità dei luoghi attorno alla Perla dello Ionio negli ultimi tre anni, non è detto che proprio quella strada non si trasformi in un boomerang. Sembra assai più vincente, invece, proprio la via dei “prati (quali, poi? In Puglia c’è la terra rossa) e delle masserie”, gestiste con sapienza da chi è cresciuto in una terra di confine e sa cosa voglia dire accoglienza. Ed è in grado di raccontare una storia, quella della propria terra, valorizzandola. Ne restano affascinati i turisti dell’hotel a due stelle come i vip di Borgo Egnazia e delle decine di strutture di alto livello della Valle d’Itria. Basta sintonizzarsi con il posto in cui si è in vacanza o nel quale si è deciso di investire. Forse è proprio questo che manca a Briatore e al modello di turista (un po’ cafone, ci sarà concesso) vengo-prendo-spendo-parto, altresì detto arricchito. Si fermi un attimo e ascolti il ritmo della Puglia.

Forse i ricchi, ben diversi dagli arricchiti, hanno bisogno proprio di lentezza.

Articolo Precedente

Flavio Briatore contro la Puglia, se ai ricchi non piace vadano altrove

next
Articolo Successivo

Vegani, un libro per spiegare il perché di questo stile di vita

next