Per fabbricare gli ordigni aveva acquistato alcuni componenti su eBay e rideva mentre filmava le sue ciniche prove per mettere a segno gli attentati. Ahmad Khan Rahami non si preoccupava di lasciare tracce con cui poi la polizia avrebbe potuto incastrarlo: aspirava al martirio, non certo alla cattura. Ma non è riuscito a realizzare il suo piano e adesso il 28enne americano di origini afghane è formalmente incriminato per le bombe di New York e in New Jersey, con l’accusa di aver usato armi di distruzioni di massa. Intanto spuntano particolari interessanti da stralci del suo diario scritto a mano, dove esprimeva tutta la sua ammirazione per Osama Bin Laden. Ma emergono anche le prime perplessità sull’efficacia dei controlli dell’Fbi. Su Rahami, infatti, pesavano la denuncia che il padre del ragazzo aveva presentato per il suo estremismo, le segnalazioni dei colleghi di lavoro e i viaggi in Pakistan. Ma nonostante questo è riuscito a piazzare ordigni nel cuore dell’America ferendo una trentina di persone.

Dal diario si capisce che Rahami preferiva morire come martire piuttosto di essere catturato e sperava che il boato delle esplosioni si sentisse forte per un miglio. “Il rumore delle bombe sarà sentito nelle strade. Colpi per la vostra polizia. Morte per la vostra oppressione”, si legge in un passaggio, dove ci sono riferimenti sia ai tubi bomba sia alle pentole a pressione bomba.

“Tu (Usa, ndr) continui il massacro contro i mujaheddin, o guerrieri santi”, scrive in un’altra pagina, prima di esprimere apprezzamento anche per Osama bin Laden, oltre che per l’imam americano-yemenita Anwar al-Awlaki, ucciso da un drone Usa in Yemen nel 2011, e Nidal Hasan, il medico militare americano autore della strage di Fort Hood, la base militare del Texas in cui nel 2009 furono uccise 13 persone. Nel suo diario Rahami non dimentica neppure i fratelli ceceni autori dell’attentato alla maratona di Boston, con le stesse pentole a pressione che lui ha piazzato a Ny.

Per fabbricare le sue bombe aveva ordinato su eBay acido citrico, cuscinetti a sfere e accenditori elettronici, facendoli recapitare al fast food di famiglia. “Stiamo collaborando proattivamente con le forze dell’ordine impegnate nelle indagini. Gli oggetti acquistati dal sospettato possono essere legalmente comprati e venduti negli Stati Uniti e sono ampiamente disponibili nei negozi online e offline”, dichiara in una nota eBay.

Inn un video registrato due giorni prima che entrasse in azione, recuperato dal cellulare di un membro della sua famiglia, si vede Rahami mentre dà fuoco a “materiale infiammabile in un contenitore cilindrico”. Il video mostra l’accensione di una miccia, un rumore forte e fiamme, seguite da una nuvola di fumi e da risate. Forse quando il padre lo denunciò come terrorista, prima di ritrattare, aveva già qualche timore o presagio.

Nel frattempo si è venuto a sapere anche che Rahami aveva lavorato come guardia non armata per alcune compagnia di sicurezza privata, inclusa la Summit security, che forniva servizi alla Ap: per due mesi nel 2011 fece la guardia notturna negli uffici amministrativi dell’agenzia a Cranbury, New Jersey. Il capo della sicurezza della Ap, Danny Spriggs, ha riferito che Rahami ingaggiava spesso con i colleghi lunghe discussioni politiche, esprimendo simpatia per i talebani e disprezzo per l’azione militare in Afghanistan. Circostanze che, secondo un portavoce dell’agenzia, Paul Colford, furono riportate alle forze dell’ordine. Ma anche queste sembrano non aver consentito all’intelligence di alzare la guardia, come la denuncia del padre, i viaggi sospetti in Pakistan e la “metamorfosi” di Rahami al suo ritorno.

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