Diciamo la verità, il discorso sull’Unione di Jean-Claude Juncker non è stato un granché. Inutile girarci attorno. Ben strutturato, molti propositi, qualche frase ad effetto, ma come spesso accade in sede europea, si tratta di parole senza anima.

Continua la strategia dei leader di Bruxelles di anteporre la concretezza ai vani sproloqui dei nazionalisti e populisti del continente. Da un punto di vista teorico il discorso non fa una piega: mettere sul piatto della bilancia i milioni di fondi europei a ricerca e innovazione, i progetti di mobilità ed educazione universitaria e un aiuto agli investimenti strutturali pesa di più che i soliti triti e ritriti slogan demagogici degli euroscettici che di concreto hanno gran poco da spendere.

Il problema, come al solito, è l’anima. Juncker è un sicuro europeista. Al di là di un passato discutibile alla guida di un Paese, il Lussemburgo, con nome fiscali interne discutibili, come presidente della Commissione europea sta facendo il massimo per far prevalere un’ottica comunitaria alla legge del più forte che, ad oggi, continua a vigere in un’Europa schiacciata da un assetto istituzionale schiava dei governi nazionali – di quelli più forti ovviamente. Tuttavia Juncker, come la maggior parte dei leader europei a Bruxelles, pecca di una qualità indispensabile per un leader politico nella sua posizione: il carisma.

Nonostante le ottime proposizioni per il futuro dell’Ue – difesa comune, investimenti, più sostegno a Horizon, etc – quello di cui gli europei hanno bisogno oggi più che mai è una visione positiva, empatica e, oserei dire, passionale dell’Europa del futuro. Se si risponde con cifre e promesse agli euroscettici che parlano impropriamente di “libertà”, “democrazia” e “indipendenza”, si è destinati a perdere, perché contro il cuore e la pancia la testa non basta.

Difficilmente ci si poteva aspettare di più da Juncker. Sprazzi di leadership europeista si intravedono a volta tra alcuni suoi collaboratori, come il suo braccio destro Franz Timmermans, ma ad oggi rimangono sporadiche epifanie.

@AlessioPisano
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