Il Festival di Venezia “kingmaker” degli Oscar. Variety, la bibbia del cinema non usa mezze misure. La 73esima edizione della Mostra del Cinema, diretta da Alberto Barbera, e appena conclusasi con il Leone d’Oro assegnato a The Women who left del filippino Lav Diaz, risulta la kermesse festivaliera che influenza le nomine alla corsa per gli Oscar più di qualunque altro festival del pianeta. Toronto, Telluride, perfino Cannes e Berlino, secondo Guy Lodge dalle colonne di Variety, devono mettersi rigorosamente in fila. “Quando si monitora la stagione degli Oscar non si parla mai abbastanza di quanto conti Venezia”, c’è scritto nel lungo pezzo appena pubblicato dal sito statunitense. In parte, spiega il critico cinematografico, perché Venezia è un po’ lontana da raggiungere per chi vive negli Usa, perché si scontra nello stesso periodo proprio con Toronto e Telluride, e perché ha un programma con scelte d’essai piuttosto impegnative “di cui l’Academy non ha mai sentito parlare e tanto meno voluto vedere”. La citazione del superbo film vincitore di Lav Diaz definito “sfida gratificante, ma non di certo peso massimo da Oscar” è solo una parentesi ironica, e discutibilissima, prima di arrivare al nocciolo della questione: chi passa da Venezia va dritto agli Oscar, e li vince.

“Eppure, nel suo asettica e imperturbabile ‘mood’, Venezia è cresciuta sul terreno di chi scopre per prima i futuri pesi massimi che si contenderanno i riconoscimenti della stagione a venire”, scrive ancora Variety. Si sa che gli ultimi due vincitori degli Oscar come miglior film, Spotlightb e Birdman, hanno avuto la loro anteprima mondiale al Lido, come del resto la ebbe The Hurt Locker nel 2008 (il direttore del festival era però Marco Muller ndr). Poi ancora Venezia ha ospitato la prima di un film che ha vinto 7 Oscar come Gravity; e ancora: Filomena, Black Swan, Espiazione, Michael Clayton, The Queen, il vincitore del Leone d’Oro Brokeback Mountain (vincitore anche a Los Angeles di 3 Oscar pesanti), tutti candidati come miglior film, “tutti colpacci di Venezia”, scrive la bibbia d’oltreoceano. “Quindi, anche se qualche giornalista di Hollywood non ha potuto fare il viaggio, prende nota con cura su quello che è accaduto oltre Atlantico”.

Due i titoli che Variety segnala come già papabili per la notte degli Oscar che si terrà tra quasi sei mesi: “ovviamente” La La Land di Damien Chazelle (“incantevole”), con una Coppa Volpi a Emma Stone come miglior attrice che va stretta come un abito da sera ai ballerini del musical medesimo; e Jackie del cileno Pablo Larrain. Guy Lodge segnala infatti che il film di Larrain, arrivato a Venezia senza distributore Usa, e tornato a casa con il contentino di un Leone per la miglior sceneggiatura, è stato acquistato dalla Fox Searchlight che lo distribuirà nel cuore della corsa agli Oscar, il 9 dicembre 2016. Inoltre pur sottolineando che Jackie rimane un film dal Larrain touch (No – i giorni dell’arcobaleno finì nella cinquina per l’Oscar come miglior film straniero), viene evidenziato l’apporto autorevolissimo di Natalie Portman nei panni di Jacqueline Kennedy: pronta per una seconda statuetta, quando la prima, guarda caso se l’era aggiudicata nel 2010 proprio con un’altra prima mondiale al Festival di Venezia, quella de Il cigno nero di Darren Aronofsky. Insomma, Barbera o Muller al timone, oramai, gli “americani” sanno che una spruzzatina di umidità del torrido Lido fa bene al proprio film prima dell’innaffiatura da Oscar.

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