A 15 anni dagli attacchi alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono Al Qaida torna a farsi sentire. “La priorità deve essere il jihad contro l’America” dice Ayman al Zawahiri in un messaggio video in cui torna a minacciare l’Occidente. Una vigilia travagliata per l’amministrazione Obama che, oltre che con l’allerta sicurezza, deve fare i conti col via libera del Congresso alla legge bipartisan che permette alle famiglie delle vittime del’11/9 di fare causa all’Arabia Saudita. Il timore della Casa Bianca è che ora possa essere ribaltato il veto presidenziale, già pronto sul tavolo dello Studio Ovale. E all’orizzonte si profila un braccio di ferro che potrebbe infuocare le ultime settimane della campagna elettorale americana.

“Bisogna esportare la guerra santa e colpire gli Stati Uniti e i loro alleati”, tuona intanto al Zawahiri, che per un giorno ruba la scena a quello Stato islamico che da tempo ha sostituito al Qaida in cima alle preoccupazioni dei Paesi Occidentali. “Fino a quando i vostri crimini continueranno – minaccia il successore di Osama bin Laden – gli eventi come l’11 settembre dovrebbero ripetersi migliaia di volte, così è la volontà di Allah“.  E mentre una nazione intera si prepara al doloroso ricordo degli attacchi al World Trade Center e al quartier generale del Dipartimento della Difesa senza dimenticare l’aereo precipitato in Pennsylvania probabilmente destinato a colpire il Congresso, al Zawahiri lancia anche un inedito invito alla comunità afroamericana, cavalcando le crescenti tensioni razziali negli Stati Uniti e ricorrendo persino a un audio con la voce di Malcom X: “Aderite all’Islam, diventate musulmani, ribellatevi alle leggi dei bianchi e combattete”.

Parole che certo non possono non preoccupare le autorità Usa con le misure di sicurezza attorno alle celebrazioni dell’anniversario dell’11 settembre elevate ai massimi livelli. Soprattutto nell’area del memorial di Ground Zero, dove tra le tante personalità l’11 ci sarà anche la candidata democratica alla Casa Bianca Hillary Clinton, che all’epoca degli attentati era senatrice eletta proprio nello stato di New York.
Il problema per Obama in queste ore è però il caso della legge sulle possibili cause all’Arabia Saudita, sospettata di essere dietro agli attacchi di 15 anni fa. E’ quello che rischia di diventare un vero e proprio “incubo diplomatico” per il presidente nelle ultime settimane del suo mandato. Obama infatti è sempre stato contrario alla legge, sia per il timore di compromettere le già difficili relazioni col principale alleato del Golfo sia per il timore di creare un precedente che faccia sentire altri Paesi in diritto di muovere causa agli Stati Uniti.

Però questa volta la possibilità che il veto del presidente Obama venga respinto in Congresso (sarebbe la prima volta) è reale visto l’ampio consenso bipartisan di cui gode la legge, considerata da molti come “un imperativo morale” in nome delle famiglie delle vittime dell’11 settembre. La strategia della Casa Bianca – spiegano alcuni commentatori – potrebbe quindi essere quella di calendarizzare il voto sul veto a ridosso delle elezioni presidenziali, quando inevitabilmente Capitol Hill si svuoterà. Hillary Clinton e Donald Trump per ora tacciono: ma sanno che la questione 11/9 sta affare anche per loro.

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