jh(original]“Credo che la creatività e l’innovazione siano forze fondamentali che stanno trasformando il mondo: in ogni angolo del globo, l’economia creativa sta crescendo più velocemente del manifatturato e dei servizi tradizionali, per cui i Paesi che si concentreranno su creatività ed innovazione saranno quelli in grado di espandere le proprie economie e di diventare sempre più solidi”.

A due mesi dal referendum sulla Brexit, Creativi di Fatto ha incontrato John Howkins, l’autore britannico che nel 2001 concepì e rese popolare il concetto di economia creativa attraverso il libro “The creative economy – How people make money from ideas”: tradotto in 11 lingue e diventato poi best-seller internazionale, il resoconto di Howkins si dedica all’analisi dell’inedito rapporto tra creatività individuale ed economia di mercato, evidenziando come l’industria interessata alla produzione di servizi o beni attraverso l’impiego delle capacità creative della propria forza lavoro (come per i settori delle Arti performative e visive, della moda, di musica, cinema, televisione e, più in generale, per tutti quei settori che richiedono come requisito produttivo necessario l’innovazione), avrebbe potuto assicurare ai nuovi sistemi economici del terzo millennio maggiori garanzie di sviluppo e di diffusione di benessere rispetto alle tradizionali economie “ripetitive” del manifatturato e dell’assemblaggio.

Dalla pubblicazione del libro di Howkins, il dibattito si è esteso a livello internazionale e nel 2008 l’Onu ha proposto agli allora 192 Stati membri un’attenta discussione riguardo alla commistione tra “creatività, cultura, economia e tecnologia, intesa come abilità di creare e far circolare capitale intellettuale in grado di generare guadagno, nuovi posti di lavoro, e di promuovere al contempo inclusione sociale, diversità culturale e sviluppo umano”, attraverso il “Creative economy report” (definito, per la sua inedicità, come “il primo a presentare le prospettive delle Nazioni unite su questo nuovo, eccitante argomento”).

Ancora oggi i nodi del dibattito sono tutt’altro che risolti e i tavoli di confronto procedono spesso a velocità differenti: in Italia, ad esempio, il primo rapporto sull’economia creativa, intitolato “Italia creativa _ Primo studio sull’Industria della Cultura e della creatività in Italia”, è stato presentato nel gennaio del 2016 e – prosegue Howkins nell’intervista realizzata da Creativi di Fatto – “Ci sono molti Paesi di grande “peso” demografico – come la Russia, il Brasile, l’India e l’Indonesia – che fondamentalmente non sono ancora entrati nel confronto internazionale creativo in qualità di attori principali. Credo che ciò a cui assisteremo sarà allo sviluppo di differenti elementi di creatività a velocità diverse”. Ecco un estratto video dell’intervista.

 

Articolo Precedente

La bella figura del M5s a Roma

next
Articolo Successivo

Masturbarsi in pubblico

next