Russia e Arabia Saudita stringono un accordo “storico” sul greggio che riprende quota. A margine del G20 in Cina, i più grandi produttori di petrolio del mondo hanno promesso di agire congiuntamente per stabilizzare il prezzo del petrolio. L’obiettivo è garantire così un adeguato livello di introiti ai gruppi petroliferi, rendendo sostenibili investimenti per lo sviluppo di nuovi progetti. La notizia dell’intesa fra Mosca e Riad ha fatto rapidamente il giro del mondo facendo ben sperare per le prospettive del prezzo del greggio che in giornata ha sfiorato i 50 dollari al barile (+5%).

Ma, dopo una iniziale fase di entusiasmo, i titoli delle società petrolifere di mezzo mondo si sono rimangiate parte dei guadagni. Per quale ragione? Diversi analisti non sono convinti che l’alleanza funzionerà. “Non c’è chance per una cooperazione fra Russia e Arabia Saudita”, ha dichiarato alla Cnbc il responsabile della ricerca sulle materie prime della banca tedesca Commerzbank, Eugen Weinberg, precisando che non bastano le parole, ma il mercato ha ormai bisogno di fatti. In conferenza stampa, “non sono state annunciate misure significative”, ha aggiunto Ole Hansen, responsabile ricerche sulle materie prime della SaxoBank.

Eppure le dichiarazioni d’intenti dei due Paesi sono delle migliori. Il ministro dell’energia russo, Alexander Novak, ha prospettato l’inserimento di un tetto alla produzione di petrolio senza tuttavia entrare nel merito di come questa misura sarà gestita. Della questione, Novak e il suo omologo saudita, Khaled Al Faleh, discuteranno nuovamente in Algeria all’International energy forum di fine settembre e successivamente al meeting Opec di Vienna in programma a novembre. Segno, insomma, che la strada da percorrere è ancora lunga.

Del resto Riad e Mosca avevano già ipotizzato un’intesa sulle quantità di greggio da immettere sul mercato all’inizio del 2016. I ministri dei due Paesi si erano incontrati a Doha per decidere il da farsi in un meeting al quale avevano preso parte anche i rappresentanti del Qatar e del Venezuela. Già in quella occasione, i quattro Paesi avevano manifestato la volontà di intervenire congiuntamente per stabilizzare il prezzo del greggio che dal 2014 aveva perso più del 70 per cento. Anche in quella circostanza il mercato aveva reagito positivamente sostenendo le azioni dei gruppi petroliferi in Borsa. Ma sei mesi dopo, la Russia disertò la riunione Opec facendo slittare i tempi di un’intesa con gli altri grandi Paesi produttori. Ora con l’accordo annunciato in Cina, Mosca e Riad ci riprovano. Ma il mercato è sempre più scettico.

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