Angela Merkel si rovescia da sola. Lei e l’Spd illudono i cittadini, che si tratti di finanza o di crisi dei migranti, sono sul punto di liquidare questo Paese e per questo le persone votano Afd”. E’ la fotografia scattata da Frauke Petry, leader di Alternativa per la Germania, il partito populista di destra anti-immigrati che ha registrato un boom alle elezioni in Meclemburgo, land dell’ex Germania orientale, dove si presentava per la prima volta.

La Cdu della cancelliera si è fermata al 19,0% dei voti, superato dall’Afd al 20,8%. A vincere è stato il partito socialdemocratico col 30,6%. I cristiano-democratici hanno dunque perso 4,0 punti rispetto alle precedenti elezioni del 2011, quando già avevano avuto il peggior risultato di sempre in Meclemburgo, e la Spd 5,0. Gi altri “risultati finali provvisori” annunciati dall’agenzia tedesca attribuiscono il 13,2% (-5,2 punti) al partito di sinistra Linke e 4,8% (-3,9) ai Verdi che quindi escono dal Landtag di Schwerin assieme ai neonazisti della Npd (3,0%, -3,0 punti). Già fuori erano i liberali della Fdp che hanno ottenuto il 3,0% (in aumento di 0,2 punti rispetto alle precedenti elezioni). L’affluenza, in aumento di 10,1 punti, è stata del 61,6%.

Il tonfo della Merkel, e per giunta nel suo collegio elettorale per eccellenza, arriva a un anno esatto dalla decisione che, secondo i suoi detrattori, ha segnato l’inizio della fine. Quale? Aprire le frontiere a quei profughi che la scorsa estate stavano ingrossando a dismisura la cosiddetta rotta balcanica ponendo così fine a una crisi umanitaria provocata dalla chiusura delle frontiere ungheresi.

“Tutta colpa della catastrofica politica sull’immigrazione di Angela Merkel. Tutti i partiti sono stati bocciati perché per troppo tempo non hanno ascoltato gli elettori”, arringava già nella serata di domenica la Petry, battagliera quarantenne leader del partito di destra radicale, che dal canto suo assicura “un’opposizione non fondamentalista”.  Parlando al termine del G20 in Cina, la cancelliera ha difeso però la sua politica delle “porte aperte” verso i migranti, alla base della sconfitta, ribadendo che “le decisioni prese negli ultimi mesi sono giuste”. Ma, “naturalmente” la sconfitta di ieri “ha a che fare con la politica dei rifugiati, dunque sono io la responsabile”.  “Comunque – ha aggiunto, parlando ai giornalisti – credo che le decisioni che abbiamo preso siano giuste e dobbiamo continuare a lavorare” su questa strada. La cancelliera ha detto inoltre di “aver preso nota del fatto che molte persone al momento non hanno fiducia sufficiente nella nostra capacità di risolvere questi problemi, anche se abbiamo fatto un gran lavoro per quanto riguarda il numero di rifugiati che arrivano e la prospettiva di preparare l’integrazione e sostenere le municipalità”.

Anche in campo cristiano democratico i commenti sono simili. Il presidente della Cdu Peter Tauber, attribuisce la sconfitta “alla diffusa rabbia e protesta nella popolazione” collegata “chiaramente con la discussione sui profughi”. Anche il leader della Spd e vice cancelliere Sigmar Gabriel ha spiegato il risultato alla stessa maniera e ha esortato indirettamente i partner di governo Cdu della grande coalizione a “realizzare le condizioni per l’integrazione” dei migranti per evitare che i tedeschi “si sentano marginalizzati”.

Parole pesanti che dimostrano come negli ultimi mesi la politica del governo di fronte alla crisi dei migranti abbia creato malumori all’interno del suo partito, tra gli alleati di governo della Spd e creato tensioni con la formazione gemella bavarese della Csu. L’alleato chiede a Merkel “una seria analisi del voto”, ha detto l’ex presidente della Baviera, Edmund Stoiber, perché “non è certo un rafforzamento quando nella propria regione viene scalfito il carattere di massa del partito”. In una dichiarazione alla Bild, il ministro delle Finanze bavarese Markus Soeder, uno dei più critici in passato con la politica di accoglienza sui profughi, spinge per “un cambio di rotta” a Berlino: “L’umore dei cittadini non si può più ignorare”, ha detto. Già in Sassonia-Anhalt, l’ascesa dell’Afd aveva portato alla perdita della maggioranza parlamentare per Cdu e Spd, che si erano visti costretti ad allearsi ai Verdi.

Secondo una prima analisi sui flussi elettorali presentata dalla Zdf, la formazione populista ha pescato molto nel mondo dell’astensionismo: “Il 34 per cento degli elettori che oggi in Meclemburgo hanno scelto la formazione xenofoba cinque anni fa non si erano recati alle urne”. La Petry ha inoltre attirato voti da quasi tutti i partiti tradizionali: il 17 per cento aveva votato alle precedenti elezioni Spd, il 15 Cdu, il 12 la sinistra della Linke e il 16 per cento l’estrema destra neo-nazista dell’Npd. Solo gli elettori di verdi e liberali sembrano immuni dalla seduzione di Afd: da questi due partiti è arrivato ai populisti solo il 3 per cento.

Il test elettorale, il primo di cinque che si svolgeranno in vista delle elezioni politiche, numericamente è poco rilevante: il Meclemburgo è il terzo meno popolato dei 16 Länder tedeschi e gli elettori erano solo 1,33 milioni. Ma come ha notato il sito del quotidiano popolare Bild, se nelle elezioni per il parlamento della città-regione Berlino fra due settimane la Cdu farà di nuovo “fiasco”, sicuramente “cresceranno le inquietudini interne” al partito. Il sito dell’autorevole quotidiano Sueddeutsche Zeitung vede in queste elezioni un “massacro con la sega elettrica” che ha tagliato i consensi di tutti i partiti, tranne che l’Afd.

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