Hanno perso la casa, gli affetti personali, non hanno più un vestito, dormono in tendopoli o da parenti ma ieri una ventina di docenti della zona delle Marche colpita dal sisma ha dovuto prendere servizio in Veneto, Friuli e Lombardia, nella scuola assegnata dal famoso “algoritmo”. Una parte di loro aveva tentato anche la strada della conciliazione, ma non c’è stato nulla da fare. E nonostante la certezza di poter restare nelle Marche grazie all’assegnazione provvisoria che sarà loro data nei prossimi giorni, si sono dovute presentare al primo collegio docenti al Nord.

Nemmeno la tragedia del terremoto ha fermato la burocrazia. Solo nel pomeriggio di oggi, il ministro Stefania Giannini ha firmato un’ordinanza per evitare ulteriori disagi a queste persone. “Il provvedimento prevede – spiegano i vertici del ministero – che docenti, personale educativo e Ata senza casa perché inagibile, crollata o temporaneamente non accessibile, possano rimanere nel comune di residenza o in uno vicino e fare domanda di utilizzazione all’ufficio scolastico regionale fino all’8 settembre. Nel frattempo non devono prendere servizio altrove”. Troppo tardi secondo le segreterie regionali di Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola, che hanno alzato la voce contro gli uffici di viale Trastevere per ottenere il provvedimento: “E’ inutile che la Giannini abbia fatto passerelle davanti ai media, se poi non si prendono decisioni concrete”.

Nel frattempo queste insegnati sfollate hanno preso il treno e sono andate a firmare la presa di servizio tra mille preoccupazioni: “Fino ad oggi – spiega Anna Bartolini, segretaria regionale della Cisl Scuola delle marche – nessuno ha messo nulla per iscritto e queste persone il 30 agosto sono venute nei nostri uffici: abbiamo pianto con loro, non riuscivamo a dare loro risposte e sono dovute partire. Alcune di loro hanno telefonato agli uffici scolastici regionali e provinciali del Nord, ma si sono sentite dire che per loro erano uguali agli altri perché non avevano avuto alcuna indicazione dal ministero. Siamo felici che ora vi sia un’iniziativa ministeriale, ma questo intervento lo abbiamo chiesto il giorno dopo il terremoto”.

Una vicenda triste per queste maestre che vivono nella zona dell’alto maceratese, a Sarnano, Visso e Tolentino. Donne, giovani, con figli che fanno parte del piano straordinario di mobilità.
Come molti altri non sono riuscite ad avere la cattedra nella loro Regione. Il famoso algoritmo le ha assegnate nel Nord-Est, un paio anche in Umbria. A quel punto qualcuna ha provato la strada della conciliazione senza fortuna. Fortunatamente, secondo i sindacati, dovrebbero riuscire ad ottenere l’assegnazione provvisoria, ma la Legge prevede che la presa di servizio sia fatta nella sede di appartenenza.

“La nostra rabbia – spiega Bartolini – è data dal fatto che chiedevamo di non farle partire. Sono persone che non hanno più un tetto a causa anche delle scosse di assestamento, non possono nemmeno prendere i vestiti nelle loro case perché non le fanno entrare: dal momento che tra quindici giorni dovrebbero ottenere l’assegnazione provvisoria, avevamo chiesto di far prendere loro servizio nelle Marche”.

Ora la preoccupazione è che sia data a loro al più presto l’assegnazione prevista: “Il provvedimento arriva tardi. A questo punto – dice Manuela Carloni della Flc Cgil – serve che con una semplice domanda di utilizzazione possano restare nei loro luoghi di residenza. Venti docenti che possono restare nelle zone terremotate saranno sicuramente utili. Noi a chi è partito al Nord le avviseremo subito che possono tornare”.

Un’ingiustizia secondo la segretaria nazionale della Cisl Scuola Lena Gissi: “Non si sono resi conto di cosa stava succedendo. E’ stata una contraddizione mandarle al Nord solo per una questione burocratica perché queste persone rientreranno nelle loro città in assegnazione provvisoria. Queste insegnanti non dovevano essere allontanate dai loro luoghi di residenza per motivi di causa maggiore”.

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