Sul Fertility day si è detto tanto e, per quel che mi riguarda, ha detto molto Caterina Coppola in un suo articolo su Gaypost.it al quale rimando, se si vuole il punto di vista di una donna su quanto possa essere offensiva, illogica e fuori dal tempo un’iniziativa del genere. Ciò che invece vorrei far notare è la gestione politica di questa pagina tristissima del nostro governo: la responsabilità di quanto accaduto è infatti dell’esecutivo in carica, del cui operato risponde in prima persona il presidente Matteo Renzi. Il quale – dopo l’irrisione mediatica collettiva che ha travolto l’iniziativa – fa candidamente sapere che non ne sapeva nulla.

La Costituzione, poco amata dall’attuale maggioranza a tal punto da confezionare una riforma per stravolgerla, dice chiaramente (art. 95) quale sia il ruolo del premier: egli “dirige la politica generale del governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri”. Per cui, se Lorenzin ha sbagliato – e ha preso una di quelle cantonate paragonabili al famoso tunnel per neutrini di gelminiana memoria, partorito dalla fervida fantasia di una ex ministra che proviene dalla stessa famiglia politica dell’attuale responsabile alla Salute – parte di questo errore va ascritto a una regia che fa capo a Renzi in persona.

Emergono due aspetti inquietanti, di fronte alla dichiarazione del premier che cerca di prendere le distanze dal Fertility day: 1) il Presidente del Consiglio non si informa o non viene informato di quanto accade nel suo governo; 2) Renzi mente e cerca di smarcarsi dall’ennesimo flop in termini di comunicazione politica. Nel primo caso, immaginate cosa accadrebbe se domani la ministra della Difesa decidesse di avviare politiche sugli armamenti rischiose per la sicurezza nazionale, per fare un solo esempio. Nel secondo, basta vedere il comunicato stampa in cui si può leggere, nero su bianco, che “Il Consiglio dei ministri ha approvato la proposta del Ministro della salute Beatrice Lorenzin di istituire per il 22 settembre di ogni anno una giornata nazionale dedicata all’ informazione e formazione sulla fertilità umana”. Certo, questo non significa che Renzi sapesse del reale contenuto delle cartoline prodotte dal ministero della Salute, ma vale quanto detto al punto 1.

A supporto del premier, intanto, arrivano immancabili le militanze del piccolo esercito arcobaleno che popola il Pd e che fa dipendere tali infelici scelte dall’attuale impianto costituzionale. Cristiana Alicata, tra le fedelissime del premier, su Twitter ricorda – a chi le fa notare che il problema è politico ed è tutto del governo – che #bastaunsì per risolvere siffatte questioni, legandole alle larghe intese. Come se fosse la nostra Costituzione e non le singole scelte dei politici a determinare certi abomini.

Sul discorso referendum, vorrei ricordare all’esponente dem – e a qualche altro solerte attivista che utilizza gli stessi argomenti – che se dovesse passare il sì non siamo affatto al riparo da prese di posizione e da campagne che in un futuro potrebbero promuovere azioni in cui si riduce il corpo femminile a un vasetto di yogurt da consumare prima della scadenza. Se un domani dovessero vincere forze ultraconservatrici, non si avrebbero contrappesi istituzionali per impedire che certi abusi possano essere perpetrati per legge: basterà il solo voto alla Camera. Se invece dovesse vincere il Pd, ricordiamo a lesbiche e gay renziani che all’interno del loro partito esistono i cattodem, che su certe posizioni – come la stepchild adoption – hanno idee molto simili al partito di Alfano. E credo sia inverosimile che, alla prossima legislatura, questa componente non avrà una sua rappresentanza dentro i palazzi del potere.

Questo andrebbe detto, oltre al fatto che infierire sulle scelte procreative di chiunque e sul corpo delle donne, già abbastanza umiliate dalla campagna di Beatrice Lorenzin, per portare acqua al mulino del sì al referendum non è molto rispettoso delle categorie in questione (ed espone a sospetti di strumentalizzazione). Ma appunto, come già scritto, stiamo parlando di una delle pagine più brutte della storia di questo governo. Di fronte a tutto ciò, è utile ricordare la Quarta legge di Finagle: “Una volta che si è pasticciato qualcosa, qualsiasi intervento teso a migliorare la situazione non farà altro che peggiorarla”. Ricordatelo a Renzi e a chi lo sostiene.

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